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HARRY BERTOIA 1915-1978. “Decisi che una sedia non poteva bastare”

immagine_090518175227Tale e tanto è stato il successo, davvero planetario, della sedia Diamond, da offuscare e porre in secondo piano tutto ciò che di altrettanto e forse più grande il friulano trapiantato negli States Harry Bertoia creò in campi diversi. Come una sorta di risarcimento ideale, a trent’anni dalla morte, viene ora la grande mostra che Pordenone, suo territorio natale, gli dedica dal 23 Maggio al 20 Settembre, HARRY BERTOIA 1915-1978. “Decisi che una sedia non poteva bastare”. Due sedi, il Civico Museo d’Arte e gli Spazi Espositivi della Provincia di Pordenone, sono necessarie per dare conto della sua poliedricità creativa.

La celeberrima Diamond avrà, com’è giusto, il posto d’onore, ma i curatori Gilberto Ganzer e Marco Minuz hanno scelto di rendere giustizia a Bertoia proponendo ciò che di grande egli creò anche prima e dopo il fatidico 1951, l’anno della sedia. Lo scenario in cui il giovane immigrato si presenta negli States è quello dell’America di Jackson Pollock, Alexander Calder, Josef Albers, della diffusione dell’astrattismo europeo in America e dell’Espressionismo Astratto, ma è anche quello dell’esplosione del design. A cavallo di questi due mondi, arte e design, Bertoia si conquista un suo autorevole spazio diventando protagonista di rilievo assoluto di entrambi e, muovendosi con disinvoltura da un campo all’altro, riuscirà a sfuggire a tutte le etichettature che l’avrebbero voluto di volta in volta industrial designer, scultore, grafico o musicista.

Per tutto il periodo della mostra, la casa natale dell’artista a San Lorenzo d’Arzene (PN) resterà aperta alle visite nei fine settimana. Il catalogo è edito dal Comune di Pordenone e da Silvana Editoriale.

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