La Galleria di Arte Moderna di Torino accoglie i visitatori con una frase emblematica che fa sin da subito presagire ciò che contiene al suo interno, uno slogan efficace e che va dritto al sodo senza troppi giri di parole: “All Art has been contemporary”, ovvero, tutta l’arte è stata contemporanea. Siamo abituati a pensare al contemporaneo come a qualcosa che ci appartiene, che quando saremo vecchi potremo raccontare alle generazioni più giovani, dicendo ad esempio: “Noi eravamo lì quando Christo ha creato la ‘passerella arancione’ sul lago d’Iseo!”. Di conseguenza, tutto ciò che non è a noi contemporaneo, lo consideriamo storicizzato e riguardante il passato, al quale guardiamo con occhio analitico da distante, proprio perché non ci appartiene. Se ci fermiamo un attimo a riflettere sulla frase della GAM – e non solo a fotografarla per postarla sui social – ci rendiamo conto della sua validità e del suo intento a proclamare l’animo intrinseco di un’opera artistica in termini di eternità, sempre attuale e sempre attivo, invitando lo spettatore quasi a confrontarsi con l’arte attraverso gli occhi di chi l’ha vista per la prima volta, anche se si tratta di un oggetto ormai datato. È un discorso complesso e che facciamo fatica ad incamerare e comprendere, perché siamo stati abituati a leggere l’arte con un distacco temporale da libri di scuola e solitamente non ci viene richiesto di confrontarci con essa, bensì di studiarla, analizzarla e riportare le informazioni papali papali come sono state descritte e stabilite da una personalità con una certa influenza nei ranghi più elevati.
Partendo dunque da questo preambolo, presso la galleria davidepaludetto | artecontemporanea (TO), in collaborazione con il Castello di Rivara, è possibile rivivere una selezione di lavori di Ferdi Giardini – classe 1959 – risalenti agli anni Ottanta in una mostra denominata “Con cosa e con chi ebbe tutto inizio negli anni ‘80”. No, non hanno inventato una macchina del tempo, ma hanno cercato di trasmettere le sensazioni e le reazioni di coloro che per la prima volta si sono trovati di fronte a queste opere, a noi, nuove generazioni, che non abbiamo avuto la possibilità di viverle in presa diretta. Questa sottospecie di continuità spazio-temporale che si viene virtualmente a creare, come già accennato all’inizio, permette di far vedere come le opere d’arte storicizzate, e oggi riconosciute come tali, non devono necessariamente essere custodite come delle reliquie all’interno delle istituzioni più grandi come quelle museali, ma possono ancora sgranchirsi le gambe ed essere esposte in una galleria, alla pari delle più recenti ricerche e dei lavori dei giovani emergenti.
I lavori di Giardini, in questa sede, ripercorrono dunque le sue prime sperimentazioni nel campo artistico, analizzando e interrogando il confine tra realtà e immaginazione, creando dei “reperti di altri tempi”. Essi, in realtà, non sono altro che comuni supporti artistici – tele o tavole di compensato – camuffati attraverso l’uso di pigmenti in polvere o di silicone, ottenendo un effetto mimetico che inganna la mente dell’osservatore, il quale, una volta scoperto l’arcano, ne rimane stupito e affascinato. L’abilità imitativa dell’artista torinese simula una realtà che non esiste – se non nella sua mente – creando queste opere che hanno la capacità di suscitare in chi guarda un ricordo lontano, legato a tempi passati ormai sepolti nella memoria storica, ma che di per sé non esistono e non sono mai esistiti. Il pubblico, ammirando questi lavori e il modo in cui sono stati allestiti, è fuorviato e in bilico tra incredulità e accettazione della verità, perché, oltre alle false reminiscenze che essi possono provocare, sembrano essere fatti di materiali pesanti e risulta dunque inconcepibile il come riescano a stare appesi a mezz’aria senza subire le conseguenze della forza di gravità.
Se, dunque, essi sono in grado, ancora oggi, di attivare le sinapsi del cervello di chi sta guardando ed è intento a cercare risposte ai propri quesiti mentali, è allora vero che tutta l’arte è contemporanea, che è sempre attuale e fa sempre riflettere e parlare. E che è ancora in grado di apparire in uno spazio come quello di una galleria con la stessa forza che aveva negli anni Ottanta.
davidepaludetto | artecontemporanea
via degli Artisti 10, 10124 Torino
Ferdi Giardini. Con cosa e con chi ebbe tutto inizio negli anni ‘80
Info: dal martedì al sabato, 16.00 – 20.00
Fino al 21 settembre 2019