Arte contemporanea e geopolitica. Da questo singolare incontro nasce il progetto Le frontiere come ferita, a cura del MAXXI B.A.S.E., il centro di documentazione del museo, e LIMES, la rivista italiana di geopolitica.L’occasione è l’opera di Doris Salcedo Plegaria Muda, esposta al MAXXI fino al 24 giugno 2012: in affinità con i temi trattati dalla ricerca dell’artista colombiana, Le frontiere come ferita riflette su temi tragici del nostro tempo, come i conflitti, le migrazioni, i confini culturali, etnici e mentali all’interno degli spazi disegnati dalle frontiere ufficiali. Il progetto prevede l’esposizione di 5 carte geopolitiche create per LIMES da Laura Canali – al MAXXI B.A.S.E. dal 15 maggio al 24 giugno 2012 – e due focus di approfondimento sulle frontiere “ferite” in Europa e sulle frontiere “ferite” in Italia. Il primo appuntamento, dedicato alle frontiere europee, vedrà oggi alle 17,30 presenti la cartografa Laura Canali, il direttore di Limes Lucio Caracciolo, la giornalista Lilli Gruber, il politico Enrico Letta e l’artista Adrian Paci.
Il prossimo incontro, programmato per il 19 giugno alle ore 18.30, sarà il progetto Le frontiere come ferita: l’Italia con Lucio Caracciolo, Laura Canali, Yasemin Taskin, Botto e Bruno e la partecipazione del Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione Andrea Riccardi.
Da martedì 15 maggio alle ore 17.30 Auditorium del MAXXI – ingresso libero
Per il progetto L’esposizione cartografica (dal 15 maggio – 24 giugno) al MAXXI B.A.S.E. verrà esposta una selezione di grandi carte di frontiera pubblicate da Limes e ripensate per l’occasione: Euro o non Euro e La disintegrazione monetaria che fotografano la crisi dell’Eurozona; L’Italia sola e sotto pressione in coppia con L’Italia senza Italia fa il punto sulle pressioni esterne e sulle penetrazioni delle organizzazioni criminali nel nostro Paese;Dove vivono gli immigrati in coppia con Tre Padanie fotografa invece il grande impatto dell’immigrazione nel nostro Paese, soprattutto al Nord, in una non ben definita “Padania”. E poi una carta pensata ad hoc, esposta qui in anteprima, che dà il titolo all’intero progetto, Le frontiere come ferita, che alcune fra le più disumane linee di frattura che intersecano il mondo attuale: dal Caucaso alla Cisgiordania, dal Mediterraneo in ebollizione alla barriera Stati Uniti/Messico, fino alla tragedia ecologica del Golfo del Messico, con il petrolio occultato da agenti tossici quanto invisibili.