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Sergio Russo | Cosmogonia Terrestre

19 marzo 2016: Sergio Russo esordisce con la sua prima mostra presso le sale di Palazzo Collicola Arti Visive, il museo che dirigo da sette anni a Spoleto, un luogo dove la memoria s’intreccia con il progresso al presente, dove le giovani rivelazioni si alternano con le mature sorprese, dove la certificazione della Storia incrocia il divenire dell’oggi. Qui ho invitato un esordiente anomalo come Russo, portando nel museo la sua memoria in forma di opere, raccontando una storia umana attraverso decine di quadri e sculture, frutto di una dimensione privata che nasce dalla sedimentazione di una vita pubblica, nel solco manuale che unisce il gesto controllato, la professione d’origine e le attitudini di un’età consapevole.

20 settembre 2017: Cosmogonia Terrestre è il titolo che abbiamo scelto per la seconda personale di Sergio Russo, questa volta a Roma, lungo i due piani di una galleria contemporanea come 28 Piazza di Pietra. Alcune opere del precedente progetto si amalgamano ai nuovi pezzi che l’artista ha prodotto nell’ultimo anno, confermando quello stato di grazia che vive di sentimenti e ispirazioni, consapevolezza e passione, serietà e leggerezza in dosi sempre calibrate.

Scrissi nel catalogo del 2016: …Un viaggio coerente nel circuito biologico del riuso attivo, nei materiali saggi di una campagna generosa, pronta a offrire lo spunto testuale, l’escamotage figurativo, la chiave concettuale. Quando parliamo di campagna s’intende, in realtà, il serbatoio continuo di scarti agricoli, meccanici, idraulici ed elettrici che una tenuta nel verde produce a ciclo continuo. Immaginate una fucina in cui gli scarti siano divisi per tipologia di materiale, un posto di attrezzi e macchinari da cui pescare con vorace energia. Adesso pensate a Sergio Russo che gestisce quei frammenti con le sue mani flessuose, abituate per decenni alla leggerezza soffice, capaci di trattare il ferro e il legno con morbida passione…

A unire le opere scorre una traccia nascosta, un collante invisibile che sembra riportarle a un’origine cosmica, verso un’archeologia planetaria da cui potrebbero giungere certe geometrie diseguali, certi sinuosi volumi, certi agglomerati seriali, certe masse di materia entropica. Sergio Russo non esprime legami diretti con i processi alchemici ed esoterici, al contrario si lascia prendere dal flusso muscolare del suo studio in campagna, segue l’onda del contatto diretto, lotta con i materiali e li plasma come fossero forme gassose. Di fatto, però, il risultato mantiene un suo contenuto alchemico che ricrea un immaginario simbolico: ogni opera allude a pianeti e stelle, elementi atmosferici, movimenti invisibili perché giganteschi e lontanissimi, metafore cromatiche e strutturali che ci avvicinano ai moti dell’ignoto o del percepito.

In fondo, il compito ultimo dell’artista è ancora quello di aprire interrogativi, porre domande mai univoche, elaborare un dubbio in chiave visiva. Sergio Russo trasforma le sue meccaniche di scarto in un riciclo veggente, una via estetica che parla un linguaggio aperto, privo di sovrastrutture, limpido nella maniera di modulare geometrie e colori.

Sempre dal catalogo del 2016: …I materiali di scarto sembrano attraversati da un erotismo fluido, da una coscienza del bello che l’artista gestisce con parsimonia mercuriale. Le opere sono sensuali, fluttuano sul muro come grandi foglie sospinte dal vento estivo, quasi a perdere le proprie origini “sporche”. Forme che abdicano alle funzioni d’uso, favorendo le metodiche contemplative e liberatorie. Le rondelle da ferramenta sono il miglior esempio per capire l’approccio di Russo: un oggetto seriale, destinato a utilizzi poco poetici, che si trasforma in punto di trama, cerchio dopo cerchio fino a creare una geometria derivata, uno specchio frammentato del paesaggio che si sublima nel moto plastico delle tavole…

La mostra è un viaggio per cicli tematici, un intreccio visivo che riporta l’attenzione sul catalogo prodotto per Spoleto. Su ogni parete della galleria vedrete un singolo tema che nasce dal tipo di materiali e tecniche elaborative. Sul pavimento alcune sculture che ampliano le volumetrie dei quadri, trasformando i materiali in una specie di foresta geometrica. Viste tutte assieme, le opere esposte diventano una composizione armonica tra strumenti eterogenei, una partitura cosmogonica che guarda verso il cielo ma sembra ancorarsi alla superficie terrestre. Da qui il titolo – Cosmogonia Terrestre – che, in un attimo, evoca l’ambivalenza biologica delle opere, il loro status tra pesante e leggero, durezza e morbidezza, interno ed esterno, spinta e compressione, alto e basso…

Le opere respirano…

Organizzazione a cura di Francesca Anfosso info: galleria28pdp@gmail.com www.28piazzadipietra.com



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Data e Ora
20/09/2017 / 00:00

Luogo
Galleria 28 Piazza di Pietra