Era l’agosto del 2014, quando, sollecitata dai quesiti che di amletico ne sono solo un pallido eufemismo, scrissi alcune considerazioni che erano lo scenario per introdurre in un brevissimo questionario le domande rivolte agli artisti, amici, vicini per conoscenza, stima, e quel radioso destino che ci accomuna. Sono trascorsi così due anni nell’accelerazione degli accadimenti di cui i mezzi di informazione ne hanno fatto, ne stanno facendo, a volte, uso strumentale. In questa centrifuga mediatica emerge che, nel carosello delle tante news, si avverte la necessità di una unità di visione da condividere, mirata così alla fondamentale importanza sociale di trattare la verità come unità di misura uguale nella sua trasparenza. Rimbalzano da un giornale a Internet i diversi redazionali che illustrano la piccola discesa agli inferi dell’intero pianeta, più volte flagellato e modificato dagli abitanti stessi, distratti e operosi contemporaneamente, ( un nuovo strabismo da fare invidia a Venere ), noncuranti dei cambiamenti del 75% della superficie terrestre. E nel vortice di questa massa di notizie in movimento mi chiedo se sia ancora possibile recitare un eufemistico…”e il naufragar m’è dolce in questo mare”….. Un mare alto come una montagna, mosso da uno tsunami che non risparmia e spazza via tutte le speranze le promesse o le alzate d’ingegno di chi si crede di poter usurpare la verità agli indifesi, alle voci silenziose, a tutti i sogni messi in fila targati americani o europei, senza trascurarne qualche altro d’importazione, ovviamente made in China, sicuramente taroccato.
Dalle piattaforme dei diversi social si alzano nuove cordate di proteste e altrettante raccolte di firme: Facebook Live stesso si scopre, suo malgrado, una nuova funzione politica, uno strumento civico che traghetti le riprese video di una festa o di un avvenimento qualsiasi, come anche le violenze della polizia punitiva nei confronti dei neri d’America. L’intenzione è quella di creare “ un mondo più aperto”, spiega Mark Zuckerberg. Tutto l’universo mediatico si mobilita moltiplicando sinergie, strategie, ma il grande male del mondo twittato, videosorvegliato, non cambia la sua frequenza, la sua ineluttabilità.
Anche la povertà, vista dal satellite, come è scritto nel mensile Internazionale, offre un accesso all’ indagine con costi elevati e a volte inaccessibili, e quindi, alla fine, poco precisi e utilizzabili.
Le dinamiche messe in moto dall’informazione, soprattutto quella definita, “spazzatura”, sono un eccesso di energie come i terremoti che stanno sconvolgendo la fisionomia storica, culturale, geofisica dell’Italia centrale. Imprevedibili. Le innumerevoli prese dirette non risolvono i problemi di una popolazione messa allo stremo delle forze, liquidati da una accettazione passiva e da una finta , insomma…non troppo autentica presa di coscienza. Si baratta l’informazione per una manciata di audiance.
Non siamo più ai tempi delle derive ideologiche, degli abbagli rivoluzionari, come quel sentire minimo il senso dello Stato e una scarsa progettualità politica.
Il tutto, pur sempre animato condiviso o contestato dai giovani sessantottini di quel tempo. I giovani di oggi, probabilmente già geneticamente modificati, a quali sollecitazioni possono rispondere se sono quotidianamente distratti, perché depotenziati dall’uso indiscriminato di smartphone et similia. Patologici senza ritorno. Refrattari anche alla kriptonite. Una volta c’era la piazza, dove l’incontro e lo scontro erano tra persone reali. Oggi, nel villaggio globale non si è in grado di decifrare l’autenticità dell’informazione, perché è assente un vero contatto diretto. I soggetti riceventi, nel frastuono delle notizie vengono assorbiti dal medesimo rumore: l’ipercomunicazione ha generato un blocco nella comunicazione.
Non ho conclusioni da proporre. Quanto ho scritto è frutto di qualche riflessione, è il pretesto , quello di rivolgere qualche domanda agli artisti invitati, così come avevo indicato nella puntata precedente. Animata dal desiderio di avvicinare con curiosità e argomentazioni il mondo degli artisti e mettere in luce l’animo, la sua vita privata, i suoi sentimenti. Smascherando i luoghi comuni, quelli spiccioli della cronaca. Come in un congegno ad alta precisione, nel silenzio di un mondo sommerso e diverso, lontano e altisonante, sconosciuto seppure mitizzato dall’opinione pubblica. Un mondo di universi, in un corpo a corpo con la vita.
Rita Vitali Rosati – 10 novembre 2016
DOMANDE RIVOLTE AGLI ARTISTI
- Ti pesa la verità?
- È preferibile una verità nuda o una bugia ben confezionata?
- E tu, in quanto artista, di che colore vedi le bugie?
- I sogni son desideri: meglio sognare o desiderare?
- Immortale o immorale?
- Quali certezze sono la sfida da raggiungere, (nella tua quotidianità) ?
- Come percepisci l’accelerazione dei diversi problemi odierni, in politica come nella società?
- La tua vita nella scena artistica, e non solo, è in presa diretta?
- La tua migliore ossessione?
- A volte mi pesa la verità perchè mi mette a nudo…il mio vero! C’è da distinguere una verità, diciamo, positiva, da una negativa! Credo che a una corrisponda l’altra, come due lati della stessa medaglia, come due cose che trovano equilibrio nella reciprocità. Non esiste la verità assoluta, nemmeno su se stessi! Essa è relativa, inventata come la bugia, dal momento in cui la si dichiara, dallo stato contingente della propria personalità! E una personalità non si costruisce solo in base a se stessi! Non sempre accetto con facilità la verità , ma quasi sempre, essa mostra un percorso di conoscenza dell’io in cui mi trovo a mio agio. Nella verità è come stare al riparo in una casa ermetica nella notte burrascosa!
- Apparentemente è megliore una bugia ben confezionata che una verità nuda. Una verità nuda può metterci in crisi. Però, nel tempo, la verità nuda paga e aiuta nel conoscere se stessi e gli altri. Ma ripeto: il cncetto di verità è relativo, subordinato a percorsi che non dipendono del tutto da noi.
- Non do nessun colore alle bugie…forse le immagino come delle fluttuanti, sconnesse nuvole grige intorno a una testa. La mia pittura non è fatta di bugie, ma di artifici che contengono le mie verità!
- Alla base di ogni desiderio c’è un sogno…anche questi due sono aspetti di una medesima cosa. Bisogna poi lavorare per concretizzare i desideri e i sogni o almeno concretizzarli in parte, altrimenti sono come le bugie: nuvole fluttuanti e sconnesse.
- Assolutamente immortale. L’immoralità prevede, nella scelta fra bene e male, la scelta del male. E non voglio far male a nessuno…ho una gran paura di fare male agli altri involontariamente, figuriamoci volontariamente, come scelta! Poi l’arte è fatta di cose fatte a mane, e ogni cosa fatta a mano immortala chi la fa. A parte il gioco di parole, mi piace immaginare un mio quadro fra molti, molti anni, anche fra secoli. Un quadro che sopravvivendomi, è capace ancora di dare a chi lo guarda un momento di serenità!
- La sfida è quella di dare un senso alla quotidianità. Un senso che, per quanto è possibile, mi appartenga veramente e dica la verità su me stesso!
- Mi confonde! Fatico ad accettare che la politica sia ridotta a una questione quasi personale di chi la fa. Credo che, per molti aspetti, i politici siano tutti in accordo fra loro e mantengano quel ruolo perchè è di privilegio! Recentemente ho apprezzato una trasmissione televisiva in cui si raccontano i processi produttivi e la vita delle aziende italiane. In tv, sui gironali, si parla quasi esclusivamente del battibecco fra politici come se la vita fosse fatta solo di questo. Questo non lo accetto!
- No, non sono sempre io il personaggio principae della mia vita, della mia quotidianità. E questa cosa credo che sia positiva. Non mi interessa essere sempre protagonista, è bello essere anche co-protagonista e anche comparsa. L’importante è la coscienza del ruolo nel momento in cui lo si recita!
- La pittura. Quella degli altri, la mia! Quella dei pittori storici, dei geni! Dei pittori noti contemporanei, di quelli sconosciuti, dei miei colleghi. Mi ossessiona l’immagine fissata su tela fatta di forme, colori…mi piace immaginare quali soluzioni il pittore abbia usato per raggiungere quel risultato e fonderle con quelle cercate da me per ripeterle e forse anche teorizzarle. Poi, constato ogni volta, che ogni quadro è una storia a se e che nulla è del tutto ripetibile. E qui torna il discorso della verità relativa al momento, della cosa fatto a mano che diviene immortale, del marchiare il quotidano anche del proprio io!
Emiliano Zucchini, Roma 2017
- La verità ha un peso come ogni cosa al mondo e a sua volta si scompone e si divide in tante altre piccole sottocategorie con relativi pesi diversi. Per esempio: diverso è il peso della verità reale da quella virtuale, di quest’ultima potrei addirittura quantificartelo in Gigabyte!
- Le bugie ben confezionate passano per verità e appaiono ahimè ancora più brillanti della verità stessa… si mente agli altri fino ad arrivare noi stessi a credere alle nostre bugie. Nei Social accade proprio questo, si confeziona la propria vita selezionando e scartando una grande percentuale di quello che accade realmente. La nostra vita si riassume in: foto dal profilo migliore, pensieri o citazioni profonde e tanta “gioia di vivere” da vendere! La vita virtuale ha invaso ormai così tanto la nostra quotidianità da diventare una costante nella nostra vita reale. Il filo che divide le due realtà si sta facendo sempre più sottile fino a confonderle. Tra le due possibilità preferisco una verità ben confezionata!
- Negli ultimi anni alla base dei miei lavori c’è un pattern a scacchi bianco e grigio che, in computer grafica e nel “gergo digitale”, rappresenta la trasparenza, il non-colore, il vuoto (cercate “sfondo trasparente” su google). Alcune bugie, secondo me, hanno proprio questo non-colore.
- Non rinuncio a nessuno dei due!
- Sono sempre stato attratto da entrambe temendole anche un po’. L’immortalità, tra le due, mi spaventa di più!
- Credo siano le stesse di milioni di persone; lavorare serenamente, amare, incuriosirsi, studiare, intrattenere e gestire rapporti costruttivi con gli altri… facile a dirsi e difficile a compiersi (nel quotidiano).
- Negativamente purtroppo… non percepisco miglioramenti ne in politica ne nella società… La politica e i suoi media continuano a nutrirci di rancori verso un ipotetico nemico, ci riempiono di terrore e di falsi miti. Siamo molto confusi e internet, con le sue infinite possibili verità, non ci sta aiutando affatto.
- Si, è in presa diretta ma in maniera controllata e ponderata, o almeno faccio del mio meglio affinché lo sia.
- …quella della scacchiera bianca e grigia di cui ti parlavo prima, che nel “gergo digitale” rappresenta la trasparenza, il vuoto. L’idea di poter conoscere e replicare l’aspetto di una “forma di vuoto” mi affascina! Nell’arte in molti sono stati attratti dal vuoto e si sono cimentati nel rappresentarlo; Yves Klein, Kengiro Azuma, Robert Ryman, Piero Manzoni, solo per citarne una piccola parte… L’era digitale contemporanea ci ha fornito di una nuova espressione di vuoto, un nuovo modo di viverlo e di pensarlo; non più spazio da riempire ma ingombro virtuale che invade prepotentemente lo spazio reale.
Isabella Tirelli
- Mi pesa la menzogna.
- Verità nuda e provocante , eretica, erotica ed eroica.
- Viola, come violare e violenza, con venature di rosso o di giallo a seconda se producono dramma o ipocrisia .
- Chi col cuore e col sangue sogna cose impossibili vince… cosa? …comunque meglio della noia del desiderio.
- Eternamente mortale e moralmente eterno?
- Danzare nelle incertezze.
- Sento che ci vuole una tecnica di rappresentazione velocissima .
- Forse…molto rumore di fondo.
- L ‘Armonia.
Liuba Milano 10/3/2017
- A livello personale e affettivo cerco sempre di dare e chiedere la verità, l’autenticità della comunicazione con l’altro. Sono una persona fondamentalmente sincera che non sa fingere, né lo vuole, e mi interessa comunicare e ricevere dagli altri la ‘verità’ del proprio sentire. Diversa è la questione se ci interroghiamo a livello sociale e politico quale sia la ‘verità’ delle informazioni a cui attingiamo. Il principio stesso della conoscenza si basa sul ‘punto di vista’ dal quale il soggetto conosce l’oggetto e pertanto ci sono tante prospettive e tante verità quanti i punti di vista. Partendo da questa premessa sono consapevole che ciò che ci viene comunicato dai mass media, la valanga delle informazioni a cui siamo sottoposti, non sia la verità, ma una delle tante verità, se non palesemente una finzione. Il fatto di esserne consapevole, se anche complica le cose, mi fa sentire libera e mi permette quell’ attività vitalissima che è il dubbio. Il problema è che quasi tutti prendono le informazioni che ci arrivano come pura verità, e questo è molto pericoloso. Infine, a livello metafisico, cosa è la verità? Un saggio diceva: invece che una religione per tutti gli uomini, ci vorrebbero tante religioni quanti sono gli uomini. Poiché ciascuno, aggiungo io, ha la verità dentro di sé.
- Mi sembrano divertenti entrambe. Oppure si potrebbe invertirle, confezionare la verità e denudare la bugia 😉
- Anche se mi piace l’atto del vedere più di ogni altra cosa, le bugie spesso non le vedo affatto, forse perché non sono abituata a pensarle…
- Sognare è un’attività che mi piace molto, soprattutto ad occhi aperti. Mi piace immaginare, proiettare fantasie, creare nuove prospettive sul mio orizzonte. Però poi mi piace cercare di realizzare con l’azione ciò che frulla nella mia fantasia e nei miei sogni. Sono una persona contemplativa e attiva al tempo stesso. Anche molti miei lavori appaiono come visioni, quasi istantaneamente e senza preavviso (seppur con incubazioni a volte lunghissime) e poi la sfida sta tutta nel realizzare e dare forma, il meglio possibile, al contenuto della visione. La parola desiderare invece mi piace poco. Mi sembra che in quella parola ci sia la mancanza di qualcosa, e lo stare scomodi dentro a questa mancanza. Certo anche a me capita a volte di mettermi a desiderare qualcosa, ma poi quando ritorno nel mio centro capisco che già abbiamo tutto ciò che ci occorre.
- Nessuno dei due. Il primo sarebbe noioso, il secondo anche.
- Non so se ho capito totalmente la domanda. La sfida da raggiungere nella quotidianità è una centratura e una serenità, che a volte se ne vanno in fuga come cavalli, ma a volte ritornano, come le onde dell’oceano. Credo che l’unica sfida sia quella con sé stessi.
- Sono molto d’accordo con la tua frase ‘l’ipercomunicazione ha generato un blocco nella comunicazione’, che hai scritto nel presentare queste domande. Davvero la penso così, e non c’è bisogno di aggiungere altro. Semmai sto cercando di praticare, oltre che una necessaria accelerazione per adeguarmi, una necessaria lentezza per trovare i propri ritmi, e un necessario ritorno al contatto personale e diretto. Questo sia nella vita che nel mio lavoro artistico.
- Il termine presa diretta è un po’ astratto, non mi fa scattare nessun click. Ma intuitivamente, se colgo ciò che intendi, credo di essere per la maggior parte del tempo in presa diretta, anche se molte volte mi scosto indietro ed osservo.
- In fondo le ossessioni sono tutte belle, basta sapercene liberare. (Oilà, mi è venuto fuori un aforisma degno di Oscar Wilde!)
Mandra Cerrone
- È vero quello che credo, che mi corrisponde. Non riesco a immaginare altra verità, il mondo è ciò che io credo che sia. La verità ha un peso, con questo dobbiamo misurarci.
- Sono due posizioni rigide, tra le due preferisco tutta la gamma delle possibilità intermedie e vivere il momento lasciandomi guidare da istinto, creatività e intuizioni poetiche.
- La mia è una continua ricerca della verità in cui verità è tutto ciò che funziona, che fa bene. La mia verità è anche sinonimo di bellezza. Come artista l’unica bugia che posso immaginare è l’imbroglio sacro, quello con finalità terapeutica e poetica. Per ogni bugia vedrei almeno i 16,7 milioni di colori per pixel di photoshop… (il virtuale ci ha abituati a considerare vere cose di cui non possiamo percepire odore, calore, contatto)
- È tutto un sogno, che spesso ci sfugge di mano, e non siamo certi di essere i sognatori che dirigono il sogno. Mi capita spesso, riguardo alla mia vita, di chiedermi perché faccio questo sogno? Altra cosa è il desiderio; desiderare è avere il coraggio di percepirsi senza limiti, ogni desiderio è una premonizione di quello che potremmo essere e con fiduciosa apertura possiamo diventare.
- Ogni cosa importante dovrebbe essere a-morale, cioè senza giudizio, l’arte, l’amore, la guarigione… tutte cose che hanno ragioni proprie che non dipendono dalla morale, mutevole nel tempo, ma potrebbero avere profumo d’immortalità. Tutto ciò che accade nel visibile è già accaduto nell’invisibile, ha senso ed è per sempre.
- Sono felice di vivere nell’incertezza, ho qualche punto fermo, riferimenti di terra, cuore, legami. Ogni giorno mi esercito a gioire di ogni cosa nella consapevolezza che in qualsiasi momento potrei doverla lasciare… Esercito il non attaccamento e lascio sempre uno spiraglio aperto all’imprevedibile, all’universo cooperante o destabilizzante.
- Ho la percezione ampiamente condivisa di vivere un periodo difficile, di grande cambiamento, ma questo non mi fa particolarmente paura, prevale la curiosità. Questo attraversamento epocale a me appare come un privilegio, una grande opportunità per comprendere qualcosa di inaspettato. Sebbene tutti gli scenari economico, ambientale, politico sembrano annunciare un disastro ho fiducia nella capacità creativa degli umani. Arte, scienza economia e politica sono strumenti con cui siamo in grado di progettare un futuro meraviglioso senza sofferenza, malattie e crudeltà per noi e per tutto il pianeta. Non esiste nulla che non sia stato immaginato da qualcuno, io preferisco immaginare questo. Le persone immaginanti sono il cuore pulsante di vitalità di ogni sistema sociale e politico, le arti insegnano a lavorare bene e gli artisti sono autorizzati ad affrontare le problematiche con mezzi immaginali.
- Ho una natura solitaria, lavoro in totale autonomia con tutti i vantaggi e gli svantaggi di vivere in periferia. Per il mio personale nutrimento e per il piacere di condividere la bellezza e la ricerca ogni tanto apro il mio studio a magnifici eventi culturali e artistici e quello è il momento di incontro e confronto con molte persone. L’arte relazionale da molti anni è il centro del mio lavoro, questo linguaggio mi permette di condurre azioni che indagano le esperienze umane offrendo un potenziale trasformativo. L’arte è lo strumento con cui m’inoltro nelle dinamiche individuali e sociali, i temi affrontati sono molti, la famiglia, il denaro, la morte, la conoscenza di se stessi, la consapevolezza e il cambiamento. La conoscenza di tecniche di terapie artistiche mi permette di elaborare l’esperienza umana, anche se dolorosa, in arte. Foto e video completano l’azione documentandola.
- Non so dirti se si tratta di ossessioni patologiche, ho fin dalla nascita un’unica persistente e costante volontà di conoscere il mondo attraverso le immagini e quindi l’arte. Viverla, produrla e subirla. La vita è un fenomeno offerto alla vista, ogni immagine che vedo avvia un processo di trasformazione. E’ la mia passione dominante. Anch’io, come tutti gli ossessivi, penso di poter smettere quando voglio!
Paolo Consorti
- Come potrebbe pesare una cosa che non si possiede?
- La verità nuda appartiene ad un mondo perfetto e sconosciuto. Non penso che siamo in grado di reggerla. Quando si usa, spesso è devastante. Ma, se è la terra a ruotare intorno al sole, è bene che si sappia. In realtà, dividerei la questione in due parti, l’individuale e la sociale. Nella prima, trovo che mediare, addolcire e nascondere una scomoda verità, sia un gesto amorevole e necessario. Sentiamo spesso da facinorosi individui dire: “io dico quello che penso!”; ebbene, io no, se quello che penso va a ledere la sensibilità di qualcuno. Il concetto si ribalta se andiamo nella sfera politico-sociale: il popolo deve sapere!
- Non vedo il colore della bugia, ma temo sia celeste.
- Sognare è come morire, desiderare è vivere. La domanda potrebbe essere: “cosa si desidera? Vivere o morire?” non so risponderti.
- Odio l’immoralità in tutte le sue forme e sfumature. Quando poi è l’arte ad asserlo, la odio ancora di più’. Anch’io sono immorale, infatti non ho detto che mi amo. Meglio farsi ingannare dall’ immortalità.
- Le mie certezze raggiunte? Una serena convivenza con l’incertezza. Non vuole essere un gioco di parole, ma, se ho capito bene la domanda, dopo una vita di false certezze e inutili sfide, credo che l’accettazione dell’incertezza su ogni cosa, a partire dal tetto di casa che potrebbe crollarmi in testa in qualsiasi momento, sia la cosa più giusta.
- Come nulla di nuovo. Scusa il pessimismo, ma non ho mai creduto ad una societa’ migliore. Le ricadute, come i continui ritorni di dittature, conflitti, ingiustizie ecc…, sono fisiologiche e fanno parte della cronica fragilità dell’essere umano inteso come comunità. Marx e Gandhi hanno fallito e Cristo si è chiamato subito fuori. Con questo, non dico che non bisogna spendersi per una società migliore, anzi, dobbiamo dare tutto quello che possiamo, che abbiamo e che sappiamo, ma ahinoi, e’ una partita persa. Credo piuttosto nell’individuo, nel suo universo, interno, intimo ed invincibile.
- Purtroppo si, e non sono mai riuscito a confezionarla.
- Una passeggiata sopra le nubi.
Riccardo Paracchini
- No. La verità è Gesù Cristo. Gesù Cristo non è un peso ma è la vita. Gesù è la vita piena e ricca e vera.
- Come per la prima domanda, la risposta è sempre la stessa. È sempre preferibile la verità alla menzogna, perché la prima conduce alla vita, l’altra alla morte.
- In quanto artista non ci ho mai pensato. Dipende dal contesto in cui le dipingi o le vuoi rappresentare. Al momento non ho mai avuto il desiderio di dipingere il diavolo.
- Desiderare. Il desiderio e la speranza cristiana sono sempre una certezza.
- Dai!, immortale!!! Dio ci ha creati per l’immortalità, l’immoralità conduce all’esatto opposto, alla morte!
- La santità, è quello a cui Dio vuole che tendiamo. Non vi è altra quotidianità che il cielo. E questo lo dico anche se molte volte durante la giornata smarrisco il cammino. Però Dio è sempre lì presente.
- Però non so a quali problemi ti riferisca tu… In questo momento mi viene da pensare che il problema più grosso è la volontà politica e sociale di distruggere l’Uomo. Penso al gender, alla disgregazione dei valori e della famiglia, alla riduzione dell’umanità ad una merce (mi riferisco ad esempio all’utero in affitto). Tutto questo si ricollega a quanto dicevamo prima: verità o menzogna?, vita o morte? Sì, nella società e nella politica c’è molta omofobia. L’omofobia è la paura dell’Uomo, della diversità uomo-donna che porta all’unione ed alla creazione della vita… L’omofobia è la volontà di distruggere il progetto di Dio. Questo è l’Anticristo. Oggi purtroppo molti scelgono l’Anticristo. I mass media ne sono pieni.
- Domanda complessa. Io ho sentito la necessità di staccarmi dalla scena artistica perché vi era troppa “menzogna”. Non mi ci ritrovavo più. Perché l’arte dovrebbe portare, dovrebbe condurre alla Verità, la Verità di cui parlavamo in principio. Ah ovviamente Verità va scritto maiuscolo. Adesso non so come sia la situazione nel mondo dell’arte, delle gallerie, delle fiere… perché cerco di vivere come sempre l’arte al di fuori di tutti i compromessi. Ho sempre amato fare quello che piace a me. Da qualche anno ho iniziato un nuovo progetto e lo porto avanti con fede. Lo hai visto? Cosa ne pensi?
- Dio.
Stefano Scheda
- No anzi mi sono sempre battuto per affermarla e che tutto il mondo l’ affermasse. Questa, almeno, è la verità che mi sono sempre raccontato, nel sogno della mia rappresentazione impotente .Infatti mi rendo conto che a ben riflettere l’uomo non regge ne la bellezza ne tantomeno la verità e che dissimula continuamente ,con la furbizia ,abusando del potere che lo porta verso la deriva dell’indifferenza. Ma anche se l’informazione è più che mai presente, almeno in termini di possibilità tecnologica avanzata ,rispetto ai mezzi primordiali della storia, ancora e chissà per quanto ancora, sarà il complotto dell’apparente verità a dominare” i vinti”. Il candore di un bambino si mostrifica via via nel corso del tempo, nutrendosi, nella crescita, degli infiniti e malsani modelli dell’eredità che i padri scafati, a loro volta diventati impuri ,gli trasmettono, a tutti i livelli di ruolo, modificando il concetto stesso di verità come si fa con le modificazioni genetiche ,nascono gli ibridati. Ma in fondo noi nasciamo e siamo il frutto di una menzogna ingannati fin dal nostro concepimento da perversioni egoistiche spacciate dai nostri padri per amore dell’altruismo. Essere o non essere di cosa? Di chi? Per cosa? Per chi? Il dubbio della mia essenza mi fa dubitare costantemente sulla verità!
- La sofferenza che mi procurano gli abbandoni, dei cosidetti morti viventi, mi fa pensare che non esista la verità e che l’inganno sia la trappola costante della vita stessa. Se tutti si dicesse la verità al mondo, su ciò che realmente si pensa, sarebbe una meraviglia, ma la meraviglia non è sopportabile dall’uomo, in quanto renderebbe troppo pesante il carico di responsabilità delle proprie azioni. Meglio seguire la fiumana della massa perche nel casino generale le acque si confondono e l’uomo si sente meno solo. Sarebbe preferibile il re nudo, come ho cercato di rappresentare spesso nel mio lavoro, ma il re nudo si sa che fa paura e che gli altri ci vogliono col vestito della domenica. Sul tema ho fatto anche Marradi Campana Infesta e cerca il corpo dell’Artista, la verità.
- La bugia si avverte anche nella trasparenza e nel riflesso perche la menzogna riflette altri livelli solo apparentemente nascosti
- Tutta l’opera interessante è l’utopia di un sogno che si desidera. Il dormiveglia è la soglia fra desiderio e realtà. Ogni uomo nel sogno e’ artista e quando anche la realtà diverrà la consapevolezza che ogni individuo e’ un’ opera d’arte inquanto originale e diverso ,il mondo sarà finalmente libero, a meno che non si arrivi con la tecnologia a creare la globalizzazione genetica.
- La menzogna di Hitler è pura utopia dell’immoralità. L’artista cerca nel suo progetto utopico l’immortalità ma deve distinguersi dall’immoralità.
- ìLa sfida è restare moralmente al di sopra del cedimento della prostituzione al potere. Ma anche la buona fede che ho di me ,come ogni credo ,vacilla tante volte ,nella messa in discussione della certezza ,prova ne sono i fallimenti evidenziati dagli abbandoni .Le persone ti tradiscono e ti abbandonano quando non sei più utile all’uso . Ma non si deve soccombere a questo dolore, anche se lo si vive come un’ingiustizia subita ,si deve usarlo come opportunità di crescita indossando la corazza e l’armatura della sfida nel duello della lotta per la sopravvivenza .
- Come un modo per camuffare e dissimulare .
- Sicuramente Telefonica.
- Non accettare di essere nato, la viltà di non suicidarmi, da cui il mio continuo “fuoridentro”, “prove di morte”, “fai il morto per me”.