Che Hidetoshi Nagasawa sia uno degli artisti che più si sono adoperati per creare un incontro non effimero tra la cultura orientale e quella occidentale è un dato di fatto incontrovertibile. Tutto il lavoro da lui portato avanti da quando nel 1967 si è stabilito in Italia ne è testimonianza, così come lo sono i suoi rapporti con i protagonisti indiscussi della sua generazione, le sue mostre, la riflessione critica che ha suscitato. Più difficile è semmai cercare di inquadrare la sua personalità autoriale attenendosi ai parametri consueti del nostro modo di guardare all’arte e alla figura dell’artista: disciplina di riferimento, tipologia di intervento, tecniche e materiali preferiti, snodi linguistici più frequentati, tono e intensità degli investimenti libidici posti in essere, e via dicendo. Ogni opera di Nagasawa, non è semplicemente una sua creazione storicamente contingente e psicologicamente irripetibile ma la materializzazione di una immagine impostasi grazie alla propria stessa imponderabile forza interna entro uno spazio di riflessione che non appartiene a nessuno in particolare e che si apre soltanto a chi si metta in quella particolare condizione di ascolto che il pensiero Zen ha stabilito di chiamare “Ma”, le cui visioni in uiscono sulla evoluzione del linguaggio: appare e si impone senza generare conflitti, senza distruggere, ma aggiungendo forza a forza, energia ad energia. Poter vedere tutte in una volta cinque nuove grandi sculture di Nagasawa in uno spazio ampio e tecnicamente adeguato come quello del Camusac di Cassino è una occasione irripetibile non solo per chi da anni va riflettendo su quanto fin qui prospettato, ma anche per chiunque si stia avvicinando all’universo dell’arte contemporanea con le ansie e le speranze del neofita (…dal testo di Lucia Spadano, Segno 249). Da ricordare qui la memorabile opera Barca del 1989 realizzata per il Middelheim Museum, il museo di scultura all’aperto di Antwerpen, in Belgio dove il costrutto artistico di Nagasawa si rintraccia nei metaforici elementi della terra e del mare, immaginati secondo una mentalità tipicamente Zen.
Le mostre non si contano, tante che sono, ma lo ricordiamo non solo come amante dell’Italia ma come vero e proprio nostro concittadino…
L’articolo dedicato a Hidetoshi Nagasawa è pubblicato sul numero 269 di Segno. Per continuare a leggerlo puoi acquistare Segno a questo link.