Dopo una significativa collettiva che, nel periodo estivo, ha ecletticamente riunito sotto lo stesso cielo i codici linguistici e segnici di ventotto artiste italiane, la GABA.MC, la Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, ha inaugurato la propria stagione autunnale con la personale Facciamo finta di niente, dedicata al lavoro multiforme e poliedrico di Mrdjan Bajic. Nata in collaborazione con la Galleria Paola Verrengia di Salerno e conclusasi lo scorso 30 novembre, la mostra è stata resa possibile – ha sottolineato l’artista nel corso del proprio discorso di apertura – da un legame stabile e duraturo di amicizia e di cooperazione in grado di valicare i confini nazionali.
Serbo di nascita, francese d’adozione, docente, scultore e disegnatore, Mrdjan Bajic – che nel 2007 è stato unico Rappresentante del Padiglione del proprio paese natale alla 52° Biennale di Venezia – presenta a Macerata un importante nucleo di opere legate tra loro dal filo sottile e tagliente di un’ironia che fa spesso perno sul gioco di parole e sul ribaltamento di alcuni simboli pop, per indurre il cittadino globale a riflettere su questioni politiche, sociali, ambientali e individuali.
Ad accogliere il pubblico all’ingresso dell’esposizione, cinque sculture di medie dimensioni che, pur appartenendo a cicli di lavori differenti, risalgono tutte all’ultimo decennio di attività dell’artista. The working class is going to heaven, Facciamo finta di niente,General Staff, Skyscrapere Babushkasono dispositivi complessi e compositi, dove la base potenzialmente mobile (di solito un mezzo di trasporto a due o a quattro ruote) sorregge a fatica un pesante contenitore. Sono oggetti che, di volta in volta, assumono forme differenti, a metà strada tra la riproduzione del reale e la rappresentazione del fantastico e che, destabilizzando la percezione del pubblico, trasportano lo spettatore all’interno di un universo dai tratti surreali, dove emerge l’urgenza di «ricucire alcuni strappi storici», annota il curatore Antonello Tolve, e di «creare condensazioni visive, sapienziali spostamenti oggettuali, disorientamenti che seducono, fino a spingere in una illusione che ammalia e distrugge l’illusione stessa». Così, anche la Vespa che in origine era mezzo di trasporto dell’artista, entra nello spazio espositivo, diviene simbolo del percorso verso l’autorealizzazione e si trova a dover sostenere il peso di un mondo deformato e deformante. In un moto continuo che nasce dai sogni del singolo e si sposta verso i pericoli che minano le possibilità di un futuro collettivo, l’artista plasma una nuova geografia globale, dove i vettori responsabili della deriva dei continenti non sono più determinati da fenomeni endogeni alla crosta terrestre, ma prodotti dalle cinghie del potere politico ed economico, i cui effetti si ripercuotono inevitabilmente sull’equilibrio socioculturale del pianeta.
Collegate da un elemento satirico pungente, le opere in mostra sono eleganti concentrazioni di riferimenti artistici e culturali che insistono sui drammi del contemporaneo, come I like America and America likes me, in cui la sostituzione della testina di alcune granate con quella di Mickey Mouse unisce l’operazione citazionista a una brillante e mordace critica sociale.
Facciamo finta di nienteè, in ultimo, un progetto che testimonia la crescente volontà dell’Accademia di Belle Arti di Macerata di proporre attività, sospese tra l’espositivo e il didattico, volte ad avvicinare i propri studenti agli scenari più luminosi dell’arte contemporanea internazionale, creando momenti di dialogo non limitati alla sola fruizione della mostra, ma estesi anche ai momenti che la precedono e la seguono.