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La vicenda dell’Annunciazione di Antonello da Messina

La realtà dell’arte scompare ogni giorno di più. Da concetto universalmente indefinibile, ma sentimentalmente presente nella mente dell’uomo almeno dalla prima alba del pleistocene (cfr. E. Dissanayake), la sua dissoluzione nel mondo contemporaneo pare concretizzarsi seguendo il ritmo della spettacolarizzazione della società.

Il bel pamphlet firmato dalla premiata ditta Trione-Montanari, intitolato “Contro le mostre”, pubblicato da Einaudi probabilmente nel momento più adatto affinché il tema possa essere assorbito adeguatamente dalla (dormiente) critica, non fa che spiattellare quanto il sistema circense dell’arte abbia travalicato i fondamenti che si era posto. Divenendo, in fondo, chissà quale entità: inventate voi un nome.

Cosa significa? Che insomma nel mondo di oggi, artisticamente, si fa un po’ quello che si vuole (come in politica). Tante mostre senza senso, tanti artisti da gettare nel mercato come fossero residui dell’indifferenziata, tante buone intuizioni ingolfate dalla sovrapposizione degli eventi da happy hour. Tante inutili ritualità, dai.

La dittatura del godimento estetico, desiderato dalle classi più agiate, ha ormai preso il sopravvento. Tutta l’arte non è che l’esasperazione di un feticismo: le opere non esistono affatto, sono vuote, sono riflessi nell’acqua. A quanto pare esiste solo chi permette che queste possano essere guardate.

La vicenda dell’Annunciazione di Antonello da Messina, custodito al Museo di Palazzo Bellomo di Siracusa, che secondo fonti giornalistiche subirà una “migrazione” verso Palermo, si inserisce malinconicamente nel discorso di cui sopra.

A sollevare opposizioni lo storico dell’arte Paolo Giansiracusa, che, articolando le ragioni della suo no attraverso i quotidiani regionali, ha affermato che il dipinto dovrà prima oltrepassare le barricate poste dinanzi il Museo.

Seguiremo di certo le eventuali novità.

L’Annunciazione di Antonello da Messina è un dipinto del 1474 traumaticamente trasferito dalla tavola alla tela a causa dell’assoluta inconsistenza strutturale del supporto ligneo. Corroso dall’umidità, sottoposto a continui interventi di manutenzione e restauro a cura dell’ICR, versa in precarie condizioni a causa dei danni subiti nel tempo. Trasferito da Palazzolo Acreide a Siracusa agli inizi del Novecento , ha trovato la sua sede definitiva nei locali espositivi della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo dove, per difenderlo dalle variazioni igrometriche, è stato prudenzialmente inserito in una teca di vetro. Più volte richiesto per mostre e fiere, più volte esposto persino per assemblee di carattere politico, a seguito delle continue proteste, capeggiate ahimè dallo scrivente, la Regione Siciliana ha emanato qualche anno fa un decreto di inamovibilità che oltre al capolavoro di Antonello comprende anche altre opere di pregio custodite nelle collezioni pubbliche dell’Isola. Gli attuali amministratori, superando le indicazioni del decreto, dichiarando l’opera in perfetta salute, ne chiedono adesso il trasferimento a Palermo. Ma si parla anche di una successiva tappa a Milano. Nel clima dei prodigi e dei miracoli delle abbondanti piogge di questo autunno ecco una magica sorpresa: il dipinto è guarito ! Non serve più la teca e può ritornare a viaggiare come un lenzuolo acquistato alla fiera. Per non fare irritare i siracusani è stato proposto uno scambio con un’opera dell’Abatellis, come si trattasse dei doppioni delle figurine Panini.
Ricordo a noi tutti che l’opera, dopo il decreto di inamovibilità, è stata collocata in un contesto ambientato. Cioè in una sala del Museo Bellomo, di cui costituisce la gemma più preziosa, sono stati sistemati alcuni elementi coevi a quelli dipinti da Antonello. Una maiolica malines blu, un libro delle ore, codice miniato di preziosa fattura; si aggiungano i davanzali a gradini delle finestre e le travature lignee della sala. Insomma il dipinto è nel suo luogo deputato. Tolto il dipinto, ciò che resta si configura come il guscio vuoto di una casa senza residenti.
Mi chiedo se gli altri musei sarebbero disponibili a cedere per traslochi estemporanei le loro gemme. Penso alla Gioconda per il Louvre, alla Primavera di Botticelli per gli Uffizi o al David di Michelangelo per le Gallerie dell’Accademia. E poi, il ruolo di Palermo capitale della Cultura non doveva servire a dislocare iniziative nel territorio regionale ? Com’è che dislocare è diventato accentrare e traslocare ?
Il dipinto è ancora nella sua sala, al primo piano di quello scrigno straordinario di architettura che è il Palazzo Bellomo; se la politica volesse continuare a spingere con l’idea del trasloco, troverebbe il dissenso e il muro contrario di una città intera, stanca di essere considerata magazzino da cui estrarre cimeli ora per il G7 di Taormina oppure per una passerella palermitana o meneghina.

La dichiarazione dello storico dell’arte, prof. Paolo Giansiracusa, inviata ai giornali.

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Dario Orphée La Mendola

Nato ad Agrigento. Maturità scientifica. Laurea magistrale in filosofia. Insegna Estetica ed Etica della Comunicazione presso l'Accademia di Belle Arti di Agrigento e Progettazione delle professionalità presso l'Accademia di Belle Arti di Catania. Critico e curatore indipendente. Collabora con numerose riviste, scrivendo di arte, estetica, filosofia della natura e filosofia dell'agricoltura. Si sta occupando dello studio del sentimento, di gnoseologia dell'arte, estetica della natura e scienze naturali.