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Fiumara d’arte, il pizzo sulle opere di Antonio Presti

Quattordici misure di custodia cautelare, tre in carcere, undici sottoposte a obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, più sequestro di beni per un valore complessivo di due milioni di euro. Tra i coinvolti anche l’esponente di una cosca, un consigliere comunale di Mistretta e una cartomante di Acquedolci, entrambi comuni del messinese. L’accusa: estorsione aggravata dal metodo mafioso e trasferimento fraudolento di valori.

È il bilancio dell’operazione “Concussio”, avviata nel settembre del 2015, che il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Messina ha condotto su denuncia di un imprenditore edile, il quale, rivoltosi agli inquirenti, segnalò di essere stato vittima di un tentativo di estorsione.

Questa, in sintesi, la vicenda alquanto tortuosa. L’imprenditore in un primo momento si aggiudicò la gara d’appalto indetta dal comune di Mistretta, dell’importo di un milione di euro, finanziata dall’Unione europea. Successivamente l’appalto fu revocato dal TAR e assegnato a un’altra ditta. La moglie dell’imprenditore, per avere notizie sull’appalto conteso, chiese rassicurazioni ad una cartomante, la quale, approfittando della situazione, la convinse a rivolgersi al nipote, il quale apparterrebbe alla mafia peloritana. In seguito, il consigliere comunale  si sarebbe avvicinato all’imprenditore, tentando di estorcergli 35 mila euro da donare a una non precisata “signorina” per il mantenimento delle spese legali del fratello, suggerendogli di assumere tre operai e di rifornirsi di cemento presso un’azienda da egli indicata. Secondo gli inquirenti, esisterebbe una “signorina” che sarebbe deceduta nel 2016, sorella dell’artificiere della strage di Capaci e dello storico capo della famiglia di Mistretta.

Fiumara d’arte è il museo all’aperto ideato dall’artista-mecenate siciliano Antonio Presti, le cui opere, installate lungo il fiume Tusa, all’interno dei Nebrodi, comprendono da “La materia poteva non esserci” di Pietro Consagra e “La finestra sul mare” di Tano Festa, rispettivamente del 1986 e del 1989, alle più recenti “Piramide al 38° parallelo” di Mauro Staccioli e “Respiro” di Giacomo Rizzo.

Spesso la storia dell’arte contemporanea diventa ciò che non vorremmo mai raccontare. Questa è una di quelle storie.

 

Foto: Luca Guarneri

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Dario Orphée La Mendola

Nato ad Agrigento. Maturità scientifica. Laurea magistrale in filosofia. Insegna Estetica ed Etica della Comunicazione presso l'Accademia di Belle Arti di Agrigento e Progettazione delle professionalità presso l'Accademia di Belle Arti di Catania. Critico e curatore indipendente. Collabora con numerose riviste, scrivendo di arte, estetica, filosofia della natura e filosofia dell'agricoltura. Si sta occupando dello studio del sentimento, di gnoseologia dell'arte, estetica della natura e scienze naturali.