La vita mostra se stessa, e l’artista ne coglie i significati in un’opera che, mostrando se stessa anche lei, diviene scena di un significato ampio, ma oscuro. In che modo la professionalità dell’artista diviene progetto di svelamento quotidiano?
Quotidianità. Sugli scalini della Fontana dell’Elefante, a Catania, una ragazzetta osserva l’assolata piazza Duomo annotando, su un quaderno per schizzi, una scena barocca in cui anch’io, di fronte a lei, partecipo come pura apparenza. Ella lentamente alza lo sguardo, poi lo posa sul disegno; e ancora lo alza e lo posa, accompagnando questi teneri movimenti con le scosse violente della mina tra le dita della mano sinistra.
Seppure la ragazzetta abbia vissuto questa scena sicuramente tantissime volte, e in queste volte ella abbia anche vissuto non accorgendosi di farlo, nel cuore suo, in un giorno determinato, l’impetuosa coscienza dell’emozione l’ha spinta a riprodurre la forma della piazza.
Senso. Che senso ha ricreare qualcosa di cui non conosciamo il suo senso; o qualcosa di cui, del senso, ne abbiamo appena un abbozzo? La coscienza dell’emozione, la quale non si accontenta di una scena della vita così com’è, desidera rendere ciò che la interroga qualcosa di privilegiato, da osservare attraverso una riproduzione, la cui fragile sussistenza non è tanto differente dal modello originario. Che allora sia, tale abbozzo, l’intuizione del senso stesso?
Creatività. Fornire la scena estetica di qualcosa nell’ambiente in cui viviamo è probabilmente una necessità biologica. E se tale scena viene riprodotta (come dalla ragazzetta), possiamo ammettere che il senso è un desiderio: di conoscere il e adattarsi al mondo.
A quanto pare, per l’arte (che è una particolare necessità), non c’è conoscibilità migliore della scena, forse perché la ricerca del senso denota appunto che qualcosa la contenga.
Il vero “privilegio” della ricerca è aver cavato la risposta conoscitiva e adattativa con la garanzia di un dato (seppure difficile da interpretare). Su questo dato costruiamo la nostra cultura, terreno in cui affiora quello che, del senso, non è stato ancora ricercato.
Progettazione. Ovviamente, al fine di una buona creatività (unione di adattamento e conoscenza), è necessaria altresì una buona progettazione, spinta sì dalle funzioni biologiche (psicologiche, ambientali, ecc.), ma sorretta sempre dal principio etico che tali funzioni abbiano un valore in sé -da difendere- nella pura apparenza. Come in un esercizio amoroso.
(La foto è di Giuseppe Sabella)