E siamo finalmente al main event di questa 53. Esposizione Internazionale d’Arte, la mostra Fare Mondi/Making Worlds che riunisce in un’unica area espositiva più di novanta artisti da ogni parte del mondo.
La prima immagine che possiamo offrirvi è di un’opera di Michelangelo Pistoletto, o meglio, del risultato della sua performance: gli specchi sono stati infranti dall’artista stesso come modo per moltiplicarli. “Ogni frammento di specchio ha le stesse proprietà di quello grande e crea, a suo modo un piccolo universo”, dichiara Pistoletto, in perfetta sintonia col nome dell’evento.
Ci imbattiamo, poi, nell’installazione di Goshka Macuga, l’artista polacca, ma operante a Londra, gioca come suo solito al limite tra scultura, installazione architettonica e studio di design.
E’ la volta di un altro “nomade” che sta facendo parlare molto bene di sè già da tempo, a dispetto della giovane età, il camerunense Pascale Marthine Tayou. Nelle sue opere, pensate e create in Belgio, risuona forte il richiamo delle radici africane: la cultura, le tradizioni, la famiglia.
Siamo giunti a Paul Chan, artista di Hong Kong, ma ormai stabilmente attivo a New York. Da alfiere dell’arte digitale sempre alle prese con la luce in tutte le sue declinazioni, si cimenta in questa occasione con un potente gioco di ombre.
Ci “trasferiamo” ora in Corea del Sud con l’installazione di Haegue Yang, artista che rappresenta anche il suo paese nel Padiglione ai Giardini. La Yang, da tempo cara a Birnbaum (ha lavorato a lungo a Francoforte), si riconferma, con le sue luci dai colori accesi, artista vivace e pungente.
Torniamo in tema di artisti cosmopoliti con Moshekwa Langa. L’artista sudafricano, residente ad Amsterdam, è senz’altro uno dei maggiori esponenti della scena artistica del proprio paese, dov’è descritto come “dotato della massima perfidia e, allo stesso tempo, della più candida innocenza…”.
Tocca ora alla brasiliana Renata Lucas, artista solita intervenire negli ambienti per confrontarsi con essi e intessere una proficua relazione di scambio. Sono gli ambienti che determinano i nostri comportamenti, o sarà forse il contrario?
E’ ricca di implicazioni socio-politiche, oltre che ovviamente artistiche, la partecipazione del tibetano Gonkar Gyatso. Nella foto possiamo ammirare un particolare della grande opera The Shambala of the Modern Times, che l’artista presenta insieme ad alcuni lavori più recenti.
Viene dalla Cina una delle opere più suggestive (ma altrettanto difficili da rendere in fotografia) di questa esposizione. Si tratta di Constellation di Chu Yun, realizzata utilizzando apparecchi elettronici in standby, i cui led creano il cielo stellato del terzo millennio.