Puca Latella…un Luca d’Antan? E’ così che si chiama la mostra inaugurata presso la Galleria Adalberto Catanzaro a Bagheria. Una mostra che inaugura una nuova tappa del percorso della Galleria, orientata nel dare nuova linfa vitale e, quindi, nuove possibilità interpretativa ai Maestri che hanno caratterizzato la storia dell’arte italiana. E Patella è sicuramente uno di questi.
Anticipatore fra gli anticipatori, primo fra i primi, Patella ha sempre operato e viaggiato fra i media. Senza pregiudizi di sorta, già dagli anni Sessanta, l’artista spaziava fra fotografia, cinema, installazioni, performance fino alle opere che oggi chiameremmo “multimediali”. Opere in pellicola come SKMP2 (1967), o Terra Animata (1967), opere multimediali come gli alberi parlanti negli anni ’70, come anche le sue proiezioni dall’interno di Oblò. E ancora le fotografie, gli specchi, i tondi, le spirali, i vasi fisiognomici…molte, troppe le sfaccettature di Patella. Per questo impaurisce, inquieta, spaventa. E per questo, troppo spesso, lo si è cercato di dividere e sezionare, compartimentare. Il Patella filmmaker. Il patella fotografo. Il Patella degli specchi. Il patella poeata…e così via.
Il punto non è cosa accade negli scompartimenti, ma cosa accade nei passaggi e negli incroci fra i singoli scompartimenti. Cosa accade nei fra, nei rapporti, ad esempio, fra le fotografie e gli specchi, o fra il cinema e le poesie. E non a caso l’esposizione era proprio pensata per far scontrare le opere dell’artista e non per dividerle. Come la decisione di inserire vicino ad uno specchio la fotografia Leggendo nella psiche (ribattezzata: Protoselfie. Leggendo nella psiche). Il vortice di senso nella quale ci trascina la fotografia è lo stesso vortice che troviamo nel momento in ci accingiamo a seguire la spirale della scritta degli specchi. Un vortice psichico, fisico e mentale. Un vortice che trascina lo spettatore nel momento in cui inizia a visitare la mostra. Un vortice, quello di Patella, su cui molto si è detto ma che ha bisogno ancora di nuove interpretazione e nuovi angoli di lettura.
E proprio da questi angoli nasce il catalogo per le edizioni Ezio Pagano. Più che catalogo, un libro d’artista all’interno del quale l’artista ha deciso di inserire un suo testo poetico che, in un certo senso, fa parte dell’esposizione.