Two Italian Visions on Loire è l’esito di tre mesi di residenza di due giovani talentuosi artisti calabresi. Leonardo Cannistrà e Carmela Cosco, duo nella vita e spesso in arte, dopo un periodo in Francia, espongono i loro lavori in una mostra double face, a cura di Giosuè Prezioso negli spazi di rappresentanza del Comune di Bréhémont. La doppia personale mostra due anime diverse, ma tangenti, che si incontrano lungo l’asse di un pensiero meridiano, contrario al pensiero dominante, che enfatizza il sentimento dell’origine e dell’appartenenza (Cosco) e la consapevolezza della precarietà dell’esistenza (Cannistrà). Il legame con il territorio, la domanda sull’origine, la necessità di essere invischiati o di esser parte di un contesto geo-culturale muovono la ricerca di Carmela Cosco. Ambienti-tana, radici smaltate, fogliame, materiale organico formano i suoi micro-cosmi, che ascrivono l’identità di un luogo – in questo caso della Loira – ed al contempo rimandano alla dimensione “del proprio”. Si costruisce così il senso, attraverso il riconoscimento e il successivo ricordo dell’esperienza vissuta, in relazione all’ambiente fisico esperito secondo un complesso sistema di idee, credenze, valori personali. Intitolato Terrior, questo ciclo di lavori suggerisce che ogni luogo è la rappresentazione del vissuto soggettivo, che prende forma in elementi naturali, ma che si alimenta nelle emozioni e nella memoria personale e collettiva. Con Terrior Cosco ci ricorda che il luogo si abita, intessendo relazioni profonde. Fragilità e precarietà quali limiti strutturali dell’essere sono alla base della poetica di Leonardo Cannistrà: nelle sue tele si offre al fruitore un’umanità nuda, quasi depotenziata della sua – presunta quanto ostentata – hybris. Nelle diciotto tele che compongono il ciclo Identità, il mito dell’invincibilità dell’uomo contemporaneo lascia posto alla caducità, alla finitudine. L‘esistenza è incompiutezza e imperfezione; l’essere è incompiuto e imperfetto. L’esistenza non basta a se stessa, l’essere ignora se stesso. In Identità Cannistrà traccia i segni – con pittura e cera – di una nuova fisiognomica umana, a partire dalla finitudine, quale sostanza dell’esistenza, quale principio a cui attenersi. Fondamento di ogni possibile valore della vita, il limite diventa la cifra dell’autenticamente umano, dell’umiltà del pensiero, condizione indispensabile dell’etica del dialogo e del reciproco riconoscimento.