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INTERNO GIORNO – A Sarzana la Personale di Fabrizio Prevedello

L’aggressività della liveness occidentale, retaggio post-industriale e di due conflitti mondiali, ha spesso condizionato la produzione artistica, abbondante nel corso del Novecento di ricerche piene di grinta e incisività formale, creando talvolta vere e proprie correnti, come nel caso dell’Espressionismo, o casi esemplari come Francis Bacon o i Pink Floyd. L’avvenire di una società votata al consumo, non ha sedato lo spirito combattivo di molte manifestazioni artistiche, bensì allargato il campo d’indagine introducendo il rapporto tra l’uomo e l’oggetto: l’Arte Povera è un modello calzante di quella volontà di cercare significato ed equilibrio tra l’irruenza della comunità di massa, amorale e istintiva, e la riflessione individuale dell’individuo, in particolare nel suo rapporto con il circostante.

“Le cose”, il loro utilizzo reiterato, producono un’assuefazione estetica, venerata nel caso della Pop Art o più spesso dissacrata e aggredita dall’artista che dichiara “guerra” all’oggetto, ignudandolo del suo scopo come nel caso del Dada, o “addomesticandolo” nell’intenzione di recuperare un’aura: ecco, dunque, che dall’oggetto “povero” e nobile si arriva alla res naturalis, estetizzandola nel suo rapporto con l’umano.

Fabrizio Prevedello, in mostra da Cardelli & Fontana – arte contemporanea di Sarzana fino al 18 Novembre con la personale Interno, propone un’originale e profonda indagine sul rapporto artista-oggetto.

Nell’arte di Prevedello affiora la Bellezza della semplicità, rielaborata in maniera disciplinata e affatto invadente, molto vicina alla corrente del Mono-Ha, la “Scuola delle Cose” (in particolare sembra ridestarsi la figura di Lee U-fan), priva di dinamismo ma pregna di una tensione immanente, in bilico (o forse proprio collante) tra una dimensione sacra e una selvaggia.

L’estetica del marmo, quasi un objet trouvé, è un ritorno al passato, dal sapore apotropaico, quando si giungeva perfino a dipingerlo, rapiti dalla perfezione del disegno della natura, in contrasto con la bestialità della Natura stessa, la sua essenza “matrigna”. Sui contrasti giuoca molto la progettualità della mostra, così il massiccio e delicato Rosone che accoglie all’ingresso (paradossale trovarlo in un Interno) come un Occhio severo ma familiare, se non addirittura domestico, contrasta con l’occhio animalesco e languido della locandina di presentazione, o ancora la frastagliata e pachidermica roccia si contrappone e “regge” uno specchio liquido e calmo. Pervade in tutte le opere un costrutto grafico, l’inclinazione per un certo linearismo allacciato alla tradizione europea, oltremodo medievale, distinguendosi pertanto da quella leggerezza orientale, perchè più carnale e meno eterea. Più Durer che Hokusai, in parole povere.

Fabrizio Prevedello

Interno / Interior

Fino al 18 Novembre 2017

Cardelli & Fontana artecontemporanea

Via Torrione Stella Nord, 5, 19038 Sarzana SP

 

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