“Il rock non è come una religione, per i suoi seguaci, è una religione. E tutte le fedi vivono di piccoli grandi misteri, il segreto che solo l’immaginazione può colmare. Il proselitismo musicale collima con quello religioso. La musica si nutre di religione. Da lei attinge nella costruzione del rito, la sua solennità, nel grande carico simbolico e iconografico. Santi e divinità diventano nomi d’arte. Sacro e profano sono materie che collimano, si sovrappongono e si sopraffanno. Un gioco, una provocazione, una tendenza a voler diventare “altro”.
“I’ve got new eyes / Everything looks far away”
Bob Dylan
Icona, in greco classico, da cui il termine deriva, traslato poi nel greco bizantino e nel russo, indica qualcosa o qualcuno rappresentato per somiglianza: un’immagine o raffigurazione. Nel contemporaneo essere un’icona, per eredità delle icone dei santi, delle madonne, del cristo è come una raffigurazione del sacro. Samantha Stella, da poeta, scava e trova nelle zone d’ombra e nei segreti, in uno stile fulmineo, la realtà caotica che intende raccontare, una visione romantica e graffiante. In questa sua nuova mostra Samantha espone le foto come fossero reperti, prove tangibili di una presenza, dalle immagini appaiono oggetti e icone di una rockstar, che cerca di allontanare da sé il suo stesso culto, una creatura che raccoglie i cocci della sua immagine disintegrata a forza di mitologie, leggende, metafisica: un apparato mitologico che si propone come intermediario fra il visitatore e il corpo stesso della rockstar, assente da tutte le immagini. L’icona non muore, assurge al mito e conquista l’eternità, tutte le fedi vivono di piccoli grandi misteri, di segreti che possono essere svelati solo con l’immaginazione. La musica si nutre di segreti…. Attinge nella costruzione del rito, nella sua solennità, nel grande carico simbolico e iconografico. E così sacro e profano collimano, e collassano. Non è la prima volta che Samantha Stella incontra il rock. La dimensione della performance rappresenta per Samantha un elemento di congiunzione tra i due ambiti attraverso le differenti discipline e le contaminazioni con lo sviluppo di altre forme visive. Sono sempre immagini cariche, perfette, pulite, quelle di Samantha Stella, immagini che determinano un’atmosfera e un clima, un clima contemporaneamente caldo e congelato, un ambiente in cui si è costretti a condividere un segreto. Ceri, chitarre d’epoca, icone sacre: oggetti colti, bellissimi e distanti. Oggetti privilegiati che divengono punti di osservazione di un universo impalpabile, oggetti del silenzio… Immagini solitarie e sensibili, colte in una cornice di malinconia, per Samantha Stella, come per il Jarmusch di “Solo gli amanti sopravvivono”, solo chi ama rimane vivo, solo chi rispetta il mondo che abita, la sua arte, la letteratura, il suono dei nomi. E’ elegante Samantha Stella, capace di costruire immagini e atmosfere come ballate romantiche, capace di raccontare storie e personaggi e un sentire alieno e perduto in una storia individuale solitaria e altera, una storia tanto simbolica quanto originale: amore, odio, amicizia, senso di appartenenza, ma anche bellezza e perfezione come elementi determinanti dell’esistenza. Samantha sembra voler accompagnare lo spettatore, in questa mostra, in un “paesaggio interno”, e attraverso la ricerca della perfezione dei dettagli, ritrae la potenza dei suoi interni vuoti, tasselli di un ritratto di un’assenza. Samantha costruisce un affresco che ci obbliga a indagare ogni dettaglio dell’immagine. E’ in questo tornare, nel confronto tra le varie immagini che si coglie l’insegnamento del concetto di solitudine dei soggetti tipico della poetica si Samantha Stella. Ci troviamo così a seguire un filo, una documentazione dello spazio, ci troviamo a collegare gli elementi nella completa rimozione della presenza umana, una fonte di distrazione volutamente eliminata. Il messaggio si ritrova nella scrittura di un’enciclopedia di assenze e relazioni, in un raffinato concetto di luoghi e oggetti. Le fotografie di questa serie risultano ipnotiche, come se ci fosse qualcosa di alieno e artefatto, forse la luce, la nitidezza e la definizione dell’immagine che rende iperleggibile ogni particolare, come se tutte queste informazioni condensate nel fotogramma non riuscissero a completare il quadro ma lasciassero uno spazio vuoto verso cui l’osservatore si sente attratto a guardare e dunque a riempire. Reportage freddi e insieme misteriosi, documenti oggettivi e insieme elusivi. Nelle foto di Samantha Stella sembra che sia il luogo stesso a suggerire il modo in cui va fotografato, come a voler far lasciare scorrere lo sguardo su uno scenario apparentemente marginale. È così che crea una visione che l’occhio del comune visitatore non riuscirebbe mai ad afferrare: immortalando con immediatezza, precisione, “cura scientifica”, l’ambiente che fotografa. La luce sembra cristallizzare il tempo e, in qualche modo, rendere la visione una specie di immagine rubata, la rappresentazione di una solitudine. La scena è ‘vuota’ e dà l’idea di essere un puro fatto mentale, non si tratta però di un’esperienza di distacco, bensì di distanza, come se gli ambienti diventassero qualcosa di incommensurabile e inafferrabile. La protagonista, assente, di queste immagini, sembra essere un eroe tragico, e, per paradosso, la co-protagonista di queste immagini è senz’altro la musica. Ancora una volta viene in mente “Solo gli amanti sopravvivono”: un film sobrio, sofisticato, metaforico, onirico, filosofico e profondamente melanconico che trascina lo spettatore, minuto dopo minuto, nella profonda solitudine di questo mondo separato. Il film, come le opere di Samantha Stella, vuole concentrarsi sul tema della solitudine, bizzarramente rappresentato proprio da due personaggi eterni, immortali ed infiniti. Immagini letterarie, romantiche, poetiche, decadenti, una sorta di fil rouge che lega l’iconografia di Samantha Stella, fotografia raffinata, cupa, sofisticata ed elegante, avvolte in un alone di agrodolce malinconia, in cui la lentezza si trasforma in una quiete magnetica, una pura calma ipnotica. Ancora una volta emerge l’eleganza stilistica e visiva di Samantha Stella, grazie alla cura dei dettagli, che in un percorso unilineare e stringato, opta per la rappresentazione affascinata di una diversa visione come controcultura, per un romanticismo-decadente, fascino della sottrazione e della sobrietà. Un codice di lettura del mondo, nelle immagini di Samantha Stella serpeggia, fuori dal tempo, la profondità nel teatro, la terza dimensione, semplicemente la vita. Una traiettoria, forse, tra chi guarda e chi agisce che ci mette di fronte alla questione della sopravvivenza delle immagini, degli archetipi inscritti nel nostro immaginario. Georges Didi Huberman assegna questo ruolo all’arte, e alla storia dell’arte: reggere e dar conto di questo abisso che si crea nel rapporto tra vuoto e pieno, tra le continue collisioni tra passato e presente, nelle “ritornanze” del tempo. E’ questa la sfida che si accetta sempre in rapporto all’arte, anche come spettatori, come in un miraggio e il miraggio espone a un contatto, sempre. L’epifania dell’immagine non può prescindere dall’idea di contagio. Credere profondamente a quello che si vede vuol dire toccarlo. La questione spaziale è una delle prime questioni che pone Samantha Stella, una delle coordinate che regola il patto che ogni opera istituisce con il pubblico. Ed è dallo spazio, uno spazio vuoto, che si genera il primo livello di quel contratto, e condividere un miraggio è quello che ci chiede Samantha Stella.
Francesca Alfano Miglietti
Samantha Stella è artista visiva, performer, set&costume designer, art director per eventi artistici e di moda. Sviluppa progetti focalizzati sul corpo e pratiche di discipline live utilizzando direttamente differenti linguaggi, installazioni con elementi strutturali e corporei, fotografia, video. Nel 2005 fonda insieme a Sergio Frazzingaro il duo di artisti visivi Corpicrudi. Gallerie d’arte contemporanea, musei, teatri, chiese, carceri e castelli accolgono loro progetti spesso sviluppati in collaborazione con scrittori, poeti, stilisti, artisti visivi. Dal 2007 collabora con il coreografo Matteo Levaggi con debutti a Lyon, New York, Bolzano, Belgrado, Aix-en-Provence, Miami, Milano, Biarritz e Los Angeles. Collabora con band e musicisti rock-wave, inglobando la musica e i loro stessi corpi nelle sue azioni performative. Nel 2015 la performance Sinfonia in Rosso curata da Francesca Alfano Miglietti presso Nonostante Marras a Milano, e ancora la collaborazione con l’artista Jasa nel Padiglione della Slovenia della 56° Biennale Arte di Venezia. Dal 2015 è regista e co-protagonista di progetti video, installativi e performativi con il musicista Marco Mezzadri, in arte Nero Kane, con il quale ha presentato all’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles in anteprima americana la pièce Hell23 (2016), e un’installazione live tratta dal progetto in corso Love In A Dying World (2017) che vede la realizzazione di un suo film sperimentale girato in California e basato sulle musiche dell’omonimo album di Nero Kane registrato a Los Angeles.
God Loves You è un progetto ispirato all’incontro tra immaginario rock e iconografia cristiana. Si è sviluppato all’interno dell’abitazione di una musicista di Los Angeles, dove Samantha Stella ha vissuto per un mese, durante la fase di completamento delle riprese del suo primo film/lungometraggio (Love in a Dying World, con e su musiche di Nero Kane). God Loves You presenta una serie fotografica a colori e una parte installativa. Un occhio decadente sul mondo rock femminile si fonde con l’ossessione per l’oggettistica cristiana dando origine a composizioni come nature morte. L’installazione comprende due assemblaggi materici composti da diversi oggetti presi dalla cultura musicale rock e da quella religiosa.
Traffic Gallery e Francesca Alfano Miglietti
presentano God Loves You
testo critico di Francesca Alfano Miglietti
per l’omonima mostra personale di SAMANTHA STELLA CORPICRUDI
27 Settembre – 18 Novembre 2017
Traffic Gallery
Via S. Tomaso 92 24121 Bergamo – Italy
T +39 035 0602882
M +39 338 4035761
mailto:info@trafficgallery.org
Data e Ora
27/09/2017 / 18:00 - 21:00
Luogo
Traffic Gallery