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L’ago e il filo di Franca Maranò. La retrospettiva a Bari da Misia Arte

Franca Maranò. Inaugurazione con interventi di Christine Farese Sperken, Pietro Marino, Massimo Torrigiani, Silvio Maselli, Anna Gambatesa

Trame, cuciture, impunture, tele ruvide, tagli come ferite, intrecci di ordito. E poi light box, taglienti laceri di luce, graffiti su olio. E’ la storia artistica di Franca Maranò (1920-2015), pioniera dell’avanguardia femminile e femminista in Puglia, che torna prepotentemente a rivivere negli spazi della galleria Misia Arte di Bari affiancata dallo spazio Cellule Creative. Artista anticonformista, per un periodo fece ricorso all’ago e al filo per tradurre il suo pensiero con un atto deliberatamente politico. Segnala con le tele ricucite urgenze ed emergenze, cicatrici sulle coscienze collettive; costruisce con le tele da indossare degli abiti mentali, spazio personale e allo stesso tempo di azione; genera dal gesto del tagliare, del suturare e del cucire (atti tipici di un ruolo femminile subalterno), una forma libera di riscatto artistico. “Franca Maranò, in un panorama tradizionalmente maschilista, impugna aghi, fili e tessuti e con tenacia si ritaglia il suo spazio di donna-artista adottando un linguaggio universale e interculturale” cita la gallerista Anna Gambatesa. Sono anni nei quali l’opera della Maranò dialoga con quelle degli amici artisti del calibro di Luigi Ontani, Tomaso Binga, Maria Lai, Mirella Bentivoglio e non sono pochi i conoscitori di quel periodo storico che avrebbero voluto vedere l’opera dell’artista all’ultima Biennale di Venezia nella sezione “Trame e Tessiture” al fianco di Maria Lai, di Taiwan Lee Mingwei, di Huguette Caland e di David Meladda. Ma la storia ha portato Franca Maranò a realizzare qualcosa di importante per Bari e che oggi vive nella memoria collettiva della città: la creazione di Centrosei, uno spazio espositivo e di ricerca dedicato all’arte, fondato nel 1970 inizialmente con altri cinque artisti, e chiuso in concomitanza con l’incendio del teatro Petruzzelli nel 1991. Il Centrosei divenne tappa espositiva di molti artisti. La lista è lunghissima ma conviene citarne alcuni per capirne il valore culturale: Sol Lewit, Getulio Alviani, Mimmo Paladino, Luigi Ontani, Enrico Job, Pier Paolo Calzolari, Joseph Beuys, Giuseppe Capogrossi, Aldo Spoldi, Claes Oldenburg fino a Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Maria Lai, Elisa Montessori, Ketty La Rocca, Renata Boero e tantissimi altre figure artistiche, coinvolgendo tra i critici, Filiberto Menna, Nello Ponente, Gillo Dorfles, Luigi Lambertini, Pietro Marino, Enrico Crispolti, Renato Barilli. Una storia ventennale che ha meritato la pubblicazione di un libro “Centrosei. Storia di una Galleria”, di Christine Farese Sperken che nella mostra di oggi figura come curatrice. E’ sicuramente una importante retrospettiva quella che Anna Gambatesa costruisce intorno alle opere di Franca Maranò (alcune inedite come i light box), un omaggio dovuto ad una artista che correva il rischio di essere dimenticata e che nell’affollato vernissage, Pietro Marino e Massimo Torrigiani, Silvio Maselli, insieme alla curatrice, hanno omaggiato con una loro personale presentazione. Una iniziativa questa che conferma la coerenza del percorso della galleria nata nel 1884, che da una parte si pone come osservatorio sui nuovi talenti del territorio, dall’altra è impegnata nel recupero e nella divulgazione di artisti di generazioni passate, parte del patrimonio culturale pugliese.

Franca Maranò, La magia delle mani
Linee, punti, abiti/corpo
Dal 26 ottobre al 2 dicembre 2017

A cura di Christine Farese Sperken
Con la collaborazione dell’Associazione culturale Achrome,
Con il patrocinio del Comune di Bari, del primo Municipio, del FAI delegazione di Bari e dell’Associazione A.N.D.E.
Catalogo ed. Mario Adda Editore (Bari, 2017)
con i contributi di Christine Farese Sperken, Liliana Tangorra, Nicola Zito, Annamaria De Benedictis

MISIA ARTE
Via Putignani 153, Bari
Lunedì: 13,30 – 20,00
Martedì-Venerdì: mattina 10,00 – 13,00; pomeriggio 16,00 – 20,00

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