1)
Ammazzare il tempo: con quali armi?
Quelle che costruiscono qualcosa, soprattutto delle relazioni. Nella relazione infatti è descritta la vera natura dell’uomo: il contrario di io è noi, ha detto qualcuno. L’arte, la letteratura, la musica contengono ed esprimono questa domanda. Non partono e non vanno mai nella solitudine.
2)
“Da qui all’eternità”: è un lungo viaggio, in quale stazione fermarsi?
In nessuna. Neanche la morte è una fermata. Piuttosto, andare lenti, questo sì.
3)
Scrive Montale: “…L’attesa è lunga, il mio sogno di te non è finito”. Ma i sogni finiscono? O si interrompono?
I sogni si dimenticano. Ci si distrae da essi, perché tutto un apparato esiste perché ci volgiamo altrove, forse verso sogni più meschini o verso ciò che si può avere hic et nunc. I sogni si interrompono riducendone la forza.
4)
“Sarei inarrestabile se solo riuscissi a incominciare”: quali pronostici per il “quando”?
Se si raggiunge una tale consapevolezza -della propria forza costruttiva e desiderante- allora esiste un solo “quando”: adesso. Altrimenti la consapevolezza non c’è.
5)
ieri, oggi, domani: un labirinto dove perdersi o ritrovarsi?
Dove perdere le forme raggiunte, rassicuranti, cristallizzate, mortifere dello ieri e rilanciare l’oggi attraverso il grande mistero affascinante e terribile del domani, che non può essere nulla di ciò che sappiamo già, anche se sappiamo già lo ieri e l’oggi.
6)
Che cosa fischietti a tempo perso?
Mozart. Fischiettare di meno è davvero tempo perso.
7)
Un giornalista ha chiesto in una intervista a John Lennon: prevedi un tempo in cui andrai in pensione? Le leggende non vanno mai in pensione, o no?
Sarebbe ora che le leggende andassero in pensione. Siamo uomini, non miti, specialmente coloro –vedi John Lennon- che il potere ha trovato conveniente rendere leggende.
8)
Ogni “sabato del villaggio” allude a delle aspettative: quali sono le tue, quelle che reputi migliori?
Mi aspetto di nascere di nuovo, e rinascere, anche da vecchio. L’unica cosa che conta, diceva Pavese. Per fare questo, non mi attendo nulla dalla società, dalla politica dalla storia. La questione è mia, il resto è conseguenza. Io voglio essere sempre nuovo.
9)
Nell’Eclipse, dei Pink Floyd, il testo “it’s all dark” non prevede l’attesa di un’alba, di un lato illuminato della luna. E’ solo un’illusione?
L’illusione è quella dei Pink Floyd, con questo darkismo d’accatto. Ogni incontro, ogni persona, ogni gesto artistico o semplicemente umano, anche quello che contiene dolore e ferita, possiede un lato illuminato. C’è una luce che attende ognuno di noi, anche nelle peggiori ipotesi della storia. Chi non attende un’alba è un poveraccio, cinico e miserabile. Almeno tacesse.
Gianfranco Lauretano