Sabato, 30 settembre 2016, alle ore 16,00, presso il sito archeologico del Monastero della SS. Trinità di Ravello si inaugura la mostra di Ugo Marano “Scultura: principio della forma, origine del gesto” a cura di Pasquale Ruocco.
L’evento chiude il primo ciclo di appuntamenti legati all’arte contemporanea nel contesto del progetto del progetto di studio e recupero del sito archeologico promosso e gestito dall’associazione temporanea di scopo costituita dall’Associazione culturale Ravello Nostra, ente capofila, dal Comune di Ravello, dall’Università degli Studi di Salerno e dal Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali, e finanziato con fondi del Ministero della Gioventù nell’ambito del Piano Azione Coesione “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici”.
Il progetto ruota attorno ad una selezione di opere realizzate da Ugo Marano nella seconda metà degli anni Sessanta ed esposte la prima volta nel 1968 nel centro storico di Amalfi, contestualmente alla mostra dell’Arte Povera ospitata presso gli Antichi Arsenali della Repubblica, e l’anno dopo a Positano, poi a Roma, nel 1972 presso la galleria Schneider e nel 1975 in occasione della X Quadriennale.
Si tratta di una serie di lastre di metallo arruginito sulle quali l’artista è intervenuto semplicemente attraverso tagli e piegature, attraverso cioè un’azione liberatoria della materia inerte capace di dare orgine ad una forma e, contestulamente, di definire uno spazio.
Lo stesso Marano nel definirle scriveva: «le sculture di ferro arrugginite […] le eseguo tenendo presente la dimensione del mare, dei prati, delle città, della natura. La forma nasce da un’azione di liberazione della materia metallica, mediante tagli necessari, che danno vita alla forma, che viene a crearsi quasi per necessità. Il foglio di lamiera metallica diviene forma scultorea, occupa un posto nello spazio».
La mostra sarà visitabile fino al 30 ottobre durante l’orario di apertura del sito (11-17).
Per informazioni 089857669 – +39329 2066731
Ugo Marano nasce a Capriglia nel 1943 e da sempre risiede a Cetara, sulla Costiera Amalfitana. Frequenta l’Accademia del Disegno presso la Reverenda Fabbrica di San Pietro nella Città del Vaticano a Roma e l’Accademia del Mosaico di Ravenna. Sin dagli anni di formazione la sua ricerca tende allo stravolgimento radicale del linguaggio per cercare di sviluppare un nuovo codice di lettura del reale e il piatto di terracotta diviene mezzo per una comunicazione collettiva e osmosi sociale. Seguendo la sua idea radical-concettuale nel 1971 crea il progetto “Museo Vivo” facendo nascere, in un piccolo parco nascosto tra gli alberi, un opificio della ceramica basato su una architettura “esistenziale”, luogo che deve essere ricco di “radicalità positiva”. Nell’ambito di questo progetto nasce il sodalizio con Stockhausen, una collaborazione che produce alcune opere notevoli. Nel 1975 è invitato ad esporre alla Quadriennale di Roma e alla Biennale di Venezia nel 1976. Nel 1977 viene chiamato a progettare ed eseguire personalmente il restauro dei mosaici del Duomo di Amalfi, della cripta di epoca romana del Duomo di Potenza e del Duomo di Salerno. Nel 1979 espone alla Triennale di Milano, dove nel 1980 tiene anche una conferenza. Nel 1980 è di nuovo alla Biennale di Venezia (“Il tempo del museo”). In questi anni nasce il progetto la “Fabbrica Felice”, nel quale studia lo spazio di esistenza dell’uomo nuovo, l’uomo di natura. L’uomo trova nell’interazione con l’oggetto d’arte un rapporto profondo ed inconscio che lo motiva e lo sostiene nella vita quotidiana. Nel 1982 espone al Centre Pompidou di Parigi il suo “Manifeste du livre d’Artiste” e nello stesso anno realizza il primo “antimonumento” in Italia, a Salerno, per i martiri del terrorismo. Nel 1990 espone alla Triennale di Milano e al Groninger Museum in Olanda, dove gli viene riservata una sala personale. Nel 1991 è alla XVIII Triennale di Milano. Nello stesso anno crea un’associazione di vasai che chiamerà “Vasai di Cetara” con lo scopo di svolgere un lavoro creativo libero da preclusioni accademiche o da schemi dogmatici. Nel 1995 espone a Parigi al Carrousel du Louvre. Nel 1996 progetta e realizza due utopie: la Fontana Felice a Salerno e il Museo Città Creativa a Rufoli. Nel 1997 elabora con l’economista Pasquale Persico progetti per la risemantizzazione dei luoghi della vita dell’uomo e ne realizza alcuni presso il Parco Nazionale del Cilento e il Vallo di Diano, località che sono state dichiarate patrimonio mondiale dell’umanità, composte da cento paesi su un territorio di circa 300.000 ettari. Progetta quattro piazze sulle montagne della Campania con l’intento di unificare la regione. Nasce così il progetto della “Città Moltiplicata”. Successivamente, pienamente convinto della necessità sociale dell’arte, partecipa al Piano Strategico per l’associazione di sei comuni intorno a Copparo, in provincia di Ferrara, con progetti per un territorio di 50.000 ettari. Nasce così il Museo Fabbrica Creativa. Nel 1997 viene invitato ad esporre una personale a Napoli, nella sala Carlo X, nel Maschio Angioino. Nel 2001 seguendo le linee del suo progetto artistico realizza, a Cetara, la Fontana di Napoleone e crea una galleria d’arte contemporanea, la “Piazza della Ceramica”: si tratta di un “pensatoio” che si estende per tre vie della città, una “zona franca di meditazione” in pieno centro cittadino. Nel 2002 espone alla mostra internazionale “I Capolavori”, a Torino e viene chiamato dall’architetto Mendini a realizzare due grandi opere per la metropolitana di Napoli, presso la stazione Salvator Rosa. Nel 2003, a 60 anni, a seguito della sua ricerca di nuovi linguaggi espressivi gli viene conferito il dottorato e la laurea honoris causa dalla Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università di Salerno. Nel 2004, in collaborazione con il gruppo STS vince il concorso internazionale per la realizzazione del Parco Dora Spina 3 a Torino e espone in Francia, nella mostra “Mosaïque de design”. Nel 2005 partecipa a alla mostra “Mundus Vivendi”, insieme a Sottsass, Branzi, Coppola e Hosoe, realizzando un intero pavimento dipinto. La sua ricerca artistica si esprime attraverso grandi opere in ceramica, vasi alti fino a 3 metri e di soli 6 millimetri di spessore, naturalmente musicali. I “vasi del terzo millennio” hanno richiesto l’apposita costruzione di un forno da Enzo Santoriello, esperto tecnico della cottura che ha collaborato per realizzare opere “impossibili” anche con Miquel Barcelò ed Enzo Cucchi. Quest’opera viene scelta dal MIAAO, il primo museo dedicato in Italia alle arti applicate contemporanee, per la sua apertura ufficiale nel 2006, in concomitanza con la prima giornata di gare dei XX Giochi Olimpici Invernali, per una mostra personale dell’artista che viene intitolata Sette vasi per la casa sacra. Nel 2006 partecipa alla Triennale di Milano con il “bestiario”, un pavimento in monoliti di 60×120 cm. Nel 2007 partecipa all’incontro con i poeti Lawrence Ferlighetti, Jack Hirschman, Agneta Falk e del fotografo e filmaker Chris Felver. Nel 2011 è invitato alla mostra “Lo stato dell’arte – Campania” nell’ambito del Padiglione Italiano della 54a Biennale di Venezia. Muore a Cetara nel 2011.
Data e Ora
30/09/2016 / 16:00
Luogo
Monastero SS. Trinità Ravello