Con la mostra per Franco Giuli, il Polo regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, conferma la sua vocazione a perseguire un programma culturale volto a testimoniare e proseguire un fervido dibattito internazionale, all’interno del quale la multiculturalità tipica della regione siciliana ci aiuti a mantenere aperte nuove porte per un futuro sostenibile, in cui la diversità sia intesa come arricchimento. La scelta di Giuli infatti rappresenta un riconoscimento più che doveroso a quella variante per così dire “materico-geometrica” delle ricerche sulle strutture base del linguaggio visivo che a partire dalla metà degli anni ’60 trovò in Giuli e nel suo amico e sodale Giuseppe Uncini, anch’egli marchigiano, i due più prestigiosi e rigorosi rappresentanti. La mostra è stata proposta suddivisa in quattro diversi settori, ordinati secondo la linea progressiva di sviluppo del lavoro del nostro artista: Cartoni in rilievo (1975-76), Angolature su carta (1976), Cartoni + legni (1977-79), Acrilici su juta (1979-80) e Rilievi e incastri che giunge fino ai nostri giorni. E proprio a proposito di questo ultimo periodo ci sembra valga la pena di riportare quanto scrive il curatore Bruno Corà nel suo impeccabile e documentatissimo catalogo laddove dapprima, facendo riferimento a quanto già notato nel presentare una recente antologica romana dell’artista, ha modo di precisare che: “nel presentare le opere concepite e realizzate tra il 2008 e il 2016, tutte a base di cartoni da imballaggio e costruite mediante sovrapposizioni, quote diversi cate, sbucciature delle carte che rivelano gli alveoli e le ondulazioni del materiale e altre elaborazioni, avevo compiuto un richiamo sull’intima essenza del fare pittura, affermando che «essa, in ultima analisi, è soprattutto una logica autonoma e individuale, una tensione poetica posta in opera …» con piena libertà dall’artista. E, nell’intento di approfondire tale concetto – precisa Corà – “vorrei affermare che quella ‘logica’ per giungere al grado essenziale di pittura e dunque d’arte, deve divenire ossessiva, dimenticando i pur congeniti limiti della materia, le difficoltà elaborative, i ristretti ambiti dell’azione possibile alla manualità, deve in ne tracimare nella libertà della immaginazione a cui tutto è consentito e possibile.”
Su questa nuova esposizione palermitana, Giuli ha raggiunto una propria ‘logica’ e la sua pittura si auto-alimenta da una dinamo poetica tanto curiosa quanto felicemente ossessiva. Dalle carte o dai cartoni ricava strappi, rivela le profondità e gli spessori spellando la super cie, af ancando integrità e rottura, colore acrilico e monocromia materiale, ombra e luce delle forniture dei cartoni ondulati, non rinunciando all’impiego del taglio con lame e al disegno delle forme. I vuoti e i pieni di quelle diverse morfologie che si nascondono sotto le superfici – spiega ancora Corà – “vengono alla luce mediante minimi ma essenziali interventi manuali che determinano forme geometriche, ritmi e alternanze cromatiche ordinati con sapienza. Tagli passanti, incisioni, strappi, spaziatura, contrasti dominano la strutturazione delle superfici rivelando una spazialità che non rinuncia nell’innovazione ad attributi come la storia dell’arte ha già conosciuti, ma che li riaccoglie nuovamente modificati”.
Lucia Spadano
Dal numero 264 di Segno
Franco Giuli
Museo Riso – Palermo
Via Vittorio Emanuele, 365, 90134 Palermo PA
Fino al 30 novembre 2017