Arte di Strada, Arte Urbana, Street Art, comunque la si voglia chiamare, da mesi ne parlano tutti e anche chi non l’amava o addirittura la detestava, ora non può fare a meno di interessarsene. Merito la super discussa e chiacchieratissima mostra Street Art. Bansky & Co L’Arte allo stato urbano che ha inaugurato lo scorso 17 marzo 2016 a Palazzo Pepoli di Bologna (visitabile fino al 26 giugno) – scortata da tante pattuglie di polizie quante non si vedevano da mesi nella città felsinea. Come tutti sanno, perché tutti i giornali e i principali portali d’arte ne hanno parlato, il tema della discordia è la legittimità o meno del preservare a tutti i costi opere nate abusivamente (come natura vuole per questo genere di arte) ma destinate a scomparire, che è diventato il vero nodo da districare in questa complessissima vicenda dove s’intrecciano teorie sul restauro e sulla conservazione dell’opera d’arte, diritto d’autore, proprietà intellettuale, rapporti umani e visioni dell’arte diverse.
Una mostra che è diventata un braccio di ferro intellettuale e culturale fra chi l’ha prodotta e organizzata: la Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, Genus Bononiae. Musei nella città e Arthemisia Group, i suoi curatori Luca Ciancabilla, Christian Omodeo e Sean Corcoran, il suo vero ideatore il Professor Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae, e di un gruppo di esperti nel campo della street art e del restauro e l’artista Blu, piccolo e grande genio della Street Art mondiale, formatosi fra le aule dell’Accademia di Bologna e autore di memorabili murales a Bologna, oggi, con alle spalle lavori realizzati in tutta Europa, USA, America del Sud e Palestina, è considerato una star di questo linguaggio e anche un esempio di integrità morale e poetica dopo aver deciso di cancellare alcuni dei suoi muri con l’aiuto di alcuni attivisti dei centri sociali. “A Bologna Blu non ci sarà più finché i magnati magneranno”, scriveva l’artista il 12 marzo dalla sua pagina FB, una dichiarazione chiara, limpida e cristallina in completa assonanza con quanto già fatto nel 2012 a Berlino, anticipando lui stesso, in quell’occasione, quanto sarebbe accaduto da lì a poco con la demolizione degli edifici che avevano ospitato le sue opere.
Noi di Segno siamo andati a visitare la mostra e vi proponiamo qui una piccola galleria fotografica con le opere, spray sui muri di Banksy, Ericailcane e Drouet ma anche della grande parete in cemento dipinta a vernice a tempera proprio da Blu su un fianco degli uffici delle ex officine Casaralta a Bologna, salvata dalla demolizione.
La questione è molto complicata e difficile da trattare. Per questo motivo, non vogliamo liquidarla con semplici notizie che hanno il sapore del gossip, ripromettendoci nelle prossime settimane una disamina della mostra che provi a fare una riflessione più ampia, mettendo a fuoco temi come autorialità/anonimato, legale/illegale, conservazione/effimero, riscrittura/sacralizzazione, declinando anche il tema “politico”, ma in modo meno ideologico di come è stato affrontato finora e anche sentendo direttamente i protagonisti di questa mostra.