Sabato 8 ottobre alle ore 18.00 lo spazio della Galleria de’ Foscherari di Bologna si apre per ospitare la mostra personale di Sophie Ko Chkheidze (Tbilisi, 1981) artista georgiana che vive e lavora a Milano.
In questa mostra a cura di Federico Ferrari sono presentati i seguenti lavori: Kaspar Hauser, L’uomo accende a se stesso una luce nella notte, Atlanti (polittico), Terra (polittico).
Tutte le opere esposte sono Geografie temporali (a eccezione di Kaspar Hauser) ovvero quadri fatti di cenere di immagini bruciate o di pigmento puro che costituiscono il momento più intenso della riflessione poetica dell’artista sulle immagini. L’intera opera di Sophie Ko è incentrata sul senso delle immagini nella nostra vita e le Geografie temporali per la forza espressiva e per l’essenzialità della potenza figurativa entrano in dialogo con alcuni momenti fondativi della storia (e della pre-istoria) dell’arte.
Terra, è il titolo di questa mostra e le opere esposte appaiono come il tentativo di riportare alla visibilità la terra, di ridarne senso in immagine. Il processo di illimitato ampliamento della ratio tecno-economica è giunto al punto di rendere invisibile proprio la terra stessa che vale ora solo come supporto di tale processo. Le immagini sono diventate vuote di senso perché non vediamo nemmeno più la terra. Nelle opere di Sophie Ko la terra torna a essere ciò che è, uno dei quattro elementi del cosmo, il fondamento della nostra vita.
Siamo accolti nella prima sala dalla Geografia temporale intitolata L’uomo accende a se stesso una luce nella notte, frammento eracliteo che ci invita a riconoscere la luminosità dell’immagine (e della nostra anima) nel grigio-nero della cenere di immagini bruciate. Nel prendere forma della cenere L’uomo accende a se stesso una luce nella notte mette in scena il rapporto tra tempo e immagine fatto di pressione e di distruzione del tempo sulle immagini, ma anche di formazione, profondità, rinascita delle immagini rispetto alla furia distruttrice del tempo. La Geografia temporale mette dinanzi ai nostri occhi che l’immagine non soltanto subisce il tempo, ma segna il tempo, lo porta a una forma, dà un senso e una direzione al nostro sguardo su questa terra.
Le cinque Geografie temporali di cui si compone Atlanti fanno apparire dinanzi a noi la terra come grandi scogli che paiono dialogare con La scogliera sulla costa di Caspar David Friedrich: siamo giunti al limite della terra e solo ora la terra torna visibile come luogo da raggiungere, come scabra terra promessa, che chiede di essere abitata. Nell’azzurra lontananza degli scogli misuriamo la distanza che ci separa da essa.
Nella sala delle tredici Geografie temporali di Terra siamo avvolti nella profondità della terra: procediamo immersi nella terra, come il cavaliere düreriano non possiamo più guardare dall’alto in basso le radici degli alberi, perché ora sono all’altezza della nostra testa. Torniamo a vedere la terra perché siamo sprofondati dentro di lei, ci troviamo nel fondo di un sepolcro. La terra ora ci si mostra non tanto grazie alla sua lontananza sublime, ma perché siamo avvolti in lei: «Terra sei e terra tornerai». A noi è lasciata la possibilità di costruire un nostro viaggio che iniziando dentro la terra, passo dopo passo, ci riporti alla luce, alla Gerusalemme celeste, meta del cavaliere di Dürer.
Il riconoscimento della terra è al centro anche dell’acquerello Kaspar Hauser, l’unica opera in mostra in cui la dimensione figurativa della mano torna al centro dell’immagine. La figura mitica di Kaspar Hauser è il simbolo della esistenza umana: un viaggio incerto nella vita come quello di Kaspar si trasfigura nell’uomo su una piccola imbarcazione, che avvolto dal bianco, in silenzio si muove alla ricerca della propria terra. La terra non è ancora visibile, ma è quella la direzione del viaggio. Nella figura di Kaspar Kauser si riflette il movimento ellittico della vita umana: per ogni uomo, come scrive Georg Trakl, «un bene e un male sono preparati».
Data e Ora
08/10/2016 / 18:00 - 22:00
Luogo
Galleria de' Foscherari