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Germano Celant, Angelo Savelli MARCA Catanzaro

Prosegue sino al 30 marzo l’esauriente retrospettiva su Angelo Savelli. Il Maestro del Bianco, a cura di Alberto Fiz e Luigi Sansone, proposta dal MARCA di Catanzaro

che, attraverso 70 opere, consente di evidenziare il ruolo di primo piano svolto dall’artista calabrese nell’ambito dell’indagine estetica contemporanea colmando gravi lacune. Questo percorso, teso a rivalutare filologicamente l’opera di Savelli, viene testimoniato anche da Germano Celant, uno dei maggiori critici internazionali conosciuto in particolare per la sua teorizzazione dell’Arte povera, che giovedì 28 febbraio alle ore 18.00 sarà ospite del MARCA dove terrà un incontro dedicato al rapporto tra Angelo Savelli e l’arte americana.
L’appuntamento sarà introdotto da Alberto Fiz, direttore artistico dell’istituzione e da Wanda Ferro, Presidente della Provincia di Catanzaro che afferma: “La presenza di Germano Celant è l’ulteriore testimonianza di un progetto di alto valore scientifico che permette di fare piena luce su un artista che ha saputo porsi in relazione con i maggiori esponenti dell’arte italiana e americana.”

Angelo Savelli. Il Maestro del Bianco presenta attraverso 70 opere l’intero percorso dell’artista partendo dalle prime esperienze figurative degli anni Trenta influenzate da Renato Guttuso, per giungere sino a Where Am I Going una della sue ultime testimonianze risalente al 1993-94.

Questo iter di oltre sessant’anni comprende alcune delle sue opere maggiormente emblematiche sia nell’ambito dell’espressionismo astratto sia in relazione al lungo periodo del “bianco” iniziato nel 1957 con Fire Dance in mostra insieme ad una serie di lavori d’impatto monumentale come Grande orizzontale, 1960, Speranza, 1961 Senza titolo, 1962 o Going up,1980.
La rassegna scandaglia in maniera approfondita l’universo del bianco dove Savelli interviene sulla superficie modificando i materiali (usa il bianco titanio e prima ancora la sabbia), trasformando i formati delle opere, scomponendo le figure geometriche. Non manca, poi, l’utilizzo di elementi concreti come le corde che fanno la loro apparizione all’inizio degli anni Sessanta per poi riaffiorare nei lavori finali dell’artista, come emerge con chiarezza dall’allestimento della mostra.

La rassegna si avvale di alcuni nuclei particolarmente significativi e può contare sui prestiti della Fondazione Prada e della Fondazione VAF-Stiftung. Non mancano, poi, le opere provenienti dal Mart di Rovereto, dalla GNAM di Roma e dal Museo del Novecento di Milano a cui si aggiungono i prestiti della famiglia Savelli e degli spazi calabresi come il Museo Civico di Taverna e il Centro Angelo Savelli.

 

 

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