“La vita dell’artista è essa stessa opera d’arte”. È questa la filosofia di Giovanni Gaggia, uomo e artista a tutto tondo che ha fatto della molteplicità espressiva il punto nodale e di forza della sua poetica. Egli difatti oltre che artista è anche intellettuale vero, sia prestando la sua penna e il suo pensiero a diverse testate giornalistiche che facendo della propria opera l’oggetto di libri (non solo cataloghi). Questo è il caso del suo ultimo volume Inventarium (edito da Meretti Editore), che racconta il lavoro svolto intorno al tema della strage di Ustica, realizzato in collaborazione con la critica Serena Ribaudo, autrice del testo e con Davide Quadrio, le cui inedite poesie accompagnano e arricchiscono l’intero lavoro di Giovanni Gaggia.
La ricerca dell’artista marchigiano affascina lo spettatore e lo stupisce. Ricco e gravido di interrogativi, il suo lavoro sul piano formale tocca le tecniche più disparate, dal disegno alla fotografia sino al ricamo che padroneggia con esaltante maestria. “Io utilizzo il mezzo che mi serve per comunicare.” Questo è ciò che afferma Giovanni Gaggia nel raccontare la sua personale Sequens Lineam presso FabulaFineArt di Ferrara, curata da Maria Letizia Paiato che sarà in essere fino al 30 gennaio 2017. La prima esposizione in Italia a ripercorrere, quasi in forma di breve antologica, l’intero percorso della sua carriera e del suo divenire artista. In questa mostra, infatti, sono presentate opere appartenenti ai sui quindici anni di carriera dove, nell’uso della fotografia, dei video, del disegno, della pittura, fino alla performance e alla scrittura, emerge con evidenza il suo plasmare la tecnica al pensiero che connota la sua poetica, sostanzialmente incentrata su un continuo tentativo di equilibrio fra azione performativa e disegno. Ma in questo percorso c’è molto di più. Si leggono cinque C metaforiche: Corpo – Consapevolezza – Cuore – Cucito – Collettività. Sono questi, infatti, i passaggi principali del suo percorso creativo. Il “corpo” è rappresentato nella prima sala della galleria. Fra le opere spicca l’omaggio a Marina Abramovic, ma anche la serie dedicata al famoso svenimento di Berlusconi, dove l’indagine sul corpo si configura nella postura dell’ex presidente del consiglio accostata a quella del Cristo di Antonello Da Messina, in una geniale, seppur priva di critica sociale, trasposizione iconica della “passione” all’ambito della cronaca del nostro tempo. Nella seconda sala sono soprattutto i video a catturare l’attenzione, poiché è nella performance che si legge l’indagine di Gaggia svolta a partire dal proprio corpo e dove il cuore (animale) fa la sua comparsa per la prima volta. Un cuore che diventa poco a poco il simbolo di tutta la sua poetica. Il simbolo della “consapevolezza”. Un consapevolezza che diventa consapevolezza dell’esistere nell’attimo in cui la vita incrocia la morte, quando Gaggia, in ultima istanza si occupa di importanti fatti storici come la vicenda della strage di Ustica, penetrando ancora una volta la cronaca della nostra epoca. Nella terza sala, infine, possiamo vedere la sua ultima C: la “collettività” che esprime l’espandersi più recente della sua opera. Qui un grande abito realizzato a più mani, evoluzione di un’opera nata con la partnership di Amnesty International. In questa mostra, inoltre, sono presenti anche alcuni disegni liberamente ispirati alle poesie di Davide Quadrio, critico, curatore internazionale e poeta, i cui versi sono parte fondamentale del suo volume Inventarium. Sequens Lineam: una linea ideale della consapevolezza del divenire ed essere artista.
FabulaFineArt
Via del Podestà 11 – Ferrara
fino al 30 gennaio 2016