Forum dell’arte contemporanea italiana 25–26–27 settembre 2015, Prato
Oltre quaranta tavoli di discussione coordinati da altrettanti operatori del settore, centinaia di addetti ai lavori e di iscrizioni da parte del pubblico, varie sedi storiche nel centro di Prato: il primo Forum nazionale dell’arte contemporanea italiana, organizzato dal Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato e promosso da un comitato composto da Ilaria Bonacossa, Anna Daneri, Cesare Pietroiusti, Pierluigi Sacco e Fabio Cavallucci, direttore del Centro Pecci, ha lanciato un messaggio forte nel mondo dell’arte e della cultura.
Il Forum si tiene a Prato il 25-26-27 settembre 2015 ed è un’occasione importante e unica per tutti gli operatori del settore — artisti, critici, storici, curatori, docenti di accademie pubbliche e private, direttori di musei e fondazioni, direttori di testate specialistiche, galleristi, collezionisti, mecenati — per analizzare il “sistema arte in Italia” e capire le ragioni che non lo rendono competitivo su scala internazionale, arrivando a immaginare soluzioni, proposte costruttive e formulare strategie condivise.
La sede principale del Forum è il Teatro Metastasio, dove si svolgono tutte le relazioni dei coordinatori dei tavoli e gli interventi di alcuni ospiti speciali e di rappresentanti di associazioni internazionali. I tavoli di discussione saranno dislocati in alcuni palazzi storici limitrofi, quali la Monash University e il Palazzo Banci Buonamici. All’interno del Teatro Metastasio avrà luogo venerdì 25 settembre alle ore 11.00 l’apertura plenaria del Forum con i saluti istituzionali. Sono numerosi gli argomenti che saranno affrontati, alcuni particolarmente insidiosi, altri provocatori ma tutti indispensabili per cercare di restituire all’arte contemporanea italiana il suo ruolo innovativo: dal rapporto fra politica e cultura a quello fra pubblico e privato, dall’assenza di strategie condivise per promuovere l’arte italiana all’estero, fino alla pressoché assenza di dibattito critico. Ci sarà spazio anche per un ripensamento dell’offerta didattica delle accademie e delle università che impartiscono un insegnamento della storia dell’arte troppo spesso svincolato dalla realtà e carente di spazi dedicati alla creatività contemporanea. Di particolare rilevanza è anche lo spazio assegnato al pubblico, che già è stato coinvolto proponendo nuovi tavoli di discussione, di cui tre (sull’interdisciplinarietà, sul mercato e sul restauro dell’arte contemporanea) sono stati accolti, ma che ora potrà partecipare ai vari dibattiti, mentre ai coordinatori è assegnato il compito di guidare il dibattito e svolgere le relazioni finali dei vari tavoli.
Il comitato promotore ha deciso di affidare la regia delle discussioni a operatori in grado di rappresentare il sistema dell’arte in tutta la sua varietà, con una particolare attenzione per le generazioni più giovani.
Alla fine delle tre giornate il Forum ha come obiettivo quello di dotarsi di alcuni principi “guida” che possano facilitare gli operatori del settore a mettere a frutto strumenti utili per far assumere all’arte contemporanea un ruolo preminente anche nelle politiche culturali nazionali. Sarà l’inizio di un percorso collaborativo per animare un dibattito critico che manca da troppo tempo. Un percorso che seguirà nei mesi successivi per chi condividerà gli obiettivi e le proposte fatte nei tre giorni di discussione e confronto.
Forum dell’arte contemporanea italiana, 25-26-27 settembre 2015, Prato
Teatro Metastasio (sede principale) Via Benedetto Cairoli 59; Palazzo Banci Buonamici Via Bettino Ricasoli 25; Monash University, Via Pugliesi 26
TAVOLI DI DISCUSSIONE, ANALISI, APPROFONDIMENTO, DENUNCIA
Censura e autocensura
SILVIA FRANCESCHINI coordinatore
In Italia c’è una questione di censura e autocensura? Può succedere che gli artisti e gli operatori non affrontino temi scomodi (religiosi, etici, politici…) per paura di essere bloccati, praticando così essi stessi una forma di censura, spesso inconscia, sul proprio lavoro? Il risultato rischia di essere un appiattimento dei contenuti.
L’arte deve essere provocazione?
FABIOLA NALDI coordinatore
Che ruolo ha la provocazione nell’arte contemporanea? È semplicemente uno stratagemma per attrarre attenzione sul lavoro o un funzionale strumento critico e dissacrante capace di smuovere l’opinione pubblica ed entrare nelle maglie della società?
Quantità di pubblico vs. qualità della proposta
LUIGIA LONARDELLI coordinatore
Negli ultimi anni è forse radicalmente mutato il complesso e delicato equilibrio tra la qualità delle proposte artistiche e culturali e la quantità del pubblico raggiunto. È possibile che questi due aspetti non entrino in conflitto? Come far sì che le iniziative mantengano la loro vocazione sperimentale e qualitativa, senza perdere attrattività nei confronti del grande pubblico?
Un nuovo ruolo sociale per l’arte
ARIA SPINELLI coordinatore
Ha senso, nella società contemporanea, pensare a un ruolo sociale attivo e riconoscibile per l’arte? Esiste ancora una possibilità di incidere nella società, raggiungere un vasto pubblico e divenire fattore attivo di cambiamento e innovazione?
Riconoscere il valore del lavoro culturale
PIETRO GAGLIANO’ coordinatore
L’Italia è allineata al ribasso nei salari dei lavoratori della cultura; spesso agli artisti non è riconosciuto nemmeno un rimborso spese e il precariato di operatori e curatori è diffuso più che altrove. Come legittimare la pratica artistica e culturale affinché sia pienamente riconosciuta anche nel mondo del lavoro?
Cervelli, corpi e progetti in fuga
ELEONORA FARINA coordinatore
Sempre più artisti, curatori, operatori dell’arte contemporanea italiana emigrano, non solo alla ricerca di un’opportunità di lavoro che non trovano in Italia, ma anche perché aspirano ad un contesto più stimolante e desiderano sfuggire alle mortificazioni a cui spesso istituzioni e amministrazioni pubbliche sottopongono progetti, visioni, proposte di cambiamento. È necessario fermare questo processo o, al contrario, la “diaspora culturale” può divenire una risorsa per l’arte italiana?
Quale senso per l’arte pubblica?
MARTINA ANGELOTTI coordinatore
Qual è il senso, quali le potenzialità e i problemi dell’arte pubblica? A fronte di una pratica di non facile determinazione, che raccoglie attività molto diverse e a volte inconciliabili, è opportuno ridefinire i campi di intervento dell’arte pubblica, attraverso una riflessione che affronti il suo potenziale di inclusività, la relazione tra ambiente reale e/o virtuale, la sua natura politica e attivatrice di mutamenti sociali.
Esterofilia: un problema italiano
FRANCESCO GARUTTI coordinatore
In Italia gallerie, istituzioni, collezionisti e media paiono peccare di esterofilia. Gli artisti italiani non vengono trattati se non trasferiti o riconosciuti all’estero e spesso, a parità di esperienze e professionalità, l’artista straniero viene preferito sia per quanto riguarda le acquisizioni, sia nella circolazione mediatica. Da cosa deriva questa attitudine “trasversale”, che investe sia l’ambito pubblico che quello privato e che di fatto è un male tutto italiano? È possibile ribaltarla?
TAVOLI SULLA FORMAZIONE
Storia dell’arte nelle scuole: la grande assente
ANNALISA CATTANI coordinatore
Lo scarso interesse del pubblico è uno dei fattori principali della crisi del mondo dell’arte italiano. La mancanza di storia dell’arte nelle scuole secondarie, e in particolare dell’arte contemporanea, è certamente alla radice di questo disinteresse. Come sopperire a questa mancanza strutturale nel percorso formativo delle giovani generazioni?
Percorsi e modelli formativi per gli artisti
ELVIRA VANNINI coordinatore
I percorsi e modelli formativi degli artisti sono rigidi e obsoleti. È necessario attuare dei miglioramenti o dei ripensamenti radicali dell’offerta didattica delle accademie e delle università e trasformarla perché offra un bagaglio di conoscenze, di esperienze, di relazioni e di opportunità più attuale, più dinamico, più coraggioso.
Dopo l’accademia: uno spazio da costruire
ALESSANDRA CASADEI / CHERIMUS coordinatore
Va creato ex novo un percorso post-accademia. È necessario introdurre più spazio per la ricerca, lo studio, la sperimentazione, il confronto, nei primi anni di attività dei giovani artisti.
Formazione di critici e curatori
ANTONIA ALAMPI coordinatore
Il percorso formativo dei curatori e dei critici nel bene e nel male non è standardizzato. È necessario uniformare i percorsi di queste due figure, oppure potrebbe essere controproducente? Si ritiene auspicabile un ragionamento sulla effettiva necessità di differenziare i due ruoli e su come il percorso formativo per arrivarci possa essere migliorato, a partire dal contesto universitario.
Quali docenti? L’esperienza come risorsa
PAOLA NICOLIN coordinatore
Quali modalità, eterodosse e coraggiose, si potrebbero attuare per individuare docenti (o “tutor”) per laboratori formativi rivolti ad artisti, curatori e critici? È possibile valorizzare esperienze e competenze di artisti e intellettuali – anche non strettamente appartenenti al sistema dell’arte o da questo riconosciuti – affinché possano dare un nuovo contributo alla cultura italiana?
Ripensare il senso delle residenze
ROSSANA MIELE coordinatore
Quale futuro hanno le residenze d’artista? Tanto popolari qualche anno fa, sembrano vivere un momento di “stanchezza”, di ripetitività e assenza di contenuti. Come rinnovarle? È possibile che il loro potenziale formativo venga impiegato in modo fattivo all’interno del sistema?
Accademie straniere tra modello e integrazione
CATERINA RIVA coordinatore
Villa Romana a Firenze, Villa Medici o la British School a Roma ecc. sono spesso viste come isole felici all’interno di un panorama istituzionale nostrano sofferente. Come si può potenziare il rapporto di scambio con le
realtà italiane, che ne permetta una reale integrazione nel sistema?
TAVOLI DI PROPOSTA DI STRATEGIE INTERNE
Troppi musei?
LORENZO GIUSTI coordinatore
In Italia ci sono troppi musei? Negli ultimi anni, numerose istituzioni d’arte hanno visto la luce per poi rendersi rapidamente conto che non vi era sufficiente sostegno per tenerle in vita. Forse è necessario rivedere alcune metodologie decisionali nella costituzione delle nuove strutture e razionalizzare la situazione attuale che sembra implosa.
Istituzioni coraggiose
SILVIA BOTTIROLI coordinatore
Cosa serve all’istituzione pubblica per essere effettivamente coraggiosa, non conformista o omologante? Parte della questione sembra provenire dallo stesso ruolo che alle istituzioni è richiesto, quello cioè di “raccoglitore” del più vasto pubblico, che rischia di sacrificarne l’anima più avanguardista in favore di una banalizzazione dei contenuti. È possibile slegarsi da rapporti di potere e dipendenza che spesso si creano sia con le amministrazioni pubbliche che con il mercato, per favorire lo sviluppo di luoghi di conoscenza autonomi e radicali?
Centralità della didattica
ILARIA DEL GAUDIO coordinatore
È importante dare una maggiore centralità alla didattica. Nelle istituzioni spesso il dipartimento didattico è visto come “l’ancella” delle mostre temporanee. Sarebbe auspicabile una maggiore permeabilità dei settori, tra espositivo e educativo, per offrire al pubblico un’esperienza integrata.
Verso nuovi centri di produzione e sperimentazione
EMANUELE GUIDI coordinatore
In Italia mancano centri per la produzione, la sperimentazione e la ricerca artistica a carattere pubblico, capaci di operare con continuità ed effettiva progettualità. Tale assenza è parzialmente sopperita di volta in volta da iniziative promosse da realtà no profit, fondazioni private, artists run spaces, e per quanto concerne l’attività di produzione delle opere, dalle gallerie. È auspicabile l’individuazione di un modello di centro di ricerca non dissimile da quelli europei, che possa operare in sinergia con le plurali realtà del sistema italiano?
Le istituzioni saranno spazi di discussione e di pensiero
ANTONIO GRULLI coordinatore
L’istituzione pubblica può e deve ritrovare la propria centralità come piazza aperta, luogo di aggregazione e confronto, reale soggetto produttore di cultura. Solo così le istituzioni potranno essere spazi di discussione e di pensiero. È possibile alimentare la permeabilità di queste realtà con il tessuto sociale a cui si rivolgono puntando allo stesso tempo allo sviluppo di contenuti che garantiscano una riconoscibilità a livello internazionale?
Gli archivi come strumento di ricerca e formazione
ASSOCIAZIONE SENZACORNICE coordinatore
Quello degli archivi degli artisti italiani mal gestiti e a volte usati essenzialmente come fonti di lucro per gli eredi è un tema tanto rilevante quanto sottovalutato. Gli archivi degli artisti possono non soltanto sostenere il valore del lavoro di uno specifico artista, ma divenire strumenti indispensabili per la ricerca e la formazione.
Arte italiana all’estero. Strategie di promozione
CHIARA PARISI coordinatore
È opinione condivisa che l’arte italiana deve essere promossa di più. Mancano strategie coerenti e coordinate di promozione degli artisti italiani, in Italia e all’estero. Quali potrebbero essere, come strutturarle e da quali istituti dovrebbero essere promosse?
I premi: un oblio da eccesso?
ILARIA GIANNI coordinatore
Forse vi sono troppi premi in Italia e rischiano di essere una mancata occasione di visibilità effettiva e proficua per l’artista. A chi servono quindi i premi? È pensabile dare vita ad una nuova strutturazione che garantisca una maggiore utilità per gli artisti vincitori?
Grants: incentivare una buona pratica
SARA DOLFI AGOSTINI coordinatore
Sono pochi i grants sia per far viaggiare all’estero gli artisti italiani sia per la produzione di progetti nel territorio. Come si può incentivare questa buona pratica? È possibile individuare strategie condivise tra gli attori che operano nel contemporaneo per implementare il loro numero e garantire la loro diversificazione?
Programmare per tempo
SILVIA SIMONCELLI coordinatore
L’assenza di programmazione, la temporalità sempre meno razionalizzata, la discontinuità progettuale sembrano essere uno dei motivi strutturali della debolezza del sistema dell’arte contemporanea italiana. Al di là della
tradizionale capacità italiana di risolvere tutto rocambolescamente all’ultimo minuto, come dare vita a politiche culturali di ampio respiro?
TAVOLI DI PROPOSTA DI RIFORME POLITICHE
Separare la cultura dalla politica: un’urgenza
CHRISTIAN CALIANDRO coordinatore
È oggettivo che in Italia si assista a frequenti ingerenze da parte della politica sul sistema culturale, sia sui contenuti veicolati che sugli obiettivi da raggiungere. È necessario che il sistema dell’arte cerchi di attuare il più possibile una separazione dei propri interessi da quelli della sfera politica per evitare indebiti e deleteri condizionamenti.
Padiglione Italia: come salvarlo dal ridicolo.
CHIARA VECCHIARELLI coordinatore
È necessario rivedere i meccanismi di valutazione e incarico del curatore del Padiglione Italia in seno al Ministero e parificarli a ciò che accade in molti altri padiglioni nazionali nella Biennale di Venezia.
Famigerata e invisibile: la legge del 2%
CECILIA GUIDA coordinatore
La questione del 2%: come gestire meglio la legge che prevede il finanziamento di opere d’arte negli edifici pubblici e come stimolare una seria legislazione sulle detrazioni fiscali per chi sponsorizza?
Concorsi: chi li ha visti?
SANTA NASTRO coordinatore
È necessaria la promozione dell’istituzione di concorsi o competizioni pubbliche come buona prassi, votata a principi di trasparenza e con regolamenti e procedure chiari e lineari; la costituzione di giurie di esperti a rotazione, anche per l’assegnazione di premi e residenze; l’affiancamento alle amministrazione pubbliche di soggetti esperti del settore; la gestione delle decisioni condivisa con funzionari nominati a rotazione.
TAVOLI SUL RAPPORTO PRIVATO/PUBBLICO
Le fondazioni private sono le nuove istituzioni
NEVE MAZZOLENI coordinatore
La scarsità di istituzioni pubbliche convincenti sul piano del contenuto e della continuità dell’offerta viene sempre più spesso sopperita dalle
fondazioni private. Con quali conseguenze?
Gli indipendenti
BRUNA ROCCASALVA coordinatore
Quale direzione per gli indipendenti? All’interno del panorama italiano che ruolo hanno avuto e quale ruolo dovrebbero ritagliarsi le realtà indipendenti e con che fondi dovrebbero sostenere le proprie attività?
Per una cultura del fundraising
ELISA BONINI coordinatore
In Italia manca una cultura del fundraising. Raramente gli operatori italiani ricercano finanziamenti privati così come sono pochi i privati che riconoscono l’importanza di sostenere l’arte contemporanea. È possibile rafforzare le modalità di relazione tra arte e privati? E quale può essere il ruolo del crowdfunding in questa prospettiva?
Nuovi Mecenati
CHIARA GALLONI coordinatore
Il mecenatismo in Italia dovrebbe essere incoraggiato, valorizzato sia culturalmente che politicamente. Quali strategie possono essere messe in atto per favorire le committenze?
Pubblico e privato: una questione di fiducia
ANTONELLA CRIPPA coordinatore
In Italia le relazioni tra pubblico e privato a sostegno dell’arte contemporanea sono sporadiche. Quali sono gli strumenti per renderle più frequenti e lungimiranti? Come è possibile creare maggiori garanzie di continuità e consentire uno scambio paritetico e costruttivo che assicuri nuovi orizzonti?
TAVOLI SULLA COMUNICAZIONE E RAPPORTO COI MEDIA
Contemporaneo sui media: un’assenza ingiustificata
PAOLA MANFREDI coordinatore
È possibile rendere l’arte fruibile e comunicabile sui media, tanto quelli tradizionali – dalla tv generalista ai quotidiani – quanto sui cosiddetti “nuovi media”. Con quali strumenti?
Rivitalizzare il dibattito critico
STEFANO CHIODI coordinatore
In Italia il dibattito critico sembra essere assente. Per molteplici ragioni da tempo la critica specialistica è dormiente, e viene così a mancare il dibattito che alimenti l’humus in cui un artista o un curatore possono crescere. Come rilanciare in forme attuali questo necessario scambio intellettuale?
Editoria: circolazione della conoscenza
BARBARA MENEGHEL coordinatore
In Italia la diffusione di pubblicazioni sul contemporaneo va supportata. Spesso testi fondamentali per rimanere aggiornati sulle ultime ricerche e tendenze dell’arte non vengono tradotti in italiano; altre volte quelli pubblicati da tempo sono difficili da rintracciare e non c’è una vera circolazione di testi e cataloghi italiani all’estero. Come pensare ad un rafforzamento del settore, che permetta da un lato una maggiore veicolazione della cultura italiana e dall’altro la reperibilità di testi aggiornati.
La lingua italiana
CESARE PIETROIUSTI coordinatore
Come rilanciare, in funzione creativa, immaginativa e di ricerca, la lingua italiana? In quali ambiti e in quali modi va riconosciuta l’indispensabilità della sua funzione e della sua ricchezza, non riducibile alla traduzione inglese?
TRE TAVOLI PROPOSTI DAL PUBBLICO
Interdisciplinarietà, mercato e restauro dell’arte contemporanea
Il programma completo e in continuo aggiornamento è reperibile sul sito
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La partecipazione del pubblico è libera previa iscrizione sul sito
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