La Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare (Bari) ospita al momento due interessanti esposizioni, l’una nell’ambito della rassegna Uno sguardo sul mondo, l’altra una doppia personale nella sezione Il Museo e il suo territorio. Il Museo promuove così il connubio tra tendenze internazionali del sistema e del mercato e l’identità territoriale, sostenendo in particolare l’arte under 40, che – pur essendo giovane – mantiene degli standard di alto livello.
In diretta prosecuzione con lo storico Premio Pascali attribuito, tra gli altri, a Mochetti, Pisani, Agnetti, Patella, Kounellis e quest’anno a Mat Collishaw (il cui fare melanconico e “solitario” dischiude la ciclicità temporale della vita, quella riflessione sul presente, che è una ricollocazione nel futuro, a partire da un romantico sentimento della fine, giacché – come afferma l’artista – «la bellezza e la morte rimangono enigmatiche e insondabili come sempre, e per questo soggetti al fascino eterno»), Uno sguardo su mondo, volto a collegarsi ai circuiti internazionali dell’arte, inaugura Still House. La mostra propone le opere di Isaac Brest, Nick Darmstaedter, Louis Eisner, Jack Greer, Alex Ito, Brendan Lynch, Dylan Lynch, Haley Mellin, Alex Perweiler, Zachary Susskind, Peter Sutherland, Augustus Thompson, ovvero Il Gruppo Still House, che riunisce giovani creativi residenti a New York, che lavorano in sinergia e collaborazione per ideare, progettare, realizzare e presentare la propria ricerca, stigmatizzata attraverso i molteplici linguaggi dell’arte visiva. Fondato nel 2007 da Brest e Perweiler come piattaforma di visualizzazione online, il collettivo vede gli artisti coinvolti lavorare singolarmente ed al contempo in esperienze corali, tra le quali si ricorda l’istituzione dell’Istituto di Arti Poliedrico permanente, con sede a Brooklyn.
Oltre a questa esposizione, negli spazi del Museo barese è possibile visitare DUEL, doppia personale dei giovani Raffaele Fiorella e Dario Agrimi, due talenti pugliesi, le cui ricerche diversissime si fronteggiano sull’unico terreno comune della stima reciproca dei due artisti, che si trovano spesso a condividere gli stessi progetti, come in questo caso. Così l’iperrealismo di Agrimi incontra la dimensione ibrida di Fiorella. Le sculture dell’uno si confrontano con le istallazioni dell’altro, muovendosi sul labile confine tra realtà e finzione, tra reale e virtuale. La quasi-realtà inscenata dal volto e dagli animali imbalsamati di Agrimi e dai personaggi di Fiorella, gli attori di comuni vite quotidiane, ricordano – come possibilità sempre vivida – l’illusorietà del reale ed il realismo della finzione, mezzi a disposizione della coscienza dell’uomo e dell’artista per vivere ed interpretare il mondo, prima ancora che l’arte.