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Il corpo della Voce

Riprendendo le fila del discorso iniziato con la mostra parigina La Voix Libérée – Poésie sonore al Palais de Tokyo, incentrata sui protagonisti della poesia sonora prodotta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale agli esiti contemporanei e le relative sperimentazioni, l’esposizione “Il corpo della Voce. Carmelo Bene, Cathy Berberian, Demetrio Stratos” ripercorre gli eventi che hanno infranto il legame tra il significato della parola e la sua dimensione sonora focalizzandosi su tre personaggi cardine: la cantante mezzosoprano americana Cathy Berberian (1925-1983), l’attore e regista Carmelo Bene (1937-2002) e il musicista cantante di origine greche Demetrio Stratos (1945-1979).

Visibile fino al 30 giugno presso il Palazzo delle Esposizioni e promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Ricerca Culturale e organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo, l’esibizione propone più di 120 opere tra cui foto, video, materiali di repertorio, partiture originali, corrispondenze, documenti inediti, exhibit interattivi, aree di ascolto e apparecchiature elettroniche utilizzate dagli artisti per esplorare i limiti delle proprie possibilità vocali. Un folto apparato di vario genere, in parte mai divulgato prima, messo a punto grazie all’accurato studio effettuato dalle curatrici Anna Cestelli Guidi e Francesca Rachele Oppedisano su archivi di nicchia riferiti ai tre autori.

Il percorso si snoda investigando in primis la ricerca vocale di Demetrio Stratos, scaturita dopo la nascita della figlia e dalla constatazione secondo cui “il bambino perde il suono per organizzare la parola”, è tutta incentrata sulle potenzialità sonore della voce. Indagine che lo porterà prima a diventare, negli anni Settanta, frontman del gruppo progressive rock AREA e poi a incontrare l’innovativo lavoro di John Cage di cui interpreta Sixty–Two Mesostics Re Merce Cunningham. In questi anni fruttuosi incontra e collabora anche con Gianni Sassi, fondatore della Cramps Records, etichetta che pubblicò i suoi esperimenti solisti realizzati attraverso l’impiego di nuovi mezzi elettronici. S’interessa inoltre di poesia, teatro, performance, musicologia e persino di psicoanalisi. Nel 1978 partecipa alla “II Settimana Internazionale della Performance” di Bologna, prende parte all’evento Il treno di John Cage — alla ricerca del silenzio perduto e, su invito di Cage, partecipa a New York a Events con la Merce Cunningham Dance Company. Nel 1979, anno della sua improvvisa scomparsa, registra prima Le Milleuna su testo di Nanni Balestrini e poi, a Parigi, il poema radiofonico Pur en finir avec le jugement de dieu di Antonin Artaud.

La seconda sala è, invece, incentrata su Cathy Berberian che, dotata della superba capacità di esercitare stili di canto diversi e di mettere in atto una vocalità carica di espressività, diventa stimolo creativo per molti compositori, da John Cage a Luciano Berio passando per Sylvano Bussotti, i quali scrissero testi appositamente per la sua voce come, Aria, Thema (Omaggio a Joyce) – opere registrate a Milano presso il neo-nato Studio di Fonologia musicale della Rai – e Voice de femme. Il suo spirito innovativo e le sue doti la portano a produrre ed interpretare il saggio sull’onomatopea vocale Stripsody, ispirato ai comic strips scritti da Berberian nel 1966, nato collaborando con Umberto Eco ed il pittore Eugenio Carmi. Inoltre, fu attrice di pellicole sperimentali e collaborò con la Radiotelevisione Svizzera Italiana.

Infine, è presentata l’opera di Carmelo Bene immergendo lo spettatore nel pieno degli anni Settanta ovvero quando iniziò la sua analisi sulle possibilità espressive dei mezzi di campionatura, amplificazione e restituzione del suono attraverso i suoi spettacoli concerto – come Majakovskij e l’Adelchi di Alessandro Manzoni – in cui la poesia diventa un tutt’uno con la musica e dove inizia a sperimentare la potenza della strumentazione elettronica amplificata. Bene avvierà così una scarnificazione della scena teatrale, dove la voce diverrà la sola protagonista liberandola dal senso per farsi puro ascolto grazie alla sua idea di proporre le rappresentazioni teatrali in piazze e teatri all’aperto in cui va in scena il corpo macchina della Macchina attoriale. Esperienze che, purtroppo, non vennero esibite al pubblico nei Laboratori della Biennale di Teatro di Venezia, cui egli diresse a porte chiuse dal 1988 al 1990 in piena polemica con le istituzioni locali e la critica. Tuttavia, è possibile vedere, tra i vari filmati disponibili in mostra, anche quelli riferiti a questi Laboratori a cui presero parte anche artisti di fama internazionale, come il percussionista olandese Han Bennink e la cantante francese Anne-Laure Poulain.

La rassegna è, inoltre, arricchita da due sezioni scientifiche. La prima, collocata nella prima parte della mostra, è a cura del medico chirurgo specialista in Foniatria e Otorinolaringoiatria Franco Fussi ed offre un’analisi sull’anatomia e funzionamento del nostro apparato fonatorio e sull’onda sonora emessa. Mentre la seconda, sita all’interno delle sale dedicate a Stratos, è curata dal ricercatore dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) – CNR di Padova Graziano Tisato e consiste in tre postazioni interattive appositamente realizzate per l’esposizione attraverso le quali è possibile approfondire la comprensione degli effetti vocali prodotti dall’artista.

“Il corpo della Voce. Carmelo Bene, Cathy Berberian, Demetrio Stratos”

a cura di Anna Cestelli Guidi e Francesca Rachele Oppedisano

dal 9 aprile al 30 giugno 2019

Palazzo delle Esposizioni

Via Nazionale, 194 – 00184 – Roma

orario: dom-mart-merc-giov 10:00-20:00; ven-sab 10:00-22:30 – lunedì chiuso

ingresso a pagamento

tel: +39 06 39967500

email: info.pde@palaexpo.it

sito: www.palaexpo.it

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