Symbolum L’impenetrabile semplicità di ciò che è, è un progetto concepito da Alessandro Giampaoli a cura di Maria Savarese e con la partecipazione e collaborazione di Casa Sponge; in forma dialogica il quale sfrutta un duplice linguaggio: la fotografia e il video. La pianificazione è approfondita all’interno di due spazi: il museo Speleopaleontologico e Archeologico di San Vittorio delle Chiuse e Palazzo Fiumi Sermattei nel centro storico di Genga, i quali garantiscono alle opere sacralità, essenzialità e silenzio.
I temi affrontati nel progetto variano dalla morte alla rinascita, dal recupero di una concezione cosmica alla dualità presente in tutte le cose senza intolleranze con la tradizione culturale e paesaggistica. Nella prima location, San Vittorio delle Chiuse, si colloca l’opera video realizzata a Genga nel 2018 all’interno di una grande grotta che fa da palcoscenico naturale. Nel video si inquadra una presenza umana ricoperta di pigmento bianco che emerge dalla montagna, con un portamento ridondante e circolare che traccia sul terreno il simbolo dell’infinito. Terminato il rituale la creatura indietreggia, inghiottita dall’ antro. Il soggetto ha lo specifico compito di evocare quel mondo spirituale invisibile ad occhio nudo sfruttando il nesso con l’estrinseco. La rappresentazione dell’infinito è ancora un forte cenno all’Abazia di San Vittorio delle Chiuse perché, è l’unica impronta presente all’interno del sito stesso. Per quanto riguarda la sede espositiva, nei locali che precedono la saletta video, è diffusa una traccia audio che ha la voce del poeta Stefano Sanchini che recita sei quartine.
I versi evocano anche qui il simbolico, il sacro, introducendo la seconda parte della mostra a Palazzo Sermattei all’interno del borgo di Genga. Lo spazio in questo caso è esaminato come un unico grande blocco installativo in cui le immagini simboliche rammentano antichi credo come la fecondità, l’uomo alchemico, luogo cosmico, la resurrezione di Cristo, la Grande Madre da sempre allegoria del femminile, l’incarnazione del divino con l’umano. Costituenti come il melagrana richiamo al mito di Demetra e Persefone o il mare da sempre raffigurazione della nascita, l’origine di tutte le cose viventi e non, del viaggio di Ulisse e il grande esodo sono elementi che permettono il completamento del percorso nella sala successiva. Qui, c’è una farfalla nera, contrapposta a una lightbox per intendere quel passaggio di stato, quella transizione, quella trasformazione dall’anima alla psiche e viceversa. Sullo sfondo un tessuto di lino che scende lento dal soffitto come un sudario. Nell’ultima sala invece il pavimento è rivestito integralmente di pulviscolo vulcanico mentre dal soffitto, sospesa a mezz’aria nel proprio equilibrio vediamo una piuma d’aquila, il tutto guidato dal sound di Mario Mariani che completa l’organismo dialogico.
L’artista Alessandro Giampaoli con Symbolum riescea imprigionare all’interno del proprio studio e viaggio un luogo scelto appositamente per garantire alle opere e al messaggio quel senso di sacrale, entrando così in completa risonanza con la location in cui la mostra si colloca.
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