Lo spazio Inangolo di Penne presenta -sabato 19 aprile 2014- Interferenze, una rassegna composta da nove video realizzati da artisti provenienti da tutt’Italia. I lavori sono stati selezionati da Alessandra Arnò, artista e responsabile dello spazio milanese Visual Container. Gli autori coinvolti sono Patrizia Bonardi, Anita Calà, Rita Casdia, Silvia De Gennaro, Elisabetta Di Sopra, Francesca Manetta, Igor Imhoff, il collettivo Di Bernardo Rietti Toppeta e la stessa Arnò.
La compilation dà vita ad una sequenza video eterogenea, fatta di tante sfumature, dove però è possibile individuare un filo rosso comune cha va dalla denuncia di un malessere sociale al senso di smarrimento prodotto dalla routine della vita quotidiana. Patrizia Bonardi attraverso la costruzione di una scena glaciale e al tempo stesso sospesa tra sogno e realtà ci ricorda che l’uomo nel momento in cui nasce segna il suo destino; un triste epilogo da cui non ci si può sottrarre: la morte. Anita Calà, seguendo un’impostazione scenica, tipica del teatro dell’assurdo di Samuel Beckett (l’animazione ricorda tantissimo il dramma teatrale di “Va’ e vieni”), da vita ad un gioco onomatopeico fatto di sopraffazioni sonore. La scena si conclude in una spiazzante azione di pura violenza. Rita Casdia con il video “Stangliro” presenta un lavoro in cui descrive il fallimento della massa, incapace di dar vita a forze creative e il fallimento del singolo incapace di farsi comprendere. Quest’ultimo, pur riuscendo ad elaborare un linguaggio personale, resta solo ed incompreso perché il messaggio da lui prodotto è frutto di un alfabeto completamente sconosciuto al gruppo. Silvia De Gennaro presenta un lavoro che mette in risalto il potere della comunicazione mediatica sulle coscienze umane dove persino le zanzare si trasformano in “piccole macchine da guerra” capaci di trascinare le persone in uno stato di terrore e di ansia. L’unico modo per sottrarsi all’inganno della parola è stare al gioco e tramutarsi in Aracne che tesse la tela per catturare le “sanguinarie” zanzare. Elisabetta Di Sopra lavora sul tema dell’identità espressa attraverso il mondo che ognuno di noi si porta dietro. Il mobilio della nostra casa, i nostri indumenti e il nostro corpo sono il codice a barre che ci contraddistingue e ci rende diversi gli uni dagli altri. Nel momento in cui l’immagine che costruiamo di noi stessi viene man mano smantellata anche la nostra ragion d’essere viene messa in crisi fino “all’estinzione totale” della nostra persona. Francesca Manetta si muove su una linea estetica più vicina al mondo della comunicazione pubblicitaria e del fashion style. Partendo dalla fiaba di Hans Christian Andersen “Scarpette Rosse” l’artista elabora un video in cui la protagonista diventa una sorta di madrina dell’arte; testimonial di un linguaggio che trae forza da passioni profonde frutto di incondizionati processi subliminali. Igor Imhoff presenta la storia di una “passeggiata” a Marghera. Il lavoro però è il risultato di una composizione visiva realizzata attraverso svariate tecniche videografiche utilizzate con maestria e forte capacità comunicativa. Il “viaggio” non avviene più in un’anonima località veneta ma tra le fitte trame della rete virtuale attraverso un gioco ritmico-grafico-luminoso estremamente sofisticato. Una “banale passeggiata” si trasforma in esperienza psichedelica affascinante e adrenalinica. Sulla stessa scia si colloca il lavoro del collettivo Di Bernardo Rietti Toppeta che si muove sempre sul tema del viaggio; percorso ripetitivo e anonimo sedimentato nel processo esperienziale di una persona a tal punto da essere recepito come hortus conclusus oltre il quale non è possibile andare. L’appiattimento globale e la massificazione generale diventano i termini di riferimento di una vita omologata descritta attraverso un linguaggio optical convulsivo e ansiogeno. Infine, Alessandra Arnò con il video “Blindfold” presenta visivamente la questione shakespeariana “essere o non essere” che nel suo caso diventa “vedere o non vedere”. Un lavoro dove sono protagonisti una serie di iridi azzurre che compaiono e scompaiono seguendo un ritmo preciso e cadenzato. Nella sequenza ritmica l’artista elabora un messaggio solo apparentemente complesso e criptico perché questo appartiene alla grafia e alla sintassi umana dei non vedenti, quella del braille. Il corpus video presentato a Inangolo si mostra come esperienza di sovrapposizione di vari pensieri estetici, apparentemente conflittuali tra loro che, con le loro conseguenti interferenze aprono la strada ad un segnale estraneo ma decisamente nuovo. Novità assoluta per il panorama artistico “periferico” ed estremamente stimolante per un luogo che ha scelto di percorrere la propria strada seguendo le sperimentazioni più spinte.
Inangolo
Strada Pultone 2 – 65017 Penne (PE)
Inaugurazione: sabato 19 aprile – ore 18.00
dal 19 aprile al 3 maggio 2014