Carla Accardi, Kengiro Azuma, Giuseppe Capitano, Eva Caridi, Nicola Carrino, Giacinto Cerone, Daniele D’Acquisto, Fernando De Filippi, Michele Guido, Alina Kalncynska, Bogumil Ksiazek, Giancarlo Moscara, Hidetoshi Nagasawa, Giuseppe Negro, Christos Pallantzas, Guido Strazza, Costas Varotsos sono i diciassette protagonisti di una mostra originale e ben strutturata a cura di Lorenzo Madaro presso la A 100 Gallery di Galatina, che si avvale del coordinamento organizzativo dell’energica e coraggiosa Nunzia Perrone.
La mostra, attaulmente in corso e visibile sino al 30 settembre, permette di riflettere sulla carta, non quale mero accessorio o strumento, ma come substantia dell’opera stessa.
E se tale storico e tradizionale materiale induce immediatamente a pensare al disegno preparatorio, dunque ad ambiguità ed imprecisione, al dinamismo della visione dell’artista ed alla valenza eidetica del progetto, l’esposizione mette in luce non le potenzialità di rappresentazione, ma l’azione del pensiero attraverso la carta, cosicché l’artista sviluppi l’iter della ratio proprio sulla carta, ed imprescindibilmente in relazione ad essa.
It’s all about paper, lungi dal proporre una carrellata di opere non-finite, esplicita il paradosso della prassi, riflettendo la singolarità di ogni artista: da scrittura o tratto, come nel caso di Accardi, dei libri d’artista di Kalncynska ad accezione biografica di diario, non verbale, quotidiano di Caridi. È una riflessione ampia e complessa quella offerta dalla carta, che svela una serie di racconti intimi, che si visualizzano in mappe, in architetture, in forme geometriche, racconti che talvolta si trasfigurano in pittura come per Pallantzas o Ksiazek – o in lavori extrapittorici – in cui traspaiono le inquietudini dell’esistenza. Ripetizioni ossessive, utopia dell’oggetto, astrazione dell’io, ma ancora intrecci semantici di storie personali e politiche, che mostrano come l’arte possa incidere lo spazio del sociale (Carrino), per render consapevoli di crisi e conflitti, di ideali e valori (De Filippi); di come sia possibile cancellare, copiare, recuperare, attraverso l’uso e la tecnica dei materiali (Negro), ripetere atti alla base del tempo, con il ricorso della citazione quale forma di memoria (Varotsos).
Tali storie tracciano, così differentemente articolate, tessono la trama di un percorso omogeneo, in cui la carta permette di allineare la verità del pensiero alla verità del fare, la forma alla materia, il processo in fieri all’opera in atto.
Luogo aperto ed intermedio tra finito ed infinito, mezzo di (auto)analisi e conoscenza, viaggio verso un punto di vista altro od osservazione del pensiero, movimento, dinamicità, tempo: il foglio di carta continua a rappresentare lo spazio dell’uomo (José Saramago).