Parliamo della Puglia e della Land Art: 195 milioni di anni fa la Puglia inizia ad emergere con i primi fenomeni carsici. 12 milioni di anni fa l’Appennino prende la forma definitiva, con i monti della Daunia e delle Murge. 10 mila anni fa si completa il Tavoliere con i laghi di Lesina e Varano. Da allora, tutto si è trasformato fino a definire l’attuale morfologia della Puglia. Da allora tutto si è evoluto fino alla formazione biologica delle varie razze umane e da lì, le etnie. Allo stesso tempo si è generata una cultura e una storia sul territorio e del territorio. E le operazioni artistiche legate ai processi e alle risorse della terra, alla terra stessa, hanno anch’esse un ruolo nella lettura e nell’evoluzione artistica, antropologica e sociale dell’esistenza umana? Si direbbe proprio di sì se si considera il successo dei tre giorni di festa che ha convocato tra il 16 e il 18 settembre più di 20 artisti ad usare il luogo/terreno come tavolozza e strumento creativo.
A Cassano delle Murge e ad Acquaviva delle Fonti in provincia di Bari, sul modello delle residenze artistiche e selezionati attraverso un bando per la IV Edizione dell’Apulia Land Art Festival, Dario Agrimi, Leonardo Cannistrà, Fabrizio Cicero, Eleanor Grierson, Laura Malacart, Nicolas Melliet, Hollie Miller, Fawn Qiu, Valentina Sciarra, Grace Zanotto & Noel Gazzano, sono intervenuti nell’area del Bosco di Mesola con una prova di Land Art. Insieme agli interventi site-specific, si sono susseguiti incontri, concerti, laboratori, nonché installazioni urbane che portano la firma di Pietro De Scisciolo, Francesco Sannicandro, Cosimo Epicoco, Daniela Chionna e Gianni De Serio, Maristella Campanelli, Daniela Addante, Paolo De Santoli, Ermanno Dosa, Angelo Cortese e Guido Corazziari.
È la Land Art che traccia un nuovo solco artistico in terra di Puglia. Tra le lame, le grotte e i colori e gli odori della Murgia il tema di questa edizione “Gutta CavART Lapidem” curata da Massimo Nardi, chiede agli artisti di interpretare il territorio in questo senso: pietra e acqua, la loro relazione nei millenni e il loro reciproco modellamento.
E io chiedo al curatore, quale riscontro e che tipo di risposta gli artisti hanno dato al progetto.
Massimo Nardi: “Il risconto è stato positivo, hanno partecipato al concorso più di 100 artisti con curricula importanti e che vantano mostre in tutto il mondo. Non è stato facile scegliere la rosa finale dei concorrenti. Direi che questo festival giunto alla quarta edizione ha raggiunto davvero dei livelli internazionali.
Essenzialmente dalla lettura dei progetti presentati, si evince una ricerca che si spinge verso la storia dei luoghi, dove l’artista condivide un rapporto diretto in contatto con il territorio stesso e i suoi abitanti.
Gli artisti mostrano una sensibilità spiccata verso le problematiche anche locali e che cercano di denunciare spesso attraverso anche l’ironia. Ne viene fuori un corposo messaggio di ‘pace’ dove a volte prevale un dato estetico, che a mio avviso, considerato i forti contenuti, non è neanche particolarmente necessario. Lo spirito della Land Art è raggiunto appieno, nell’uso dei materiali, che vengono generati, destinati e restituiti al territorio. Trovo questo linguaggio uno tra i più interessanti e fondamentali forme d’arte là dove si deve essenzialmente mettere in evidenza il rispetto della natura”.
La risposta del territorio e delle amministrazioni coinvolte, invece?
M.N.: Su questo le difficoltà non sono mancate, ma grazie alla tenacia e alla qualità del lavoro si è riusciti a coinvolgere in maniera attiva i Comuni e le associazioni. Ma si può ancora costruire molto. L’arte, e soprattutto l’arte che valorizza il territorio, la sua storia, il suo Genius loci, è davvero una grande risorsa per il territorio e per chi lo abita.
Si notano delle differenze tra la Land Art che ci arriva da quella che è oramai considerata la Storia dell’Arte e gli approcci delle nuove generazioni?
M.N.: Un cambiamento si nota, ma è dovuto ai nuovi potenziali delle attuali generazioni. Gli artisti, anche molto giovani, si orientano su prospettive più rapide, si approfitta delle nuove tecnologie, dei mezzi di trasporto più efficaci, si approfitta dei riscontri mediatici in tempo reale che trasformano anche il work in progress in una performance a tutti gli effetti. Anche l’uso delle azioni e del corpo rientra in una nuova ricerca sulla Land art. Questo penso sia l’aspetto più innovativo. Ovviamente i giovani devono fare tutto da soli, questa è un’arte difficile e considerando i tempi, non possono contare su mecenatismo, investitori, collezionisti del genere. Progetti come questo pugliese ideato e organizzato dall’Associazione UnconventionART per l’Arte Mai Vista, hanno un loro ruolo nello sviluppo di questa affascinante ricerca artistica.