Basilicata, Puglia, Sicilia, sono le tre Regioni italiane nell’occhio del mirino per l’assalto al petrolio. E se le ultime due hanno mostrato un vistoso braccio di ferro politico, per il quale la giunta regionale pugliese (Vendola prima ed Emiliano
ora) si è espressa a sfavore, mentre quella siciliana sembra aperta “a trattative”, la Basilicata è indubbiamente la più martoriata dalle trivellazioni. Bocciato il provvedimento della Regione Lucania di moratoria per due anni, è da poco ripresa la caccia all’oro nero, lasciando nello sconforto la popolazione che – ancora una volta – si vede abbandonata a se stessa.
Difatti, trivellare nel mare, lungo le coste o nell’entroterra, alla ricerca di idrocarburi, non ha a che fare esclusivamente con l’economia e la politica, ma apre la porta a domande – e scenari – di natura morale, in relazione soprattutto all’ambiente.
Sembra spontaneo chiedersi: come si deve vivere? Su quali valori orientare la propria vita? Oppure: quale mondo lasceremo alle future generazioni? O di contro, a quali figli lasceremo il nostro mondo?
Siamo così nel campo dell’Etica (applicata), in particolare dell’Etica dell’Ambiente e della responsabilità verso il “non-umano” e il “non-ancora”.
Nel magma di fattori e teorie morali da dover contemplare, è interessante – a mio avviso – tenere a mente gli scritti di Martin Seel, per il quale etica ambientale ed estetica sarebbero legate, co-fondanti dell’esperienza di sé, giacché i giudizi morali sarebbero possibili solo se già capaci del giudizio estetico, non funzionalizzato ad alcuno scopo.
E tuttavia è ugualmente opportuno ricordare che l’ambiente non può esser “solo” oggetto di contemplazione estetica, ma è un soggetto di diritto alla responsabilità, verso il quale indirizzare cura e tutela umane.
Ciò implica chiamare in causa tecnica e scienza, economia e politica, società e cultura, affinché vengano fissati dei “limiti”, siano fatte analisi, mosse delle critiche, affinché – in favore del cambiamento doveroso e possibile – sia sensibilizzata la coscienza pubblica. È necessario prospettare alternative, non con l’illusione di sciogliere la matassa del problema, ma consci che “la Rivoluzione siamo Noi”, per citare lo slogan di Joseph Beuys degli anni ’70; che è opportuno direzionare il proprio agire, poiché le azioni hanno sempre un valore pubblico, politico.
O per avvicinarci ai nostri giorni, bisognerebbe affermare che: La vera energia alternativa siamo noi, produciamola insieme. Sono queste le parole conclusive di Prima che la notte duri per sempre, titolo del nuovo video di Gea Casolaro. Parole che non suonano affatto conclusive, ma che – semmai – sembrano rispondere agli interrogativi già citati, lasciando spazio ad ulteriori interrogazioni e a possibilità d’intervento. Una vera e propria opera partecipata, quella di Casolaro, che – dopo una residenza a Matera – ha coinvolto gli abitanti del luogo nel suo lavoro, chiedendo a tutti di presenziare, di ergersi in piedi nel contesto naturale e di far sentire le rispettive voci. In perfetta armonia con la natura, anzi in osmosi con essa, l’artista fa emergere la speranza e la voglia di costruire un altro futuro, di cui esser protagonisti attivi.
La coesione, l’associazione, sembra dirci Casolaro, sono la conditio sine qua non per lottare e cambiare. Difatti la materia nera, densa, viscosa, inglobante – alias il petrolio – che regna sovrana nelle prime immagini dell’opera-video si equilibrano, per forza ed intensità, a quelle successive in cui si evince la consapevolezza dell’uomo di esser parte della natura; di doversi inserire nei suoi ritmi, nei suoi suoni e nei suoi tempi, per scongiurare il disastro ambientale.
All’oscurità, al nero del petrolio si oppone la luce portata in alto (è ciò che accade nel video) dai lucani. Vince la partecipazione: vince chi unisce le forze per creare e mostrare al mondo una strada, un’energia alternativa.
Già presentato qualche giorno fa al Lucania Film Festival, il video di Gea Casolaro è un esempio non solo di denuncia sociale, ma di costruzione dell’avvenire, che dovrebbe esser posto a vero e proprio modello di comportamento, almeno per i cittadini.