Diciamo subito quella che è una grande ovvietà, ma al contempo anche una tangibile verità: ovattati nella quotidianità, immersi nella routine che accompagna le giornate di ciascuno, nella consuetudine che si consuma nelle nostre tranquille città italiane, il pensiero della guerra non è contemplato, e se lo è, è un fatto puramente cinematografico. Per nessuno di noi tale circostanza potrà mai verificarsi: né ora, né qui, né mai in futuro e, molto probabilmente, se ciò accadesse, i traumi psicologici che ne deriverebbero, sarebbero più deleteri del morire sotto le bombe. Eppure, a pochi kilometri dai nostri confini, si consumano atrocità inenarrabili. Eppure, dall’altro lato dell’adriatico, solo qualche decennio fa, c’erano terre stritolate nella morsa di quell’orrore, luoghi dove sono cresciuti bambini, oggi adulti, che hanno vissuto la guerra. Fra quei bambini c’è anche Milica Zec, nata e vissuta nella Serbia dilaniata dal conflitto civile degli anni ’90 a seguito della disgregazione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia nel 1992. Una bambina all’epoca, oggi brillante cineasta che ha deciso di raccontare la propria esperienza con la guerra in termini di emotività e non di spettacolarizzazione.
Per fare questo, per offrire il proprio messaggio, Milica Zec ha realizzato Giant, in co-produzione con Winslow Turner Porter III; non un vero e proprio film ma una sorta di corto (7 minuti circa) dove lo spettatore è coinvolto, non in una tradizionale fruizione visiva ma, in un’esperienza immersiva, grazie all’uso della virtualità. Ci si accomoda su una poltrona, s’indossano occhiali e cuffie speciali e improvvisamente si è catapultati in un comune scantinato dove, un padre, una madre e la loro figlia (Clara, Josh e Rose), si ritrovano rifugiati, stretti l’uno all’altra per ripararsi dai bombardamenti. Ecco allora che, l’esperienza della Zec bambina si comprende quando, nel traballare della stanza – grazie agli effetti della virtualità – s’intuisce che i genitori per non spaventare la piccola, inventano la favola di un gigante all’esterno desideroso di giocare.
Il senso di Giant dunque, ciò che Milica Zec restituisce oggi al pubblico della propria esperienza di guerra, è quell’affetto infinito verso i propri cari, capaci di ribaltare una realtà nella consapevolezza che i bambini non possono razionalizzare con la logica un evento simile. Sebbene, il tema della distorsione di una realtà così crudele in favola ricordi il celebre La Vita è Bella di Roberto Benigni, e sebbene esso si basi sull’esperienza diretta della regista, Giant non narra un fatto accaduto nel passato ma si colloca nel futuro. Un futuro senza luogo e senza data ma vissuto da un nucleo famigliare occidentale, ossia statunitense proprio per sottolineare come esista, al di là di ciò che noi immaginiamo, la possibilità che tale evento possa verificarsi anche laddove lo si ritiene impossibile.
Dopo la mia personale immersione in Giant, la verità è che, nonostante la consapevolezza dell’esistenza della guerra e il focalizzare razionalmente e intellettivamente tale concetto nella mia mente, non posso immaginare di vivere un domani, davvero, questa esperienza; e mi auguro che nessuno debba viverla più e debba viverla mai.
Giant è presentato e sostenuto dalla Fondazione Pianoterra Onlus di Roma, impegnata nel sostegno della cultura e dell’arte come strumenti di emancipazione per bambini, adolescenti e adulti in condizioni di marginalità. Giant è stato presentato per la prima volta in Italia al Festival di Internazionale a Ferrara edizione 2017 e dal 6 all’8 ottobre 2017 al MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXIsecolo di Roma.
Il progetto, che porta la firma di Milica Zec, è una co-produzione con Winslow Turner Porter III, con il quale Giant è stato sviluppato nell’ambito di NEW INC., programma di incubazione di arte, tecnologia e design del New Museum di New York. Presentato nel 2016 al Sundance Film Festival di Salt Lake City, Giant ha in seguito partecipato a numerosi festival in tutto il mondo. È il primo capitolo di una trilogia ideale sul male che l’uomo infligge ai suoi simili e all’ambiente, il cui secondo capitolo, Tree, co-prodotto da Fondazione Pianoterra, è stato da poco presentato sempre nell’ambito del Sundance Film Festival.
Milica Zec è nata in Serbia e vive tra New York e Los Angeles. La sua attività spazia dalla regia al montaggio alla video-installazione.
Winslow Turner Porter III è un creativo tecnologico e produttore che vive a Brooklyn.