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Riccardo De Marchi | 2777

Prima personale di Riccardo De Marchi, dal titolo 2777, alla Galleria E3 Arte Contemporanea di Brescia.

La mostra aggiunge un ulteriore capitolo all’attenzione che la galleria E3 dedica alla persistenza della produzione semiotica nell’arte contemporanea italiana, dalle istanze degli anni ’60 fino ad oggi.
Le Opere di Riccardo De Marchi di fatto intendono sfidare l’osservatore in un gioco ermeneutico e interpretativo. Per questo il titolo stesso della mostra rimanda al romanzo postumo e notissimo dello scrittore sudamericano Roberto Bolaño, in cui tanto il suo fantomatico soggetto narrante quanto la trama finiscono nel mistero, attraverso un’epopea degna di Cervantes.
Misteriose sono infatti le sue sequenze infinite di segni e fori che non vogliono essere astratte ma rimandare a codici, scritture ideografiche, alfabeti numerici, segnature delle cose che si sottraggono però alla lettura e alla comprensione. I suoi buchi rimangono allineati, alternati in diametri diversi, in file sovrapposte come fossero notazioni musicali su un pentagramma o come fossero testi impaginati in layout grafici, in rotoli e in dittici arcaici: residui archeologici che conservano le tracce testuali pur negandone il senso.
Il testo c’è e manca, allo stesso tempo. Così come se la scrittura (il suo potere sociale di comunicare) fosse una perdita irreversibile che la fisicità della materia assente (nei fori) rende evidente, manifesta, ovvia. Rimangono i perimetri del testo, le griglie grafiche, gli ordini possibili di lettura (da sinistra a destra), il loro concatenamento, così come se si trattasse della matrice da cui le idee poterono apparire e sorgere i saperi.
Questi segni tradiscono una separazione (non sappiamo se originaria o meno) tra sguardo e linguaggio, tra ciò che è veduto e ciò che è letto, che non si incontrano o non si sovrappongono più su uno stesso piano. E’ come se avessimo perduto la scienza di far parlare i segni e di comprenderne il significato. Pensiamo allora a Marcel Broodthaers quando cementa il suo ultimo libro Pense-Bete, rendendolo illeggibile. Ma soprattutto pensiamo a Foucault de Le Parole e le cose che, certo, non aveva nulla a che fare con l’astrazione di Fontana, né con l’ossessione di Castellani o con il minimalismo americano.
La mostra a cura di Marco Scotini, sarà accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale .
Fino al 23 Giugno.



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Data e Ora
21/04/2017 / 18:30 - 21:00

Luogo
Galleria E3 Arte Contemporanea