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Inizio d’anno intenso al Macro Asilo

Il 2019 è iniziato con una serie di appuntamenti progettati dal collettivo Escuela Moderna/Ateneo Libertario, ospitati nella programmazione del Macro Asilo, diretto da Giorgio de Finis.

Un primo appuntamento è stato il 13 gennaio con Il duo Lie-fi Palimpsest (Floida Skraqi e Rossana Bossini) che hanno montato una performance molto interattiva intitolata ‘find your closeness’, basata su istruzioni audio, che portavano i partecipanti in coppie create sul momento, sia a riflettere su stati d’animo profondi che  a sfiorarsi, accarezzarsi, danzare.

Il 16 gennaio, è stata la volta dell’ ‘autoritratto di Domenico Mennillo’, che ha presentato decenni di ricerche tra arte visiva e teatro; protagonista della scena partenopea e non solo; Mennillo ha raccontato attraverso una lezione performativa e dei video, alcuni dei quali già proiettati nel 2006 nella Biennale di Venezia Architettura nel Padiglione Venezuela, il tentativo a volte riuscito, di superare il connubio testo-teatro-palcoscenico, in favore di una più ampia concezione di spazio scenico che includa lo spazio del vivere, i campi, le grotte, le vigne così come la città storica o le dimore o le scuole.

Il 18 gennaio, abbiamo avuto nella black roomuna performance sorprendente intitolata ‘mastica e sputa’ di Domenico Laterza. Una poesia di Pasolini, fatta a strisce e le parole masticate e soffiate attraverso una cannuccia di una penna biro, come fosse una cerbottana. Molte ore di buio e suoni corporei, poi alla fine la luce nera ha illuminato delle costellazioni.

Poi ancora, il 29 gennaio, un‘autoritratto di Giacomo Tringali’, scultore e architetto incentrato sulla profonda eredità che la storia antica ci consegna e su quanto sia attuale e necessaria una convergenza tra arti plastiche e architettura e a seguire la ‘lectio magistralis’di Pedro G Romero, artista e commissario nonché borsista alla Real Academia de España, un autore –deus ex machina– delle ricerche sull’iconoclastia, che ha presentato al Macro Asilo il suo nuovo progetto sul‘Sacco di Roma’.

Il 27 gennaio per laGiornata della memoria, il prof. arch. Sandro Scarrocchia ha illustrato le controverse vicende relative al ‘Memoriale italiano di Auschwitz’, capolavoro moderno site specific, progettato da BBPR(Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers), opera d’arte totale frutto della collaborazione tra il celebre studio milanese, Primo Levi, Nelo Risi, Pupino Samonà e Luigi Nono, inopinatamente rimosso dal suo sito naturale per essere ricostruito a Firenze.

Nel Pomeriggio del 27‘Pro-Memoria’, una commovente azione di Nicoletta Braga con il gruppo BreRaum, nato nelle aule della Terapeutica Artistica di Brera, ha rinnovato le riflessioni su cosa sia stato l’Olocausto del popolo ebraico, dei popoli Rom e Sinti, di cosa sia stato il progetto eugenetico nazista, di cosa significhi, l’uso della violenza da parte di uno Stato contro gli oppositori politici, una violenza che porta a sofferenze indicibili tanto che la morte rappresenta quasi una liberazione.

La sera del 27 Emmanuele Lo Giudice ha presentato il progetto svolto nel novembre scorso nel Padiglione spagnolo della Biennale di Venezia 2018, intitolato ‘Arquitectura Gaseosa’. Una teorizzazione sulla trasformabilità e performatività degli spazi pubblici per una maggiormente libera riconfigurazione spaziale e sociale.

Febbraio si è aperto con la formidabile installazione/performance di Nicoletta Braga intitolata Cambiamento di Stato, Macro Asilo-Asilo di Kobane che avevamo annunciato l’altroieri.

La sala così allestita presenta: mappe e bandiere del Kurdistan, materiali di informazione, manifesti e video, uno in particolare sull’Asilo di Kobane, una scuola-orfanotrofio per i figli dei combattenti caduti lottando contro l’ISIS. All’ingresso un testo della Braga e uno di Marco Rovelli, eccellente musicista e scrittore, autore del celebre romanzo ‘la guerriera dagli occhi verdi’, Giunti ed., ispirato alla combattente curda Avesta, purtroppo deceduta poco dopo la pubblicazione del volume. Sulla parete destra troviamo 10 teste montate su basi di ferro, teste bendate e/o imbavagliate, intitolate ‘Prigioni’.

Sulla parete opposta una schiera di 7  di 30 disegni matita e carboncino e inchiostri, ciascuno di circa un metro per due, con le‘guerriere dagli occhi verdi’che ci guardano sorridenti e minacciose, nude, col berretto frigio e la fionda in mano. Nella parete interna dell’ingresso, un agrume sapientemente innestato (Innesti) fa bella mostra di sé, introducendo un altro tema, quello della ibridazione tra naturale e artificiale. Ai suoi piedi riposa ‘La bella addormentata’, scultura realista in gesso, anche lei, con il berretto frigio e la fionda in mano, una pseudo libertà che guida il popoloma addormentata sul drappo nero dell’Anarchia. Culla il suo sonno un audio in loop dove canta ancora Marco Rovelli in una interpretazione originale de: la bella che guarda il mare di Trovajoli. La bella addormentata, tra la la, tra la la, tra la la, ha un nome che fa paura, libertà, libertà, libertà…Il centro della sala è occupato da un tappeto orientale ricoperto di terra e di sabbia dove riposa una figura analoga ma realizzata con materiali diversi intitolata ‘l’immortale’, la scultura di scena cloudella performances del 2 febbraio. Sul pavimento cinque tronchi di piramide scultura costruita intitolata‘Stella’, formano una stella a cinque punte, mentre sul fondo della sala, custodite in tre grandi teche di plexiglass, troviamo ‘le origini del mondo’, frammenti di anatomie che richiamano il celebre capolavoro di Courbet. In effetti i richiami alla storia dell’arte sono numerosi in questa installazione, dunque Courbet, Delacroix, Michelangelo… Sospeso nell’aria un albero morto intitolato ‘albero volante’, che si specchia nell’Innesto di agrumi vivi.

La performance della durata di 35 minuti, si è svolta con l’artista che estraeva dal corpo mummificato della ‘Immortale’, numerose protesi quali lenti a contatto, impianti dentali, un seno di silicone, un hard disk, un femore in titanio etc. etc. formando su una grigia scatola metallica una sorta di ex voto. Rastrellando poi tutta la terra la terra è tornata alla terra.

Al termine di questa commovente azione, è intervenuta Ozlem Tanrikulu, membro di UIKI – Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia. La compagna, ha ricordato ai presenti il Kurdistan che cresce nel Confederalismo Democratico, le condizioni di Ocalan, e ha insistito sulla questione che nessuna persona, nessuna società, nessun gruppo umano può evolvere, emanciparsi o liberarsi senza rivedere completamente la condizione della donna.

Il terzo giorno l’installazione si presentava così come descritta ma senza ‘Immortale’ e con la che terra riposa su un tappeto di terra.

Sempre il 3 febbraio, nella Stanza delle Parole, la performance di Eleonora Gugliotta ‘non si accettano caramelle dagli sconosciuti’. Eleonora da sempre utilizza pittoricamente materiali eterogenei, che risulterebbero di scarto, se non fossero recuperati a nuova vita dalle sue azioni.

A volte in passato si è trattato di peli corporei, di capelli, di polvere, di fluidi, altre volte di fili e gomitoli di lana. In questo caso la materiaè stata ilchewingumusato, masticato e sputato che tutti almeno una volta abbiamo trovato appiccicato sotto la tavola o sotto la sedia dove eravamo seduti.

L’invito (implicito) dell’artista è a superare la barriera, la preoccupazione igienica, sporcarsi le mani con la propria saliva, masticare e poi rimodellare a mano con con l’ausilio di piccoli strumenti, delle microscultureda collocare sul fondo di una catasta di sedie ribaltate, appese sospese.

Un’azione lunga un giorno articolata nel coinvolgimento dei fruitori del museo, a confrontarsi con questo lato infantile, incosciente, ludico, ma che è anche un lato di ciascuno di noi, un lato felice e senza paura; last but not least,nel foyerdel Museo, alle ore 16.00 del 3 febbraio, Matteo Binci e Edvige Crocifissa Cecconi Meloni, hanno presentato una performance di rifondazione del museointitolata ‘dal fondo, desiderare’. L’azione è consistita nell’interramento rituale di una piastrella votiva e di un chiodo o cuneo a scopo augurale, questo è avvenuto alla fine del mese di novembre mentre oggi, un file audio trasmetteva a intermittenza la lettura delle autorizzazioni da parte delle autorità competenti a realizzare l’operazione. Al centro del foyeruna pila di 5000 copie del documento formava un parallelepipedo bianco a disposizione dei visitatori. Una operazione linguistica molto potente, che ha espresso -oltre al contenuto artistico- un senso autentico e l’autentico desiderio di fare gli auguri a questo esperimento museale.

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