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Kandinsky a Palazzo Reale

Vassily Kandinsky, Complexité simpleC’è tempo fino al 27 aprile per poter apprezzare l’ampia retrospettiva a Palazzo Reale a Milano dedicata a Vassily Kandinsky. Organizzata in quattro grandi sezioni – i quattro periodi della sua vita artistica in quattro città diverse – la mostra prende il via nella prima sala con le pitture parietali, ricreate nel 1977 dal pittore restauratore Jean Vidal, eseguite originariamente da Kandinsky per decorare il salone ottagonale della Juryfreie Kunstausstellung. Il primo periodo è quello di Monaco di Baviera dove Kandinsky si trasferisce dal 1896 al 1914, sono qui esposti i suoi primi lavori inquadrabili come tardo espressionisti ma dove si vede il primo processo di astrazione dal reale. Allo scoppio della guerra, nel 1914, Kandinsky è costretto a rientrare a Mosca. A questo periodo appartengono poche opere figurative. Gli anni del Bauhaus, dal 1921 al 1933, vedono l’esplosione dell’artisticità poi consolidata di Vassily Kandinsky. I titoli stessi delle sue opere mettono in evidenza il rapporto tra i colori e le forme geometriche, (Arancione, Schwarzer Raster 1923; Su bianco II, Auf Weiss II 1923; Giallo‐Rosso‐BluGelb‐Rot‐Blau 1925). Questi anni al Bauhaus sono caratterizzati dall’amicizia con il vecchio amico Paul Klee. La chiusura del Bauhaus, imposta dai nazisti nel 1933, lo costringe a emigrare di nuovo, questa volta verso Parigi dove, nei suoi dipinti e nei lavori su carta, anche per l’influsso degli amici surrealisti Jean Arp e Joan Miró, si moltiplicano le forme biomorfe: amebe, creature degli abissi, embrioni, insetti (vedi Ammasso regolato, Entassement réglé, 1938; Azzurro cielo, Bleu de ciel, 1940; Una festa privata, Une Fête intime, 1942). Un microcosmo in cui Kandinsky si immerge, anche per fuggire l’angoscia della guerra. A Parigi muore il 13 dicembre 1944.

Le oltre 80 opere esposte a Palazzo Reale provengono tutte dal Centro Pompidou di Parigi ed erano state donate alla città di Parigi, alla morte del pittore, dalla vedova dell’artista.

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