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Gilberto Zorio da Lia Rumma a Napoli, stelle come fuochi di un artificio

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Un sibilo scuote la galleria. Sopravviene il buio. La luce di Wood diventa padrona della scena. Qualcosa di fluorescente si materializza alla parete. Quelle stesse opere, quelle stelle, che fino a un attimo prima vivevano fiere della loro identità austera, esplodono come fuochi di un artificio. È Zorio, è Gilberto Zorio. È tornato nella galleria Lia Rumma di Napoli.

«Le memorie scavalcano il presente e attivano il futuro…» è la traccia che ha voluto dare Gilberto Zorio alla sua terza mostra nella mitica sede al primo piano di via Vannella Gaetani 12. Si è nella Napoli più elegante, a due passi dal mare, a due passi dall’isolotto di Megaride dove si spense la sirena Partenope.

All’opening l’artista è lo sciamano di sempre. Si aggira tra il pubblico salutando gli amici e intrattenendosi con i suoi ammiratori, magari alla loro prima esperienza al suo cospetto e a quello delle sue «creature». L’uomo delle stelle si muove nella galleria di Lia Rumma come un direttore d’orchestra nomade che lascia il podio per aggirarsi tra gli strumenti, capace di leggere i tempi di accensione e spegnimento, agitando le mani e roteando gli occhi come alla ricerca di un ritmo che è nei tempi e nello spazio. In galleria c’è folla, c’è la Napoli che fa cultura, ci sono anche visitatori illustri venuti dall’altra sponda del Garigliano. Lia Rumma, vestale di un’arte eccelsa, fa il suo passaggio tra le sale gremite. Il tempo che ognuno dica «l’ho vista» e si è già smaterializzata.

«Le memorie scavalcano il presente e attivano il futuro…» più che una mostra è un’unica installazione. È Zoriolandia. Straordinarie opere del passato dialogano con quelle più recenti, sovrano è l’equilibrio. Tutto insieme è opera somma, non c’è limite visivo tra un lavoro e l’altro. D’altronde, per Zorio un confine non ci potrà mai essere.

C’è la stella trafitta dai giavellotti, c’è quella nera adagiata sul pavimento, l’altra ancora edificata come un avamposto architettonico. E altre stelle ancora, come quelle collocate negli occhi di Zorio, nei suoi occhi di fuoco in un calco del viso. Ma non ci sono solo stelle in questo firmamento. Anche canoe, coni di terracotta, pelle. C’è tutto di Zorio e c’è soprattutto lui, parte integrante dell’esposizione, c’è il suo pensiero che si è fatto materia. È una mostra, ma è soprattutto un’esperienza che merita un viaggio. In più, c’è Napoli lì fuori.

Ci sarà tempo fino a gennaio per addentrarsi nella galassia Zorio.

Gilberto Zorio
Enzo Battarra e Gilberto Zorio

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