1)
Ammazzare il tempo: con quali armi?
E’ difficile ammazzare il tempo, e la sfida è antica. Armi specifiche non ce ne sono, forse forse…l’illusione generata dall’Arte. Con questa il tempo non si “ammazza”, ma si modifica in una metamorfosi che, a volte, porta sollievo. Non tanto a me, confesso, ma probabilmente a che mi legge ( se mi legge, se ha voglia). Ma il centro della “sostanza”, rispondendo alla domanda,in modo meno approssimativo, sta nel fatto che occorrono “illusioni”. E una droga facile è l’Arte. Non entro qui nel merito della “sostanza” dell’arte, della sua eventuale ontologia. Giacché il discorso si farebbe più lungo ma probabilmente inutile.
2)
“Da qui all’eternità”: è un lungo viaggio, in quale stazione fermarsi?
Per la verità in molte stazione, quante ne concede il “viaggio” della vita. Ma penso anche al tipo di treno, quale? Quello comodo, con aria condizionata, veloce ,etc. No, nel mio caso, quello a vapore, chemi ricorda l’infanzia e che dell’infanzia riporta gli odori, non tanto quelli amati da Proust, storia di ordinaria pasticceria, ma quelli forti e decisivi, del fumo del carbone che usciva dal fumaiolo e, soprattutto, lo “sforzo meccanico” dellla “macchina a vapore”, così vicina alla corporeità umana…
3)
Scrive Montale: “…..L’attesa è lunga, il mio sogno di te non è finito”. Ma i sogni finiscono? O si interrompono?
Si, il mio amato Montale, certamente. Ma anche Calderon: “la vita è della stessa sostanza di cui son fatti i nostri sogni”. L’arte aiuta a sognare ad occhi aperti, l’arte non si interrompe, così come il sogno ( dell’arte).
4)
“Sarei inarrestabile se solo riuscissi a incominciare”: quali pronostici per il “quando”?
Non faccio pronostici e non sono inarrestabile. Non ho tutta questa forza, dico con Leopardi “ non che la speme, il desiderio è spento”. Diciamo che non ho tutta questa voglia o desiderio, soprattutto nell’ambito dell’Arte, poiché mai come oggi, l’arte sempre più è “merce” e la “merce” è sempre più legata alla sua comunicazione, e al comunicazione a me sembra una funzione del Capitale.Aggiungo che amo solo i classici.
5)
ieri, oggi, domani: un labirinto dove perdersi o ritrovarsi?
Non esiste un tempo specifico della perdita e del ritrovamento. Ogni momento è buono. Meglio ancora con Dante, non è possibile individuare “un tempo” se non una “situazione” in cui ci si perde e ci si ritrova. Appunto nel mezzo del cammin…
6)
Che cosa fischietti a tempo perso?
Non fischio, forse me ne infischio nel tempo e del tempo. Certamente il fischio, il fischiettare, è un “musica” che è necessaria, o serve, a dar senso al tempo, affrontare il tempo con una canzone. Diciama, il “pitturar cantando” che, ma non sono sicuro, è attribuibile a Raffaello. Ma poi il fischio è anche quello dell’infanzia, dell’arbitro che decide la partita, del Mottetto di Montale, davvero emblematico “ Addii, fischi ne buio, cenni, tosse…”. Splendido e deciso questo testo. Almeno per me.
7)
Un giornalista ha chiesto in una intervista a John Lennon: prevedi un tempo in cui andrai in pensione? Le leggende non vanno mai in pensione, o no?
pensiero?
Le leggende non vanno mai in pensione. Sono legate alla “mitologia” e l’uomo ha bisogno, da sempre, di mitologia. Non fu Platone che ebbe bisogno di questa per spiegare passaggi impervi del suo pensiero.
8)
Ogni “sabato del villaggio” allude a delle aspettative: quali sono le tue, quelle che reputi migliori?
Spero ogni volta di “ aspettare” il sabato successivo. Forse la dimensione dell’arte è quella del sabato, non è la domenica, giorno in cui la festa mentre si compie è già compiuta. L’arte è attesa della Festa, anche se, la stessa può essere deludente. Ma non vi è dubbio che l’artista attenda, sempre e da sempre, un suo Godot.
9)
Nell’Eclipse, dei Pink Floyd, il testo “it’sall dark” non prevede l’attesa di un’alba, di un lato illuminato della luna. E’ solo un’illusione?
Ricordo con un filo di nostalgia questa canzone, e rimando al tema dell’attesa e del sabato.