Fra le immagini più iconiche e capaci di sintetizzare quell’atmosfera ermetica propria dell’arte degli anni Cinquanta e Sessanta in Italia, in molti ricorderanno la fotografia pubblicata su «Oggi» che ritrae Alberto Sordi che guarda, o meglio attraversa, il Nudo di Alberto Viani alla Biennale di Venezia del 1958. In quello sguardo di perplessità del grande attore, si esemplifica tutto il senso di un’estetica incomprensibile al grande pubblico ma esemplare nell’evidenziare le peculiarità delle ricerche scultorie dell’epoca. Ricerche, per così dire, di segno e materia, dove quest’ultima mostra la propria forza o energia diventando forma e dove il segno, spezzando lo spazio, diventa traccia effimera del contingente. Ricerche figlie della tragedia, quella della guerra, che troncano il proprio agire nel solo significato del presente, percepito come effimero e come frammento e dove, la legittimità dell’opera si misura nell’unicità del momento.
In questo clima, storicizzato come Informale in Europa ed Espressionismo Astratto in America, incontriamo la straordinaria personalità di Francesco Somaini, la cui opera, come spesso la critica coeva e postuma non ha mai tralasciato di rilevare, mostra pienamente tutte le caratteristiche di una genealogia prettamente informale. Superati gli anni dell’esordio, dove nell’artista il fascino per un’estetica scultoria di matrice primo-novecentesca è ancora presente (si pensino le sculture degli anni Quaranta ancora così vicine a quelle del maestro Giacomo Manzù), Francesco Somaini entra nella seconda metà del secolo sviluppando un’originale indagine nel rapporto tra la materia e la sua stessa definizione espressiva. Il successo e il riscontro della sua proposta sono immediati. Non casuale, nel decennio Cinquanta è la sua pressoché costante presenza in Biennale, l’invito a tutte le Quadriennali del periodo (1951, 1955, 1959) e quello alla Triennale di Milano (1954), senza contare le numerose esposizioni che lo vedono protagonista negli appuntamenti nazionali più importanti dedicati alla scultura. Non mancano infine le partecipazioni all’estero fra Parigi, Anversa, Oslo, San Paolo del Brasile (dove alla Biennale del 1959 riceve il premio come migliore scultore straniero) e infine New York dove, nel 1960 realizza una personale all’Italian Cultural…
L’articolo dedicato a Francesco Somaini è pubblicato sul numero 270 di Segno. Per continuare a leggerlo puoi acquistare Segno a questo link:
Francesco Somaini
La stagione americana
Galleria Open Art – Prato
Viale della Repubblica 24 – 59100 Prato
Fino al 9 febbraio 2019