Può l’arte essere al servizio della mente?
Marcel Duchamp ne fa un principio, Shusaku Arakawa lo rende realtà.
Arakawa, artista senza mente locale, lascia il Giappone per dedicarsi all’ambiente newyorkese degli anni Sessanta. Un obiettivo: creare un’arte mentale, una scienza dell’immaginazione che pensi e manifesti due civiltà; un pensiero nuovo che unisca due mondi opposti: analitico e sintetico, discriminante e assolutizzante, impersonale e soggettivo.
Attinge al mondo concreto, ad immagini visive ancorate al mondo esterno, oggetti che descrive attraverso diagrammi mentali, dapprima ombre, in seguito rappresentazioni grafiche secondo norme geometriche.
Impossibile tradurre il mondo visibile con la sola mera geometria, prosegue dunque per meditazioni, aggiunge lo spirito su campiture atonali e al posto dell’immagine da spazio alle parole. I nomi delle cose indicano contorni enigmatici, forme simili specificano oggetti diversi, il colore si aggiunge per dare concretezza ai segni ordinati.
Sulle tele, davanti ai nostri occhi, non un’immagine fissa, ma la visualizzazione del pensiero in movimento.
Shusaku Arakawa (Nagoya, 6 luglio 1936 – Manhattan, 18 maggio 2010) artista e architetto, è stato uno dei più conosciuti e influenti rappresentanti dell’arte giapponese. Tra le principali mostre: Museum of Modern Art, Tokyo, 1958; MOMA, New York, 1966; XXXV Biennale di Venezia, 1970; Neue National Galerie, Berlin, 1972; Städtische Kunsthalle Düsseldorf, 1977; Solomon R. Guggenheim Museum, New York , 1997; Solomon R. Guggenheim Museum, New York in 1997; Gagosian Gallery, New York, 2017.
Data e Ora
29/06/2017 / 18:00 - 21:00
Luogo
Galleria Massimo Minini