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La forza eterodossa dell’arte: RAID + ICEcubes

Paradigmatica ed incisiva la dichiarazione d’intenti di RAID

R A I D è un gesto libero.
R A I D è aggregazione di artisti che condividono gli stessi intenti, liberi da impalcature di mercato.
R A I D si struttura come rete inter-relazionale in cui ognuno è invitato ad invitare consanguinei fino all’ultimo.
R A I D basa la propria incursione sull’estemporaneo, senza limitare in alcun modo la prolificità degli Autori.
R A I D è un bambino a cui prescriverebbero il Ritalin. Agisce ai margini e al centro.
R A I D si fruisce in diretta, via schermo. Voyeurismo puro.
R A I D è un format ideato, prodotto et realizzato da FatStudio.
R A I D non è una mostra.
RAID e’ una pratica.

 

Le 24 stanze, l’ingresso, la reception, la saletta della prima colazione dell’Hotel Caselle si sono aperte ad accogliere un vero plotone della ricostruzione costituito da pittori, scultori, fotografi, registi cinematografici, curatori, designers, musicisti intenti per l’appunto in un’operazione di Manumission, o potremmo dire di Sublimazione, di un luogo che metamorfizza grazie alla forza catartica, rivoluzionaria, eterodossa dell’Arte, perche’ come chiosava Dostoevskij, la Bellezza salvera’ il Mondo.
Dopo il precedente appuntamento novembrino nella citta’ sabauda, RAID e’ dunque tornato, questa volta a San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna concretando la scelta di un topos che esula dagli ufficiali circuiti cittadini e palesando una sostanziale presa di coscienza del ruolo dell’artista contemporaneo, anticipatore di un sentire comune e qui teso ad una fondamentale collaborazione con l’altro in una dimensione di metaautorialita’.

Dalle 10.00 alle 16.00 di venerdi’ 2 Febbraio gli artisti hanno agito con entusiasmo e coerenza scardinando e sconvolgendo i limiti di questo stesso ristretto arco temporale ed affidando all’Hotel il ruolo di amorevole ed imperituro custode di opere. Gli interventi piu’ interessanti sono stati di certo quelli realizzati ad hoc, sospinti dalle intuizioni generate dalla compenetrazione con gli ambienti preposti. Pur non offrendone un quadro esaustivo, doverosa e’ una promenade che espliciti come i partecipanti abbiano (attraverso media ed illuminazioni perspicue al proprio fare) trasformato queste camere in veri luoghi dell’ anima. Angelo Bellobono ha riportato alla luce taches normalmente celate all’occhio dell’avventore innervandosi su di esse con la propria pittura visionaria, vibratile, densa di malia sulfurea e generando un’opera organicamente viva e destinata a modificarsi nei mesi. Rocco Dubbini, da sempre attento osservatore del sistema arte e dei suoi complessi ingranaggi, ha presentato per RAID un’opera pregnante: nel suo documento d’identita’, in cui egli dichiara con orgoglio e consapevolezza la professione d’artista, i propri connotati fisiognomici trasfigurano rapidamente in quelli di un altro individuo, artista anche lui (nello specifico si tratta di Davide Dormino) divenendo cosi’ principio movente di un flusso estendibile ad infinitum. Giovanni Gaggia ha giustapposto alla matericita’ rustica ed infeltrita di una coperta (l’ultima della propria serie) accuratamente custodita nei cassetti della camera, la delicatezza del ricamo d’oro: dipartendo da un input dei Bianco Valente Gli Odori che Risvegliano i Ricordi, Gaggia dipana, come e’ aduso, un filo della memoria che qui si declina nelle sue connotazioni sinestetiche.

Vincenzo Marsiglia e’ intervenuto invece sui marmi dell’Hotel, incidendovi il suo iconico segno, la sua cifra piu’ rappresentativa ed ecco dunque quel grafico rincorrersi di linee, quel saettare ripidissimo che sempre scaturisce nei pattern geometrici e stranianti. Tiziana Pers ha perpetrato infine la propria coraggiosa lotta a difesa dei diritti degli animali: Meat is Murder, canzone dei The Smith del 1985 mandata ossessivamente in loop, attraverso l’opera della Pers diviene immagine, diviene logos in uno scivolamento percettivo che invita il fruitore a soffermare lo sguardo in una piu’ accorta e sensibile considerazione dei destini tutti. Incisivo a di grande impatto è stato anche l’intervento   proposto dal collettivo romano Spazio Y che ha sollecitato il pubblico di RAID con la performance Intimità Forzate. Per un tempo di 15 minuti gli artisti di Spazio Y hanno chiesto a persone che non si conoscono di rimanere chiusi della stessa stanza invitandoli a scegliere una frase a testa fra la serie di gruppi di domande loro proposte e di rispondere a queste vicendevolmente. 5 i minuti disponibili per rispondere al primo quesito per poi proseguire con successivi gruppi di domande corrispondenti ad un grado di approfondimento interpersonale sempre maggiore. Le domande suddivise nei blocchi  A, B, C sono state in seguito ubicate in diversi punti della stanza ed evidenziate dalle lettere sopra indicate. Intimità Forzate, rifacendosi ad una ricerca di psicologia sociale del 1997 e intitolata The Experimental Generation of Interpersonal Closeness (dunque precedente alla diffusione massiva di internet) spinge ad una riflessione sulla possibilità che costruire un’intimità tra due persone che non si conoscono, sia possibile attraverso il graduale e reciproco raccontarsi di storie, recuperando di fatto quella dimensione “fisica” sostanziale alle relazioni umane che nell’ultimo ventennio sembra essersi sempre più dissolta in favore di una virtualità. Studio Y, come dei veri e propri ricercatori, quasi degli antropologi, attraverso questa performance/esperimento accompagnato dalla registrazione di audio e video (le cui identità restano protette dalla privacy ovviamente), trasformano quelli che in campo scientifico normalmente si chiamano freddamente “dati” in qualcosa di estremamente emotivo e che interessa il campo della costruzione dei rapporti sociali oggi. La ricerca è aperta.

Manumission Motel e’ un progetto FatStudio di Alessandro Brighetti e Giulio Cassanelli.

RAID in quest’occasione si e’ sposato con un altro evento di estremo interesse della settimana dell’arte bolognese: Ice Cubes. Dopo l’irriverente appuntamento 2017 in cui il format ideato da Milena Becci si era svolto all’interno di una gelateria del centro della citta’, quest’anno artisti e curatori si sono ritrovati nella saletta della colazione del gia’ citato Hotel Caselle. Nel corso della giornata, tanti i personaggi che si sono succeduti dando vita ad approfondimenti densi di senso tra l’aroma del caffe’ e i fumanti cappuccini: intorno ad un tavolo, essi hanno lungamente disquisito sulla propria visione dell’arte come convivio, sull’essere artista in questa contemporaneita’ o sulla propria poetica.
Ice Cubes ha visto protagonisti Angelo Bellobono, Ginevra Bria, Alessandro Brighetti, Giulio Cassanelli, Fabio Cavallucci, Alberto Dambruoso, Davide Dormino, Rocco Dubbini, Eva Hide, Elena Forin, Giovanni Gaggia, Silvia Giambrone, Francewsco Lauretta, Vincenzo Marsiglia, Fabiola Naldi, Luca Panaro, Claudio Libero Pisano, Lamberto Teotino, Antonello Tolve, Virginia Zanetti.

Fat Studio: http://www.fatstudio.org

ICEcubes FB: @ICEcubes Bologna

 

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