Incontro Nino Caruso mentre attende un volo per la Sicilia, destinazione Comiso, paese di origine della sua famiglia, il luogo dove ha trascorso l’adolescenza.
“Sono nato a Tripoli nel 1928 da genitori siciliani di Comiso in provincia di Ragusa ed è a Comiso che mi dirigo oggi. Vado a presentare questo mio ultimo libro “Una vita inaspettata” edito da Castelvecchi”.
190 pagine, quasi un romanzo, che raccontano la vita e l’arte di uno tra i massimi esponenti internazionali della ceramica contemporanea italiana. Nino Caruso, artista e autore dei più importanti manuali sulla materia, arriva a sviluppare un’originale produzione basata sullo studio di strutture modulari e la ricerca di un rapporto con l’architettura. Ha tenuto lezioni e workshops in molte università: Stati Uniti, Giappone, Canada, Egitto, Corea, Cina ed Europa. Le sue sculture, architetture e rilievi murali, oltre che collocarsi in musei e collezioni pubbliche e private, caratterizzano l’arredo urbano di numerose città: le troviamo alla stazione della metropolitana di Marsiglia (Francia), all’Ospedale di Toki (Giappone), nel Parco culturale ceramico di Shigaraki (Giappone), alla Galerie Les Champs, Parigi, a Roma a Villa Glori, a Hogahara, a Coimbra (Portogallo).
Ma in questo libro non sono raccontati i suoi successi professionali, piuttosto gli eventi che lo hanno portato a vivere da Artista, i sacrifici e momenti drammatici ma allo stesso modo formativi, gli straordinari ricordi d’infanzia, la vita da operaio e l’impegno politico a Tripoli. Racconta poi della scoperta del mestiere d’artista, della prima mostra in Italia e della prima mostra all’estero, e poi gli incontri, i viaggi e il valore della Ceramica oggi, sua compagna di viaggio. Un viaggio che inizia a Tripoli e che viene raccontato nella prefazione da Valentino Parlato (Tripoli 1931), l’amico con cui ha condiviso l’impegno politico, fino all’espulsione nel 1951 dalla Libia. Una notte, racconta Parlato, furono caricati su una nave e rispediti in Italia. Ed è in questo momento che ha inizio la l’avventura artistica di Nino Caruso. Caruso è in Italia, si trasferisce a Roma ed entra in contatto con gli artisti di Villa Massimo, piazza del Popolo e via del Babbuino.
La storia però va letta, perché è appassionante, formativa e racconta di un periodo che ancora oggi merita di essere approfondito.
Dalla prima mostra personale a Roma alla galleria l’Incontro nel 1956 come hai attraversato il mondo dell’arte e della ceramica?
Innanzitutto quella fu una mostra finita male ma che ha segnato positivamente la mia carriera per il ritorno di stampa che ne conseguì. Era il 1956, era la mia prima personale che seguiva quella appena conclusasi da Guttuso. Nei magazzini, ancora imballati i suoi disegni. Un incendio distrusse tutto: le mie ceramiche che andarono in frantumi e i 70 disegni di Guttuso che andarono in fumo. Portammo a casa solo tanti titoli di giornali, che non nego aiutarono la mia visibilità e carriera. Da allora, tanto lavoro, tanta ricerca e tanto impegno.
Hai iniziato con la ceramica, dunque. Ma la ceramica in Italia, ha sempre goduto di ottima salute?
Un interesse considerevole per questo materiale nasce alla fine degli anni ’70 e i primi degli ’80, quando l’editore Hoepli, considerata la mancanza rispetto ad altri paesi, pubblica alcuni manuali sulla ceramica. Successivamente, viene messo in onda il programma in dieci puntate sull’Arte della Ceramica prodotto dalla RAI. La letteratura ceramica e i programmi RAI crearono un interesse diffuso in tutto il paese coinvolgendo nel tempo uno straordinario numero di persone.
Ovviamente il percorso non è stato facile. Nel nostro paese, contrariamente a quello che accade all’estero, radicati pregiudizi considerano la ceramica in modo riduttivo, relegandola allo stato di arte minore. Ma oggi siamo qui che ne parliamo, no? E risale a un anno fa una grande mostra sulla ceramica italiana da Leoncillo ad oggi che ho promosso e curato con Mariastella Margozzi per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e che segna una tappa fondamentale per la divulgazione e la comprensione di quest’arte.
Nei tuoi incontri ti ho sempre sentito dire che la ceramica è “materiale pacifico”.
Si, questo è un concetto che tendo a ribadire spesso. L’uso della ceramica da sempre accompagna lo sviluppo della civiltà umana e si manifesta in tanti ambiti. Si differenzia profondamente da tutti gli altri usati nell’arte, come il bronzo e il ferro, per il ruolo pacifico che ha avuto nella vita dell’uomo. Parlerei di quotidianità di uso per tutte le funzioni che da millenni l’umanità utilizza.
L’aereo è stato chiamato. Comiso l’aspetta e Nino Caruso è pronto a volare lì, anche perché è a quella cittadina, che per una serie di legami affettivi, il Maestro ha donato un consistente numero di sue opere. Una collezione intera, che testimonia i suoi sessanta anni di attività nell’arte e nella ceramica e che sarà inaugurata nell’aprile 2017 in occasione del suo prossimo compleanno.
E mentre va via, un ultimo saluto e un ultimo cenno al suo libro:
“E’ una storia che dedico ai giovani. Vorrei lasciare loro un messaggio di speranza e di fiducia nel futuro, pacifico, come è la ceramica”.