È online la V edizione di INDEX – Repertorio d’arte contemporanea in Basilicata, promosso nell’ambito del progetto Laboratorio Mezzogiorno della Fondazione SoutHeritage di Matera ed ormai sposato anche dal Centro per la Creatività giovanile Cecilia di Potenza, che ha ospitato le mostre-focus su Valentina Ferrandes e Gerardo Fornataro.
L’archivio è stato ideato e coordinato dal 2009 da Lucia Ghidoni, per valorizzare e promuovere l’arte contemporanea lucana, attraverso una selezione annuale, effettuata da critici o storici, di quattro o cinque artisti, i cui lavori vengono diffusi e pubblicizzati in rete.
Index documenta il lavoro dei giovani creativi, ma anche la scelta coraggiosa di vivere in un territorio quasi “impervio” all’arte ed al contemporaneo. Conoscenza e scambio sono gli obiettivi del progetto, che mira secondariamente, attraverso la cultura, ad intensificare la visione della regione Basilicata.
Per quest’edizione, la curatrice Fiorella Fiore ha selezionato cinque giovani: Karmil Cardone, Ilaria Del Monte, Tiziano Doria, Andrea Francolino, Mimmo Rubino, le cui ricerche evidenziano una totale molteplicità di influenze e linguaggi che spaziano dalla pittura alla fotografia, dalle installazioni alla street art.
Pertanto, in linea con le finalità del progetto, dunque la diffusione in primis in rete di immagini, video e portfolio degli artisti, pubblichiamo di seguito uno stralcio del testo di Fiorella Fiore (già sul sito di Fondazione SoutHeritage):
«… Quanto è lontano ancora il Sud da Venezia?» È con queste parole che Dario Pinton, storico dell’arte, collaboratore della collezione Peggy Guggenheim e dei Musei Civici Veneziani, chiudeva il suo contributo per la pubblicazione “Sensi Contemporanei in Basilicata. Analisi e Prospettive di un Progetto di Arte Sviluppo”, che registrava quanto fatto alla data del 2004 su uno dei progetti (in collaborazione con la Biennale di Venezia) più emblematici condotti in Lucania sul contemporaneo. Nell’analisi di Pinton veniva fuori chiaramente la reale distanza non tanto chilometrica, quanto culturale, tra due realtà molto diverse, nella tangibile difficoltà da parte di un occhio esterno di inquadrare i meccanismi del contemporaneo in Regione: le sue correnti, la sua scuola (se esistente) e, non ultimo, il suo pubblico, poco educato a mostre, happening, installazioni.
A distanza di undici anni ha ancora senso farsi questa domanda? La Basilicata non è mai rimasta immobile, a dire il vero: iniziative come questa della Fondazione SoutHeritage per la quale ho l’onore di scrivere e che negli anni passati hanno portato alla luce, fuori dal contesto regionale, una parte delle dinamiche dell’arte contemporanea lucana, ne sono la dimostrazione. Eppure, se è vero che la natura stessa del contemporaneo sfugge a definizioni nette, è altrettanto vero che la Basilicata paga ancora un gap evidente rispetto ad altre realtà, in parte a causa di una politica regionale che spreca risorse in rivoli frammentati, espressione di una mancata progettualità di lungo periodo, in parte per le poche iniziative private (scarsità dovuta anche alla legge dei numeri) in grado di competere con un panorama nazionale ed internazionale. Si può dire che la sfida più importante per chi cerca di studiare l’arte contemporanea lucana sia quella di ricostruire una storia che interseca diversi filoni espressivi esistenti ed esistiti, per recuperare non propriamente una “scuola” lucana (come si può, d’altra parte, parlare di scuola dal momento in cui sono mancati e continuano a mancare luoghi fondamentali come le Accademie?) bensì una “visione” d’insieme. Ciò che ne viene fuori è un punto di partenza in talune esperienze aggregative degli anni Ottanta come il Circolo Culturale La Scaletta, a Matera, o il Collettivo Arti Visive Quinta Generazione, a Potenza, alle quali va riconosciuto il merito di essere stati il background per la nascita di esperienze artistiche interessanti, talvolta illustri, espresse in mostre, incontri, dibattiti. Eppure. C’è una caratteristica emblematica che definisce meglio la situazione. Troppo spesso le realtà che pure portano avanti progetti eccellenti faticano a perdurare nel tempo. Restano incompiute, per rimandare con un aggettivo ad un luogo straordinario del patrimonio lucano, inspiegabilmente sconosciuto ai più. I giovani, e più in particolare i giovani artisti, in parte per l’assenza di luoghi deputati alla formazione o più semplicemente ad essere un laboratorio di idee e per il fatto stesso di trovarsi in una terra “alla periferia dell’impero” vanno via dalla Regione non solo per studiare e formarsi, ma anche per non tornare più. Non stabilmente almeno. Un processo, questo, che rende incompiuto anche il cammino di affermazione di un’identità artistica lucana che perde pezzi proprio mentre si afferma nel suo divenire. La civiltà contadina di stampo leviano è un dato ormai acquisito, e già nelle parole di chi ha inaugurato il progetto Index con il Capitolo I, quelle di Barbara Improta, si affronta il reale scollamento che esiste tra gli artisti della nuova generazione lucana e quelli della precedente e che trova ragion d’essere anche in questa acquisizione e in parte nel suo rifiuto. Ecco perché questo non-finito porta ad una necessità continua di ricostruzione della memoria non tanto del passato remoto, quanto del presente appena trascorso.
Questo bisogno di riprendere “le fila del discorso” rende evidente l’importanza del progetto INDEX, che si rivela essere uno strumento prezioso per monitorare e studiare una situazione solo apparentemente semplice. Gli artisti della nuova generazione, infatti, manifestano un fermento creativo che esprime attraverso l’arte sentimenti contrastanti con questa terra, ancora ingabbiata in confini fisici ed ideologici, causa di un isolamento che, se in passato, ha portato gli artisti a rivendicare con orgoglio la loro “lucanità” (intesa come stessa esistenza) oggi è lo spunto per riflettere in modo diverso sulla propria identità e sui cliché che ancora la definiscono, per analizzarli e superarli.
Di memoria e compiutezza, oltre che di cliché, parlano le opere degli artisti da me selezionati per questo nuovo capitolo di Index: Karmil Cardone, Tiziano Doria, Mimmo Rubino, Andrea Francolino, Ilaria del Monte; tranne per quest’ultima, rientrata da poco stabilmente in Regione, per gli altri la Basilicata è la terra dell’infanzia e del ritorno fugace. (…)
(…) Se, come afferma Marco Senaldi (in “Definitively Unifinished. Filosofia dell’arte contemporanea”, Guarini scientifica) «uno dei caratteri più vistosi della produzione artistica in quanto “contemporanea” è quello della costante interrogazione sulla propria identità», il progetto INDEX dimostra come la scena lucana si riveli essere, nella sua complessa geografia di fughe e ritorni, di bagagli e influenze, tra le più contemporanee nel panorama italiano. Il Sud, questo sud, è sicuramente ancora distante da Venezia: ma mette in luce peculiarità nuove e diverse che meritano attenzione.
Nonostante (o forse proprio grazie) a questa distanza.