Le opere di Hugo McCloud in mostra dal 4 febbraio alla Luce Gallery di Torino sono il risultato di un’intensa ricerca di laboratorio e l’impiego di materiali industriali, ossidazioni e modularità, questo è Muted noise. Pattern costruiti come un mosaico, ma rivisitati grazie all’utilizzo di materiali come il bitume, la foglia di alluminio e lastre d’acciaio, e superfici cromatiche che sembrano dipinte, ma che invece derivano da processi di ossidazione e deterioramento della materia, il lavoro di McCloud sembra essere un riesame del dipinto classico, travolgendo però quella che è la visione tipica del quadro. Classe 1980, originario di Palo Alto in California e newyorkese d’adozione, l’artista lavora alle sue opere con un approccio artigianale più che pittorico. La sua pratica si interroga sui limiti del medium e della sua manipolazione da parte dell’uomo. Il progetto iniziale dell’artista e le attitudini del materiale utilizzato si fondono, dando vita ad una terza identità che è l’opera finita, perfetta sintonia tra uomo e materia. L’artista interviene sulle proprie creazioni consapevole di avere un controllo solo parziale del risultato ultimo, frutto di una dialettica incessante e mai realmente conclusa tra soggetto-oggetto, osservante-osservato. Citando le parole di McCloud in una recente intervista: “Ogni volta cerco di portarmi ai limiti della manipolazione materica. E quando ho trovato risposta alle mie domande, ne sorgono di nuove…”. In questo processo rifiuti e componenti destinati alla demolizione cambiano in forma e destino, per essere consegnati, in ultimo, all’eternità dell’arte. Le origini del suo percorso vengono da lontano, dall’India, dal Sud Africa, dalla strada, da tutti i viaggi che l’artista ha compiuto alla ricerca di materia per il proprio studio e arrivano a noi in composizioni compiute. Le risorse del lavoro vengono ritrovate in viti, pannelli, lastre metalliche o grate normalmente usate nelle costruzioni edili, e spesso gli assemblaggi sono riproposti nelle opere dell’artista seguendo lo stesso schema, l’alterazione sta allora in una sola impronta, eseguita attraverso la pressione manuale di vere e proprie texture. Il colore si sviluppa in superfici monocromatiche lievemente interrotte da variazioni di tonalità oppure in cromatismi marcati, ma in ogni caso si fa agente di trasformazione della materia, materico a sua volta, è ruggine, ossidazione, impronta, perché tutto ciò che sembra processo pittorico è in realtà gioco alchemico.
Luce gallery – Corso San Maurizio 25, Torino
4 Febbraio – 11 Marzo