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La marcia delle donne

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Il festival di Sanremo è appena terminato e stiamo ancora tutti a chiederci quale fosse il senso della maglietta indossata dalla Ferragni: “sentiti libera”. Che mai vorrà dire? Mi sa che dovrei riposare un pochino, la Ferragni non indossava una maglietta, ma un lungo vestito, e il festival era quello dell’anno passato. La differenza, come il senso della frase, mi è sfuggita. Come ha scritto, tempo addietro, l’artista Giuseppe Veneziano, in una società come la nostra avere successo ed essere bravi è sovente una colpa; dall’essere osannati a scivolare su un pandoro basta un attimo. La stessa cosa accade con le statue: collocarle nelle piazze, significa indicarle come esempi di virtù; se masse inferocite si ostinano a tirale giù dal loro piedistallo, vorrà dire che in certi modelli – ladri, schiavisti, pedofili – la società non si può identificare. Non che prima si riconoscesse: semplicemente le colpe di quei tali non erano state rivelate. Oggi, far finta di niente è difficile, come è difficile che il fantasma di Saddam o di Montanelli sventoli sotto il nostro naso un assegno da un milione. A dirla tutta, se uno scultore vuole assicurare al suo lavoro lunga vita, la cosa migliore da fare è evitare i famosi. Bene ha fatto dunque Alessia Forconi a progettare il suo monumento per ricordare la rinascita di Cassino a ottant’anni dalla sua distruzione come un’allegoria: nessuna figura storica da celebrare, solo due donne che procedono in una composizione concentrica sfiorandosi con una mano e con un piede. L’intento che le muove è il medesimo, proprio come la veste che le cinge; diverso è però il senso del cammino. La prima, più anziana, rivolta verso la cittàdistrutta, porta in mano le rovine di una torre campanaria; rappresenta il passato, da non dimenticare. La seconda, procedendo in direzione opposta, tiene alta la luce di un prisma, la speranza nel domani. Passato e futuro coesistono su un basamento rotondo dove sono incise le impronte di chi è vissuto e di chi verrà, simbolo e augurio di seguire il solco tracciato dalla coppia per la nuova città. Le donne, lo sappiamo, non procedono mai sole. E se provassimo a metterci in cammino insieme a loro?

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Roberto Sala

Art director della rivista Segno insegna Grafica editoriale all'Accademia di Belle Arti di Brera