Il Polo Museale Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo e l’associazione WISH presentano a Palazzo Belmonte Riso, il progetto artistico “Il Filo dell’Alleanza” di Daniela Papadia, con la collaborazione scientifica di Riccardo Cassiani Ingoni. Il Filo dell’Alleanza è un progetto del programma “Italia, Culture, Mediterraneo” realizzato con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nell’ambito della Presidenza Osce. Un’opera collettiva che coinvolge un gruppo di donne tra Israele e Palestina, in un progetto che promuove integrazione e convivenza nel Mediterraneo e nel Medio Oriente attraverso l’arte e la tecnica del ricamo.
Il ricamo dunque non viene inteso solamente nelle sue intrinseche qualità immaginative e poietiche ma acquisisce il carattere di messaggio di pace. E’ concepito con tale finalità il progetto dell’artista Daniela Papadia, promosso dall’Associazione WISH – World International Sicilian Heritage anche nell’ambito delle attività di BIAS 2018, la Biennale Internazionale di Arte Contemporanea, che mira al dialogo tra diverse culture a prescindere dalla nazionalità. Il filo dell’alleanza è un’azione fortemente partecipata che discioglie le maglie di confini imposti e che vuole condurre ad una riflessione, sensibile e pertinente, sui principi di uguaglianza e di fraternità fra tutti i popoli, indipendentemente dalla loro religione e origine.
Ancora una volta Daniela Papadia intesse abilmente arte e scienza, ricamo e biologia molecolare: una vocazione del tutto precipua, un fraseggio solo apparentemente dissonante e che già la stessa Papadia aveva avuto modo di inverare nel precedente progetto del 2014 The table of the Alliance esposto al Campidoglio, Chicago, Miami e Londra. Un’opera realizzata da alcune ricamatrici di diverse nazionalità, detenute nel carcere romano di Rebibbia. Una iniziativa che ha ottenuto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana il quale ha donato anche una medaglia di rappresentanza.
Quest’intuizione torna nuovamente con rinnovata vividezza ne Il filo dell’alleanza formalizzando un’innata predisposizione a colmare, attraverso questa dialettica di sfere di bellezza e di scienza, ferite che non possono più essere considerate assiomatiche. Ed è proprio la ferita che ci porta causalmente alla precisa scelta del ricamo come medium di “riparazione”. Scrive Daniela Papadia: “Il processo creativo dell’arte insieme alla scienza può, infatti, favorire il cambiamento, la crescita personale, e il rispetto delle differenze culturali e religiose. Il “Filo dell’Alleanza” rappresenta un mezzo, una via per intrecciare relazioni che rigettano la discriminazione, l’esclusione e la violenza. Facendo interagire insieme gli individui si portano contenuti simbolici carichi di significati adeguati alla giusta percezione di sé e dell’altro”. L’artista ha difatti coinvolto sei gruppi di donne -palestinesi, israeliane, beduine e druse – del movimento Women Wage Peace, e della scuola di moda a Rehovot di Letizia Della Rocca, che insieme hanno incontrato la ricamatrice Michal Avvisar divenuta coordinatrice delle esecutrici in un’orchestrazione collettiva intessuta di voci eterogene e liberata da coercizioni di etnie e religioni .
“Il Polo Museale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo – dichiara la Direttrice, Valeria Patrizia Li Vigni –è particolarmente attento alle tematiche di apertura e collaborazione tra i popoli, con l’obiettivo di aprire un dialogo costruttivo in grado di abbattere le barriere, nel convincimento che sia possibile costruire un futuro migliore”. Il filodell’alleanza dunque nel suo anelito di ricongiungimento di luoghi e di anime lontane trova ancor più una ragione di senso nella scelta di Palermo, città storicamente disposta all’accoglienza, all’apertura e agli intrecci culturali e ad oggi più che mai sensibile ai temi proposti dalla Papadia in una ricerca d’armonia tra le genti nel segno della bellezza e dell’humanitas.