In visita a Monteprandone (AP) alla mostra ACCESA! Arte illuminata allestita presso gli spazi di Palazzo Parissi, a cura di Giuliana Benassi e aperta al pubblico fino al 24 agosto 2014, abbiamo fotografato la suggestiva esposizione che vede protagoniste le 18 opere realizzate dai 9 artisti invitati a ragionare intorno alla tematica della luce, intesa come ricerca della verità. Josè Angelino, Angelo Bucciacchio, Davide Controni, Federica Di Carlo, Simone Millo, Enrico Minguzzi, Davide Monaldi, Alice Paltrinieri e Leonardo Petrucci hanno interpretato la tematica filtrandola attraverso la propria personale ricerca: Josè Angelino tratta la materia assecondando le leggi fisiche con una logica estetica: il gas argon disegna forme e percorsi all’interno di una scatola di vetro attraversata da una barra di metallo che influisce come “polo” d’attrazione sul movimento della fluorescenza del gas; la putrella di ferro è percorsa in superficie dall’acqua che in virtù della propria componente molecolare prende la forma della superficie ad “H” creando giochi di luce e l’illusione di consistenze diverse dallo stato liquido. Angelo Bucciacchio esplora nella scultura e nel disegno i “vuoti” della memoria, intesi come momenti bui, impercettibili stati di assenza di luce. Così il disco in gomma piuma (Black hole) contornato da luci led si serve della luce per creare un’area in cui si prospetta un volo nel buio, oppure i disegni strappati e ricomposti nelle scatoline di legno chiaro tracciano il tentativo di ricomporre i “salti nel buio” della memoria. Davide Controni indaga pittoricamente la luce dell’interiorità attraverso i corpi nudi delle sante martiri. Erotismo e spiritualità si fondono nelle figure femminili che hanno vissuto nella carne l’esperienza della trascendenza. Federica Di Carlo rende la luce calpestabile: un arcobaleno orizzontale traccia sul pavimento una linea fino a verticalizzarsi sulla parete per colorare una scultura (riproduzione di un tumore di un albero di villa Borghese a Roma). La luce come confine- orizzonte da oltrepassare per spostare i limiti più in là e per riflettere sul concetto di confine come possibile traguardo da oltrepassare, è il cuore della ricerca dell’artista che si esprime con un ciclo di interventi facenti parte del progetto intitolato: “Ogni cosa è illuminata”. Simone Millo predilige il bianco supporto della plastica o di un pezzo di carrozzeria per immortalare con l’aerografo il dramma della quotidianità: il rapporto lavoro-cibo. Il tavolo apparecchiato come una cena a lume di candela cela nei piatti realizzati con elmetti da lavoro squagliati la sordida ironia di un pasto consumato oggi, senza la certezza del domani. Enrico Minguzzi esprime pittoricamente un mare notturno segnando l’orizzonte con dei piccoli punti luminosi, meta e fascino dello sguardo. Incanto, l’altra opera pittorica, è un’esplosione di luce che lascia intravedere uno squarcio geometrico tra lembi di neve. Davide Monaldi lavora la ceramica. Per questa mostra ha presentato un lavoro inedito: un altare coperto da 184 candele in ceramica. Una reiterazione ossessiva della necessità di far luce per raggiungere la verità. Alice Paltrinieri riflette sulla vita degli edifici trovando nella luce che si scorge da ogni singola finestra o feritoia il segno di una vita. Con l’opera pavimentale (Pavimentazione 01) l’artista avvicina il pubblico alla “carcassa” di un edificio fino a fondere l’acrilico bianco della pittura con le impronte dei visitatori. Leonardo Petrucci pensa alla luce come ad energia che influenza la materia. La sua ricerca alchemica si esprime nei lavori presentati per questa mostra attraverso un’indagine della realtà che osserva il comportamento della materia. Der Mond è il titolo dell’opera costituita da due tele nere, l’una rinchiusa in una stanza per un mese e l’altra esposta al sole per altrettanto tempo. Il risultato: due tonalità di nero differenti a causa dell’intervento della luce solare in quella conservata all’aperto. Il titolo gioca sull’ambiguità maschile-femminile del termine “Luna” dal tedesco all’italiano e sulla questione di ricezione della luce solare. L’installazione Lontani Km, Vicini anni luce presenta invece due lampadine: una attaccata alla corrente e l’altra riempita di fosforo, l’una capace di illuminarsi grazie alla corrente elettrica e l’altra capace di sfruttare l’energia ricevuta per mantenere un “equilibrio di luce” anche al buio.
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