La fantasia di una persona si può manifestare in vari modi e c’è chi preferisce tenerla racchiusa nella propria sfera privata, oppure chi ne fa il proprio punto di forza e decide di condividerla con gli altri. La scrittura è il metodo più tradizionale, ma nel corso dei secoli le storie inventate hanno preso forma concreta attraverso il teatro e successivamente il cinema. Durante il Novecento, con l’avvento della performance, la messa in scena ha visto convergere le caratteristiche dello spettacolo teatrale e il mondo dell’arte, con la peculiarità insita nell’istantaneità dell’azione, unica e irriproducibile.
Francesco Pedraglio, artista originario di Como, nella personale conclusa il 27 aprile presso gli spazi della galleria Norma Mangione (To), ha dato prova della sua poetica artistica proponendo tre nuclei di opere: i graffiti, i palcoscenici e le sculture parlate. Il primo gruppo, costituito da tre lavori, ripropone sulle pareti bianche della galleria dei graffiti che l’artista stesso aveva visto in Sudan. Il secondo gruppo, invece, propone delle sculture in bronzo che racchiudono in sé un racconto. Ogni opera è intitolata con un numero di telefono e lo spettatore è invitato a digitarlo e chiamarlo per poter ascoltare la storia che l’artista ha confezionato appositamente. Tutte e quattro le sculture, dunque, fungono da input per la riflessione del pubblico, aiutandolo a concretizzare la storia di questa voce. Esse sono luoghi dotati di uno spazio e di un tempo, esistenti allo scopo della mostra e alla realizzazione immaginaria dell’avvenimento, che prende forma nella mente di chi ha digitato quel numero. L’ultimo gruppo, le sculture parlate, sono in realtà elementi funzionali alla performance che l’artista ha fatto durante l’inaugurazione dell’esposizione. Essa consisteva nel racconto di Pedraglio di alcune storie, organizzate secondo i canoni della rappresentazione teatrale, della quale la galleria fornisce il copione. Durante l’azione performativa, il pubblico ha assistito alla realizzazione delle opere come prodotto finito, poiché nel corso dei racconti l’artista ha interagito con i supporti appesi al muro, apportando qualche modifica. Ciò che rimane, come per ogni performance, è l’opera d’arte in senso più stretto, ovvero un oggetto statico, reduce inanime di ciò che era successo all’inaugurazione. Chi ha visitato la mostra successivamente, quindi, non può comprendere fino in fondo il significato di questo gruppo di opere, ma ha dovuto limitarsi ad un ragionamento a posteriori osservando le quattro sculture e al contempo leggendo i quattro copioni.
La potenza di questa personale sta di fatto nel trovarsi di fronte a oggetti apparentemente silenziosi, ma pregni di vita, che quasi sembrano vibrare per poter parlare. Parlare per esprimere la sfera interiore di un artista che, seppur “artigiano” e creatore di opere concrete, necessita di riempirle con la propria immaginazione, al fine di ottenere un lavoro non solo da contemplare, ma anche da ascoltare.
Norma Mangione Gallery
via Matteo Pescatore, 17, 10124 Torino
Francesco Pedraglio. Graffiti, palcoscenici e sculture parlate
Conclusa il 27 aprile 2019