Il 2 marzo è stata inaugurata la mostra curata da Walter Guadagnini con la collaborazione di Arianna Visani su L’Italia di Magnum. Da Henri Cartier-Bresson a Paolo Pellegrin presso Camera – Centro Italiano per la Fotografia di Torino per celebrare i settant’anni di Magnum, la più nota agenzia fotografica internazionale nata a Parigi nel 1947 da un’idea di Robert Capa con la cooperazione di altri quattro fotografi: Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger e William Vandivert.
La mostra presenta oltre duecento immagini e ripercorre la storia del nostro Paese attraverso gli scatti di venti fotografi (Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, David Seymour, Elliot Erwitt, René Burri, Herbet List, Thomas Hoepker, Bruno Barbey, Erich Lessing, Ferdinando Scianna, Leonard Freed, Raymond Depardon, Martin Parr, Alex Majoli, Thomas Dworzak, Peter Marlow, Chris Steele-Perkins, Paolo Pellegrin, Mark Power) impegnati nella narrazione di fatti di cronaca e costume e nel tracciare l’evoluzione visiva e percettiva della cronaca italiana.
Infatti, Guadagnini fa notare come il percorso di visita voglia evocare non solo alcuni momenti salienti della nostra storia culturale e civile ma anche mostrare la storia della fotografia e l’evoluzione del rapporto che abbiamo con essa. L’odierno atteggiamento di accumulazione ossessiva dell’immagine è simboleggiato nelle ultime sale dalla presenza di grandi installazioni fotografiche con le immagini di Firenze, Pisa, Venezia e Milano di Martin Parr, testimone del cattivo gusto del nuovo turismo di massa, passando attraverso il wall paper di Alex Majoli realizzato appositamente per questa mostra per descrivere il degrado generazionale delle discoteche romagnole, fino ad arrivare ai fatti di cronaca legati al G8 di Genova (2001) di Thomas Dworzak.
Ogni fotografo si fa testimone del suo tempo che ritrae e interpreta secondo la propria attualità; non è un caso, infatti, che le prime immagini di Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, David Seymour, Elliot Erwitt, René Burri, Herbet List abbiano come protagonista le immagini di un Italia in rovina distrutta dalla guerra per poi arrivare alla ripresa economica e sociale in ambito culturale e sportivo.
Le tappe che hanno segnato la storia civile del nostro Paese sono ritratte da Bruno Barbey attraverso la ripresa dei funerali di Palmiro Togliatti, da Leonard Freed che mostra alcuni frammenti dello storico referendum sul divorzio, da Raymond Depardon con la chiusura dei manicomi a seguito dell’approvazione della Legge Basaglia (1978) e da Ferdinando Scianna che descrive la discesa in campo politico di Silvio Berlusconi ritratto come imprenditore di successo degli anni Ottanta.
Si conclude il percorso con i luoghi simbolo della cultura italiana di Mark Power per approdare alla mostra dedicata a Valerio Spada I am nothing a cura di Francesco Zanot. Spada, insignito della prestigiosa Guggenheim Memorial Foundation Fellowship per il suo lavoro sulla mafia siciliana, offre uno sguardo sull’attualità da un’ulteriore prospettiva: quella dell’assenza, dell’occultamento tipico di una cultura mafiosa presente sul territorio ma invisibile. La giustapposizione di scene di ordinaria quotidianità a immagini legate al boss mafioso Bernardo Provenzano fanno riflettere su quale sia il grado di penetrazione della criminalità nella vita di tutti i giorni. L’unica immagine che palesa la mafia è quella relativa al processo mediatico di Giovanni Brusca che ci pone di fronte alla realtà criminale mafiosa.
Ritornando a L’Italia di Magnum. Da Henri Cartier-Bresson a Paolo Pellegrin, Guadagnini, neo direttore di Camera, preannuncia quello che sarà l’intento museale all’insegna della formazione, dello studio degli archivi fotografici della città di Torino ma soprattutto della coproduzione. Difatti, l’attuale mostra, visitabile fino al 21 maggio, sarà inserita nei circuiti culturali di altre realtà cittadine come Cremona e Brescia che a loro volta saranno protagoniste delle celebrazioni di Magnum con le rispettive mostre: Life – Magnum. Il fotogiornalismo che ha fatto storia (4 marzo – 11 giugno) a cura di Marco Minuz presso il Museo del Violino e Magnum First (7 marzo – 3 settembre) all’interno della prima edizione del “Brescia Photo Festival” al quale si uniranno altri appuntamenti sempre dedicati ai fotografi che hanno reso celebre Magnum nel mondo.