A tre anni dalla scomparsa e dall’ultima importante monografica che gli sia stata dedicata, la Galleria Open Art di Prato dedica un omaggio a Walter Fusi, concentrando la propria attenzione al ciclo pittorico che lo ha quasi ossessionato negli ultimi lustri della sua lunga carriera: Carmina Burana.
Un ciclo fatto di frammenti, di memorie, dove quell’ “astrazione più energetica che cerebrale” – come la definì Tommaso Trini – si coniuga indissolubilmente con la cifra “concretista” che dalla fine degli anni Sessanta non abbandonerà più l’artista toscano.
Fantasia e metodo, manifestazione di un’esperienza creativa dove gesto e cromatismo possano essere assoggettate a una disciplina che le sappia controllare, progettare.
Fantasia e metodo che sembrano dispiegarsi nei Carmina Burana, ordalia pagana che riassume nel modo più compiuto lo sforzo in virtù del quale la composizione, nella scansione dei frammenti, un’intensità coerente, una musicalità dove pause e silenzi si intrecciano con le esplosioni vitalistiche del colore, con le melodie del gesto, con il rigore del segno.
Quasi si volesse raccontare una vicenda accumulando un’intensità e una ricchezza d’impulsi spaventosa. Partiture che istituiscono nuove unità di misura.
La mostra presenta circa cinquanta opere su tela e su carta, dal 1981 al 2011; a cura di Mauro Stefanini, l’esposizione è accompagnata da una monografia di 196 pagine con un saggio critico di Beatrice Buscaroli
Nato a Udine da genitori toscani nel 1924 (muore a Colle Val d’Elsa nel 2013), Fusi studiò presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze e lì si formò come artista accostandosi all’informale per poi approdare ad una sorta di astrazione geometrica sempre dominata da un colore fortemente connotato, di estrema qualità espressiva.
Data e Ora
10/06/2016 / 00:00 - 21:00
Luogo
Galleria Open Art