1.Prese a esame le due sfere dell’esistenza, quelle che per convenzione posseggono vita [1] e sono in grado di rinnovarla, ovvero la Natura e l’uomo, possiamo affermare sinteticamente che autonoma attività della prima è permettere vita al secondo [2], e dipendente attività del secondo è realizzare amorevolmente arte (technē) per prendersi cura della Natura e comprenderne il senso. Con altre parole:
«L’autentica conoscenza esige la trasformazione del conoscente nel conosciuto. L’autentica conoscenza è impossible senza amore. La natura umana è culturale; e la conoscenza è il modo tipicamente umano di essere naturali, cioè di realizzarci. Lo scopo è essere Natura; non dominare la Natura, bensì trasformarci in essa [3]».
Ma l’arte realizzata finora, che ha tentato assurdamente di divenire autonoma, fallendo terribilmente, risulta dissociata dal suo compito. Analizzando infatti la formazione di dati artistici che esprimono l’interazione dell’uomo con l’ambiente in cui vive, interpretiamo che egli non ha tratto nessuna saggezza dalla Natura. Di conseguenza l’uomo, non trasformandosi in Essa, ha realizzato invece un’arte che ha trasformato entrambi in peggio.
L’ecosofia [4], che trae saggezza del sentimento della Terra, può apportare un miglioramento.
2.Siamo indubbiamente di fronte a una crisi dell’arte, la quale testimonia unicamente che il paradigma da lei costruito non fornisce un orizzonte soddisfacente per sperimentare esteticamente la vita, bensì questo si sovrappone alla Natura con inutilità, provocando una terribile crisi ecologica [5], cioè allontanando le due sfere dell’esistenza, pregiudicando negativamente il loro dialogo. Tuttavia:
«[…] la crisi ecologica costituisce una rivelazione. Se non la si percepisce come rivelazione, allora non la si percepisce in modo abbastanza serio e profondo [6]».
La crisi è un sintomo ontologico, il quale esprime un prezioso messaggio: l’arte finora praticata è stata dannosa, ed è necessario trasformarla. Divenendo esteticamente ecologica, Essa ricostruirà l’importante dialogo perduto tra la Natura e l’uomo.
Ovviamente non sarà possibile apportare miglioramenti all’arte se prima non verrà ristabilito il ritmo dell’uomo con la Natura, il quale presuppone una trasformazione: per la precisione, la trasformazione della conoscenza in amore. Ciò non è difficoltoso, poiché l’uomo è dalla Natura che proviene. E di Lei ha il suo sentimento.
Questa trasformazione, in conclusione, avrà come conseguenza la bellezza: fine dell’arte.
[1] Un’interessante differenza tra ciò che è vita e ciò che non lo è viene metaforicamente espressa da Erwin Schrödinger nella differenza tra la struttura aperiodica di una cellula e quella periodica di un cristallo di sale: «La differenza di struttura è della stessa specie di quella che corre tra un’ordinaria carta da parati, in cui lo stesso disegno è ripetuto indefinitamente con periodicità regolare, è un capolavoro di ricamo, per esempio un arazzo di Raffaello, in cui non si hanno delle semplici ripetizioni, ma un disegno elaborato, coerente, significativo, tracciato dal grande maestro». Cfr. E. Schrödinger, “Che cos’è la vita?”, Adelphi, Milano 2016. Pag. 20.
[2] Ovviamente mediante la Fotosintesi Clorofilliana.
[3] R. Panikkar, “Ecosofia”, Jaca Book, Milano 2015. Pag. 21.
[4] Il termine è stato coniato da Arne Næss nel 1960: «Una massima dell’ecologia è che tutto è collegato. […] Per l’ecosofo, il vasto complesso di interrelazioni è una caratteristica della nostra esistenza, che noi gioiosamente conosciamo, contempliamo e studiamo». Cfr. Arne Næss, “Introduzione all’ecologia”, Edizioni ETS, Pisa 2015. Pag. 166. Questa invece la definizione di Ramon Panikkar: «”Ecosofia” significa saggezza della Terra. La Terra non è una mera fornitrice di materie prime per l’umanità; è ben più del palcoscenico […] dell’Uomo. È il corpo esterno dell’Uomo stesso, il suo spazio vitale, la sua casa. […] “Ecosofia” indica la saggezza di chi sa ascoltare la Terra e agire di conseguenza». R. Panikkar, op. cit., Pag. 14.
[5] Cioè, provoca una terribile crisi nell’interazione tra l’Uomo e la Natura, fonte della sua conoscenza.
[6] R. Panikkar, op. cit., pag. 15.